Dall’inchiesta della Dda di Torino sulla ‘ndrangheta a Volpiano emerge un’intercettazione che riguarda il re della sceneggiata napoletana.
Torino – Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana morto nel 2006, venne indagato due volte per presunti legami con la camorra, uscendone in entrambi i casi prosciolto. A distanza di anni il suo nome torna ad essere accostato a quello della criminalità napoletana in una intercettazione presente nelle carte dell’inchiesta “Echidna” della Dda di Torino e dei carabinieri del Ros sull’infiltrazione della ‘ndrangheta a Volpiano e sui rapporti della “locale” del centro torinese con la camorra.
A raccontare l’aneddoto che riguarda Merola è stato uno degli indagati, il 60enne Antonio Mascolo, imprenditore stabiese residente a Volpiano, intercettato dalla microspia piazzata dai carabinieri nella sua vettura. Nella conversazione, registrata nell’aprile del 2021, Mascolo spiega i motivi per cui sarebbe finito nel mirino della camorra, uno dei quali era da ricondurre proprio alle minacce rivolte al cantante per un debito non saldato.
Una persona non meglio specificata gli avrebbe fatto “mettere la pistola in testa a Mario Merola in casa sua” e per questo sarebbe finito nel mirino della camorra, che avrebbe messo “una taglia” sulla sua testa: lo avrebbero minacciato dicendogli che “se tocchi a Mario Merola ti tagliamo la testa“. Mascolo poi racconta di aver ricevuto dal cantante i soldi dovuti seguendolo man mano che si esibiva in concerti e matrimoni.