Kata che fine hai fatto?

Adesso sono due i filoni d’indagine: il presunto rapimento di Kata e le relazioni con il racket degli alloggi all’interno dell’ex hotel Ariston. Lo zio della bambina è stato arrestato perché ritenuto il braccio destro del malavitoso che gestiva l’affare sporco delle assegnazioni abusive dietro compenso.

FIRENZE – La sparizione della piccola Kata rimane un enigma difficile da sciogliere per gli inquirenti. Lo zio della bambina, scomparsa dal casermone di cemento gestito dalla malavita latino-americana il 10 giugno scorso, coinvolto nel racket degli alloggi la dice lunga sulla sorte della bimba che potrebbe essere stata rapita a seguito di ritorsione. L’arresto di Abel Alvarez Vasquez, 34 anni, detto Dominique, e di altre tre persone che chiedevano soldi a chiunque avesse bisogno di una stanza all’interno dell’ex hotel Ariston di Firenze, induce a ipotizzare uno scenario criminale all’interno del quale alcuni familiari della famiglia Alvarez potrebbero avere a che fare, indirettamente, con la scomparsa di Kata di cui dopo due mesi non si hanno più notizie.

Lo zio di Kata, infatti, è stata l’ultima persona ad aver visto la nipote prima che si dileguasse come un fantasma per mano di chi avrebbe studiato a tavolino il piano di sequestro ben conoscendo l’edificio ed i movimenti della piccola. Vasquez, per altro cittadino irregolare, ha una lunga sfilza di precedenti.

Abel Alvarez Vasquez

Nel febbraio del 2022 l’uomo finisce in galera per la prima volta con due connazionali: furto aggravato in concorso e indebito utilizzo di carte di credito rubate ad un ignaro cittadino italiano che si era visto prosciugare il conto corrente. Uno dei complici altri non era che il padre di Kata, Miguel Angel Ramon Chicllo, nelle cui tasche sarebbe finita parte della refurtiva, in banconote, recuperata dai Falchi della questura che avevano operato l’arresto. Ma c’è di più.

Lo zio di Kata avrebbe sul groppone anche altri precedenti come rissa e porto abusivo di armi. Ma il suo ruolo vero sarebbe un altro, secondo la Procura distrettuale antimafia. L’uomo farebbe da guardaspalle a tale Carlos Martin De La Colina Palomino, detto Charlocho, il “rais” degli affitti illegali che si vantava di essere il proprietario dell’Ariston. Un balordo di discreto spessore criminale su cui si stanno concentrando le indagini a seguito dell’arresto di Abel Alvarez Vasquez, convalidato lo scorso 4 agosto dal Gip Angelo Antonio Pezzuti.

I carabinieri dentro le stanze dell’edificio gestito dalla mala latinoamericana

Il “boss” ed il suo fiancheggiatore sarebbero stati insieme durante l’azione di forza del 28 maggio scorso finalizzata a buttare fuori di casa gli abusivi dell’Ariston per sostituirli con altri disgraziati disposti a pagare un “pizzo” maggiore. A riprova di quanto ipotizzato la confessione di un giovane di 21 anni che avrebbe riferito agli inquirenti di aver visto “Charlocho” e “Dominique” durante la vendita degli alloggi ovvero subito dopo l’irruzione negli appartamenti. I due peruviani, oltre la forza, usavano anche la persuasione sborsando dai 200 ai 300 euro ai “condomini” che avevano problemi di soldi e che avrebbero dovuto sloggiare dalle stanze già rivendute ad altri per 600 o 700 euro mensili. Per chi rifiutava l’offerta erano calci, pugni e minacce.

Ma qualcuno, evidentemente, non ha avuto paura dei due delinquenti e li ha denunciati scoprendo un mercato illegale che avrebbe fruttato, negli anni, decine di migliaia di euro, se non molto di più. Nel frattempo le ricerche di Kata vanno avanti sia in Italia che all’estero. La madre della bambina prima si dice convinta che la figlia è viva, poi chiede che le facciano sapere se la piccola é viva o meno. In famiglia dunque non mancano certo le contraddizioni e chi sa, fra i parenti, non avrebbe detto ancora nulla sul rapimento della minore:”

I genitori della povera Kata

Vorrei sapere se Kata è viva, se sta bene – dice la mamma Katherine Alvarez – Sono passati due mesi e stare così senza sapere nulla mi fa stare male. Non si può stare così senza sapere niente. Chi sa di Kata mi faccia sapere qualcosa…Spero che la nuova indagine serva a trovarla”.

La donna si riferisce alla nuova perquisizione eseguita in casa dai carabinieri per repertare il suo cellulare e quello del marito da cui è possibile che saltino fuori nuovi indizi. La coppia, che non è indagata, rimane presumibilmente l’anello di congiunzione tra la scomparsa di Kata e chi ne avrebbe consumato il sequestro.

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