I genitori della vittima raccontano di assenza di personale sanitario, mancate informazioni sugli interventi chirurgici e abbandono del piccolo paziente. Tutto questo all’interno di un centro d’eccellenza.
PALERMO – Saranno le autorità competenti a confermare o escludere l’ennesimo caso di malasanità che ha avuto per vittima un bambino affetto da cardiopatia congenita. Cristian Trapani, 7 anni, è morto sul suo letto del reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Civico di Palermo, gestito dal policlinico privato San Donato di Milano con accordo milionario, lo scorso 6 aprile dopo un calvario estenuante e doloroso durato circa 5 mesi.
Il ragazzino, a cui erano legatissimi mamma Gabriella e papà Pietro, era sofferente di una grave forma di cardiopatia sin dalla nascita. Durante le numerose visite a cui il minore era stato sottoposto la risposta era sempre la stessa: un intervento chirurgico di alta specializzazione poteva essere risolutivo della grave patologia. Prima dell’intervento, raccontano i genitori, Cristian conduceva una vita pressoché normale.
I guai iniziavano quando il piccolo veniva ricoverato presso il riattivato reparto d’eccellenza di cardiochirurgia pediatrica, un tempo retto dal famoso professore Carlo Marcelletti e poi dismesso nel 2010. Il centro è stato riaperto grazie ad una convenzione triennale siglata dalla Regione Siciliana e dal San Donato di Milano affinché l’ente sanitario privato potesse fornire al reparto d’eccellenza gli specialisti di cui necessita evitando i cosiddetti viaggi della speranza per i giovani pazienti siciliani. Cristian entrava in reparto nel novembre del 2023 e già da subito i primi problemi:
”Il bambino era in buone condizioni generali, così i medici decidono di eseguire l’intervento programmato – raccontano i genitori Pietro Trapani e Gabriella Zora in una lettera alla stampa – invece viene sottoposto a tre interventi, quattro cateterismi e un numero elevatissimo di drenaggi. Alla fine delle operazioni nessun chirurgo è venuto a parlare con noi e ad informarci. Ad oggi non sappiamo neanche chi ha operato nostro figlio…Se di notte in sub-intensiva suonava una pompa di infusione, eravamo noi genitori a dovere chiamare gli infermieri che riposavano in un’altra stanza. Eravamo spesso noi genitori a dovere ricordare al personale che bisognava somministrare la terapia prevista. Talora chiedevano, sempre a noi genitori, di accompagnare il bambino all’esterno del reparto per eseguire consulenze ed esami senza la presenza di un infermiere”.
Al termine dei due mesi di ricovero arrivano le dimissioni:” La dottoressa ci disse che Cristian era in buone condizioni – aggiungono papà e mamma con rinnovato dolore – invece era già in scompenso cardiaco e con versamento all’addome”. Insomma il bambino pare non stesse bene dunque non poteva essere dimesso. A forza di insistenze e pressioni i genitori di Cristian riuscivano ad ottenere un nuovo ricovero pagando di tasca propria una nuova Tac ed altri esami. Mentre il bambino stava sempre più male nel febbraio scorso Cristian tornava in ospedale. Per esalare l’ultimo respiro:
”Per tutta la durata della degenza – raccontano i genitori per iscritto – il personale medico è stato assente. Nel momento della morte non era presente neanche il medico di guardia, solo un infermiere. A confortarci solo la donna delle pulizie che piangeva insieme a noi. Abbiamo dovuto ricomporre e vestire noi il corpicino di nostro figlio che volevano mettere nudo in un sacco per trasferirlo in camera mortuaria”. Andare oltre è inutile. Adesso spetta alle autorità sanitarie accertare quanto accaduto e subito:
”Il 5 agosto scorso – dichiara Walter Messina, direttore generale del nosocomio – abbiamo convocato tutti gli operatori sanitari coinvolti. Verificheremo gli eventi e adotteremo i provvedimenti necessari”. Anche l’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, ha disposto l’invio di ispettori al civico di Palermo per verificare quanto denunciato dalla famiglia Trapani: ”Siamo addolorati per la morte del bambino – affermano dall’assessorato – Se ci sono state carenze assistenziali e organizzative non faremo sconti a nessuno”.
Mentre i genitori della piccola vittima si riservano di inviare un esposto in Procura, gli stessi pongono al governatore Renato Schifani una domanda:” È questa la cardiochirurgia pediatrica d’eccellenza propagandata su tutti i giornali dal presidente della Regione e per la quale i cittadini spendono fior di milioni?..”. Dei 35 infermieri in organico e degli specialisti del bisturi targati Milano non si sarebbe visto nessuno. Se cosi fosse che vergogna…