Numeri che sono emersi dal Rendiconto di Genere, presentato a Roma dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps.
Roma – Le donne sono numericamente superiori tra i beneficiari di pensioni – 7,9 milioni le pensionate rispetto ai 7,3 milioni di pensionati – ma permangono significative differenze negli importi erogati. È quanto emerge dal Rendiconto di Genere, presentato a Roma dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps. Nel lavoro dipendente privato, infatti, gli importi medi delle pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità per le donne sono rispettivamente del 25,5% e del 32% inferiori rispetto a quelli degli uomini, mentre nel caso delle pensioni di vecchiaia il divario raggiunge il 44,1%.
“Questi dati – viene sottolineato – sono il riflesso di una condizione di svantaggio che le donne hanno nel mercato del lavoro”. Le donne prevalgono numericamente nelle prestazioni pensionistiche di vecchiaia e ai superstiti. Il numero limitato delle donne che beneficiano della pensione di anzianità/anticipata (solo il 27% fra i lavoratori dipendenti privati e il 25,5% fra i lavoratori autonomi) evidenzia le difficoltà delle donne a raggiungere gli alti requisiti contributivi previsti, a causa della discontinuità che caratterizza il loro percorso lavorativo.
Secondo Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, “affrontare il problema delle discriminazioni di genere significa agire su tutte le dimensioni del problema, che riguardano il mercato del lavoro e i modelli organizzativi nel lavoro, la rete dei servizi, la dimensione familiare e quella culturale. Viene pertanto chiamata in causa la responsabilità e l’impegno di tutti gli attori istituzionali, politici e associativi per far sì che i timidi passi avanti che si sono registrati in questi anni, diventino al più presto l’affermazione di una piena condizione di parità, rimuovendo gli ostacolo che ne sono di impedimento”.