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Inflazione, è la pizza a salvare le tasche degli italiani: +14% di consumi. Ma occhio alle “pizze horror” (noi ve le mostriamo tutte) – GALLERY

L’indagine Coldiretti/Ipsos presentata oggi a Napoli nell’anniversario del riconoscimento dell’arte del Pizzaiuolo Napoletano come patrimonio Unesco. Dal serpente alla carne di zebra, l’elenco delle pizze horror

Napoli – Nell’ultimo anno sono aumentati del 14% i consumi di pizza degli italiani che si è rivelato in piatto salva tasche anche nei giorni più bui del caro prezzi al dettaglio. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ipsos nel report “2023, la pizza italiana vince la sfida dei prezzi”, diffuso oggi nel Villaggio della Coldiretti allestito a Napoli in piazza Municipio nell’anniversario dell’inserimento nella lista Unesco del patrimonio dell’umanità, avvenuto il 7 dicembre 2017.

Presente all’evento il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, insieme a migliaia di agricoltori e cittadini per celebrare questo piatto della tradizione italiana e le sue mille declinazioni a casa e fuori, con la scuola dei cuochi contadini e i tutor della vera pizza italiana al 100%, preparazioni dal vivo ed esibizioni di abilità dei pizzaiuoli acrobatici. Un appuntamento che inaugura la tre giorni del Villaggio contadino di Natale della Coldiretti a Napoli dove fino a sabato 9 dicembre sarà possibile toccare con mano la centralità e i primati dell’agricoltura italiana e vivere un giorno da contadino tra le aziende agricole ed i loro prodotti, sui trattori, a tavola con le specialità 100% italiane, in sella ad asini e cavalli o nelle fattorie didattiche con i bambini che possono imparare a preparare la mozzarella, impastare il pane o fare l’orto. 

La pizza, buona e amica del portafoglio

Una passione spinta anche dal contenimento dei prezzi della pizza che sono aumentati 1/3 in meno (-33%) rispetto alla media dei prodotti alimentari in commercio, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. L’aumento medio della pizza è stato nei primi undici mesi del 2023 del 7% contro il 10,5% del carrello alimentare che ha portato molti consumatori a privilegiare questo prodotto simbolo della dieta mediterranea.
Il risultato è che il 65% degli italiani – spiega l’indagine Coldiretti/Ipsos – ha mangiato la piazza almeno una volta alla settimana nell’ultimo anno, mentre 1 italiano su 5 (20%) l’ha messa in tavola due volte alla settimana, l’8% per 3 volte alla settimana, il 3% quattro volte e il 2% quasi tutti i giorni, solo un 2% dichiara di non averla mangiata mai.

Pizza batte pasta come simbolo dell’italianità

Un’ancora di salvezza, insomma, che garantisce alla pizza il ruolo di simbolo nazionale per la quasi totalità degli italiani (89%), davanti addirittura alla pasta interessata da pesanti rincari che si ferma ad una quota dell’88%, ben più staccati sono il vino con il 59% e il cappuccino che, come simbolo del Belpaese, convince 1 italiano su 2 (51%), evidenzia il sondaggio Coldiretti/Ipsos.

La pizza da sempre si gusta insieme

La pizza, sinonimo di convivialità

La pizza – si legge nel report – viene percepita come un piatto della famiglia, della socialità e dello stare insieme non solo in pizzerie e ristoranti, ma anche a casa dove il 36% degli italiani dichiara di lanciarsi spesso in impasti e condimenti di margherite e altre varianti, mentre il 54% ci si mette almeno qualche volta.
Proprio la margherita è tra le più diffuse. La leggenda narra che nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito abbia preparato la “Pizza Margherita”, condita con pomodori, mozzarella e basilico, per rappresentare i colori della bandiera italiana. Da allora – conclude Coldiretti – è stata fra le ricette più replicate al mondo.


Varianti e rivisitazioni, ecco la “pizzeria degli orrori”

Ma proprio perché così diffusa e amata, la pizza è anche soggetta a innumerevoli varianti e rivisitazioni, molte delle quali decisamente “horror”. A denunciarlo è sempre la Coldiretti che nel Villaggio di piazza Municipio a Napoli ha allestito una vera e propria “pizzeria degli orrori” per denunciare le ricette più strane e disgustose censite  nei cinque continenti dove l’arte della pizza italiana viene stravolta nelle versioni più improbabili e i condimenti più bizzarri.

La pizza Nutella, patatine e salsiccia, di recente salita agli onori delle cronache

Dall’ananas alle banane fino alle pizze condite con la carne di canguro e zebra, oppure con serpenti e grilli fino a quella speziata con il pollo tandoori immerso nello yogurt o a quella con la cannabis, non c’è pace per la vera pizza Made in Italy nei cinque continenti dove si trovano varianti che secondo l’indagine Coldiretti/Ipsos hanno fatto tremare i polsi a 1 italiano su 3 (36%) che in viaggio all’estero si è scontrato con le versioni più improbabili e i condimenti più bizzarri.

La prima “Pizzeria degli orrori” mostrerà gli scempi che si trovano all’estero, dalle Americhe all’Asia, dall’Africa all’Australia in Oceania fino all’Europa dove le varianti più terribili si trovano nei paesi del Nord.

Pizze nel mondo, la “superclassifica degli orrori”

In Asia la pizza al serpente

In Asia il record del disgusto – evidenzia Coldiretti – spetta alla pizza al serpente di Hong Kong con carne di rettile. Secondo un proverbio cantonese, il momento migliore per mangiare i serpenti è “quando comincia a soffiare il vento autunnale”, quando ingrassano per il letargo. Chi la consuma è convinto che la carne di serpente abbia proprietà medicinali, migliori le condizioni della pelle e riscaldi il corpo. Ma una cultura gastronomia basata sui serpenti – spiega Coldiretti – è comune anche in altre parti del sud-est asiatico, come il Vietnam e la Thailandia dove si fa largo uso alimentare di grilli e altri insetti anche sulla pizza.

In Oceania la pizza al canguro, coccodrillo e struzzo

In Oceania, e più precisamente in Australia, si possono trovare pizze con la carne di canguro, di coccodrillo o di struzzo, ma anche con sopra la cannabis come condimento che ha mandato quest’anno in ospedale un’intera famiglia.

In Usa il “classico” ananas (ma non solo)

Negli Stati Uniti è diffusa la presenza del Parmesan, il tarocco del vero Parmigiano e del vero Grana, abbinato al pollo sulla pizza, mentre la pizza hawaiana con l’ananas è un altro grande classico degli orrori Made in Usa. E negli States si sono inventati anche la pizza con sopra i maccheroni al formaggio. In Sud Africa si trova la pizza con le banane arricchita da diversi condimenti ma anche quella con la carne di zebra, molto diffusa nel continente.

Tutti gli “orrori” europei

In Portogallo preparano la pizza con il baccalà e le uova sode, mentre in Svezia oltre agli ingredienti base ci mettono qualsiasi cosa: tacchino e miele, frutta in scatola e cioccolato, polpette e anche dell’insalata di cavolo cappuccio, in Olanda c’è la pizza con kebab. Ma nel mondo c’è anche chi al posto della salsa di pomodoro usa il ketchup e fa largo uso di formaggi più disparati, dai falsi italiani al cheddar anglosassone.


Gli italiani “scottati” dalla pizza all’estero: sotto accusa impasti e ingredienti

Fra gli italiani che si sono “scottati” con la pizza all’estero, il 14% – secondo l’indagine Coldiretti/Ipsos – ha dichiarato di essere rimasto molto deluso, mentre un altro 22% si è detto abbastanza scontento. Una quota del 26% – afferma l’indagine Coldiretti/Ipsos – non si è fidata e non ha mai mangiato la pizza all’estero, ma non manca neppure un 6% invece di entusiasti e un 20% a cui è piaciuta abbastanza.

La delusione per le pizze all’estero riguarda diversi aspetti: al primo posto l’impasto (52%), al secondo il sapore (48%) e al terzo il tipo di ingredienti utilizzati (36%) considerata anche le stranezze diffuse fuori dai confini italiani. Ma tra i motivi di delusione per la pizza all’estero – ricorda l’indagine Coldiretti/Ipsos – ci sono anche la combinazione insolita degli ingredienti (34%), la cottura errata (30%), il costo elevato (25%), la preparazione (24%) e la scarsa digeribilità (23%).

Il 7 dicembre 2017 l’arte della pizza è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità

Il Pizzaiuolo napoletano: un patrimonio Unesco

”L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” è stata riconosciuta dall’Unesco come parte del patrimonio culturale dell’umanità, trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità e di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana, secondo i criteri previsti dalla Convenzione Unesco del 2003. Si tratta di una pratica culinaria che comprende varie fasi, tra le quali – evidenzia Coldiretti – la preparazione dell’impasto, un movimento rotatorio fatto dal pizzaiolo e la cottura nel forno a legna.

“Garantire l’autenticità della ricetta e dell’arte della preparazione significa anche difendere un piatto che è parte integrante della nostra tradizione a tavola minacciata nel mondo dalla diffusione di falsi prodotti Made in Italy che hanno raggiunto l’astronomica cifra di 120 miliardi di euro, praticamente il doppio delle nostre esportazioni, sottraendo posti di lavoro e crescita all’Italia” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Il programma del Villaggio Coldiretti

La tre giorni del Villaggio contadino di Natale della Coldiretti a Napoli propone da oggi fino a sabato 9 dicembre alle ore 23,00 la possibilità di toccare con mano la centralità e i primati dell’agricoltura italiana e vivere un giorno da contadino tra le aziende agricole ed i loro prodotti, sui trattori, a tavola con le specialità 100% italiane, in sella ad asini e cavalli o nelle fattorie didattiche con i bambini che possono imparare a preparare la mozzarella, impastare il pane o fare l’orto. 

Un’occasione per acquistare nel ponte dell’Immacolata gustosi souvenir di Natale per se stessi o da regalare agli altri nel weekend che apre la corsa ai doni delle feste nel grande mercato a chilometri zero direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica provenienti da tutta Italia per offrire le specialità dei diversi territori. Sarà anche possibile fare la Spesa sospesa, l’iniziativa di solidarietà lanciata da Campagna Amica per donare prodotti agroalimentari 100% italiani alle famiglie bisognose.

Dai buoi agli asinelli di Natale ci saranno anche tanti altri animali della fattoria Italia per salvare le stalle ed i pascoli a rischio di scomparsa, con un impatto devastante per la biodiversità, il paesaggio, l’ambiente e il lavoro. Si va dalla mucca Agerolese, tipica della penisola sorrentina, alla pecora Laticauda, dalla caratteristica coda grassa e larga, fino alla capra Napoletana che pascola alle falde del Vesuvio.

#STOCOICONTADINI è anche l’unico posto al mondo dove per l’intero week end tutti potranno vivere per una volta l’esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano al 100% a soli 8 euro per tutti i menu preparati dai cuochi contadini. Ricette della tradizione campana e non solo, come gli ziti spezzati con ragù di maialino nero casertano alla napoletana, la carne ca’ pummarola, lagane e ceci di Cicerale, pappacelle, lardiata con Pomodorino del Piennolo, salsiccia e friarielli, frittata con cipolla ramata di Montoro, pasta fagioli e cozze o polpo alla Luciana.

Alle ore 16,00 di giovedi 7 dicembre l’evento istituzionale dal palco centrale del Villaggio Coldiretti moderato da Anna Falchi e Massimiliano Ossini con tra gli altri di Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio dei ministri; Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Vincenzo De Luca, Presidente Regione Campania, Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli, Clemente Mastella, Sindaco di Benevento,  Luca De Carlo, Presidente Commissione Agricoltura della Camera, Paolo De Castro, Parlamentare Europeo, Stefano Patuanelli presidente del gruppo M5S al Senato, Paolo Russo, Azione, Matteo Lorito, Rettore, Università degli Studi di Napoli Federico II, Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Univerde Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola, insieme a Ettore Prandini, Presidente Nazionale Coldiretti, Ettore Bellelli, Presidente Coldiretti Campania e al Segretario Generale Coldiretti, Vincenzo Gesmundo.

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