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Le mani della ‘ndrangheta si insinuano anche nel Palazzo di giustizia

L’infiltrazione nella cooperativa sociale e il controllo sul servizio di ristorazione del Palazzo di giustizia: il lato oscuro della criminalità organizzata torinese. Le indagini svelano estorsioni, usura e organizzazione di giochi d’azzardo legati alla ‘ndrangheta.

Torino – La Dda del capoluogo sabaudo ed il Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip nei confronti di quattro persone, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di beni e organizzazione del gioco d’azzardo. L’attività d’indagine ha evidenziato anche l’infiltrazione nella cooperativa sociale “Liberamensa”, aggiudicataria, fra l’altro, dell’appalto comunale per il servizio di ristorazione nel Palazzo di giustizia di Torino.

Viene accusato di partecipazione allandrangheta Rocco Pronestì, 72 anni, storico appartenente alla criminalità organizzata del Piemonte e da anni legato ai maggiori esponenti della ‘ndrangheta locale, quali Mario Ursini, Placido Barresi e Domenico Belfiore. Arrestato in passato per vari reati in materia di armi e traffico di stupefacenti, era sinora sfuggito alla condanna per il reato di associazione mafiosa.

È stato già condannato in passato per tale delitto Rocco Cambrea, 62 anni, che oggi risponde unitamente a Pronestì dei delitti di usura ed estorsione con aggravante mafiosa, e per avere organizzato una bisca clandestina in quello stesso bar di via Postumia nel quale si occupava di gioco d’azzardo a metà degli anni ’90, prima di essere condannato nel procedimento così detto ”Cartagine”. Secondo l’ipotesi d’accusa Pronestì e Cambrea avevano in corso da anni attività di usura ed estorsione ai danni di giocatori d’azzardo e piccoli imprenditori, spalleggiati da Saverio Giorgitto, 54 anni, e da Crescenzo D’Alterio, 48 anni.

Con quest’ultimo i due avevano organizzato un’articolata attività di infiltrazione in attività economiche lecite, specie nel settore del commercio di alimenti, utilizzando una serie di prestanome e le competenze di alcuni professionisti, oggi indagati. L’attività d’indagine ha evidenziato anche l’infiltrazione nella cooperativa sociale Liberamensa, aggiudicataria, fra l’altro, dell’appalto comunale per il servizio di ristorazione nel Palazzo di giustizia di Torino; Pronestì, Cambrea e D’Alterio, anche a seguito di contatti con appartenenti alla famiglia Belfiore, riuscivano a controllarla e a depauperarla, sino all’interruzione del servizio dovuta all’emergenza epidemica. Diversi complici dei quattro arrestati hanno ricevuto l’informazione di garanzia e sono stati perquisiti; alcune delle vittime, sentite dai carabinieri nel corso delle indagini, avevano negato di subire le minacce e le pretese che invece emergevano da intercettazioni condotte anche con l’ausilio dei captatori informatici.

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