“Sia per rispetto nei confronti delle istituzioni, che per una piena libertà nella condotta difensiva” ha comunicato il suo avvocato.
Venezia – Il passo indietro era già nell’aria, e oggi la decisione. L’assessore alla mobilità del comune di Venezia, Renato Boraso, rassegna le dimissioni dall’incarico e lascia anche Ca’ Farsetti, non essendo consigliere comunale. Lo ha reso noto il suo avvocato difensore, Umberto Pauro, dopo un incontro avuto nel carcere di Padova. Il legale non ha commentato la scelta dell’assistito ritenendola un atto dovuto.
Ieri sera Pauro aveva già chiarito che Boraso era pronto a rassegnarle dopo l’arresto per corruzione scattato nella mattina precedente. “Il meccanismo delle dimissioni non è così immediato – aveva spiegato l’avvocato – alla luce delle procedure e della sua situazione detentiva de mio cliente. Ma sta assolutamente valutando questa ipotesi; sia per rispetto nei confronti delle istituzioni, che per una piena libertà nella condotta difensiva”.
L’inchiesta della magistratura ha messo in luce 11 presunti episodi corrutivi addebitati all’assessore, da Palazzo Poerio Papadopoli al park dell’aeroporto ad alcuni appalti di Avm/Actv, svolti durante le sue funzioni prima di assessore al patrimonio, poi di assessore alla Mobilità. Finora nessuno dalla maggioranza aveva chiesto le dimissioni dal suo incarico, seppur, data la condizione carceraria, fossero prevedibili. A due giorni dall’esplosione dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto l’amministrazione pubblica veneziana, e ventiquattr’ore dopo l’infuocato primo consiglio comunale dopo l’ondata di arresti e indagati dalla Guardia di Finanza, il sindaco Brugnaro non si è presentato a Ca’ Loredan.
Mentre l’assemblea dei consiglieri è andata avanti coi lavori per l’approvazione dell’assestamento di bilancio, il primo cittadino è stato nuovamente assente alla seduta. Le opposizioni, che mercoledì pomeriggio avevano abbandonato l’aula dopo che la maggioranza aveva respinto la richiesta di convocazione straordinaria dell’assemblea per ascoltare il sindaco Brugnaro, stavolta hanno deciso di proseguire con i lavori consiliari. Ma l’aria che tira, nelle sale dell’amministrazione comunale, si fa sempre più pesante. Domani intanto cominceranno gli interrogatori di garanzia da parte dei magistrati. Sarà certamente sentito l’imprenditore Fabrizio Ormenese, attualmente in carcere a Venezia, e a seguire dovrebbe toccare anche a Boraso, che però, vista la mole di carte da vagliare, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere e rinviare l’interrogatorio di qualche giorno.
Sempre domani verrà ascoltato dal pm anche Daniele Brichese, altro imprenditore coinvolto, finito ai domiciliari insieme ad altri sei indagati che saranno interrogati entro i prossimi cinque giorni. A Boraso, accusato di diversi episodi di corruzione e incastrato anche dalle intercettazioni telefoniche, i magistrati potrebbero chiedere anche del suo atteggiamento nei confronti dei funzionari comunali. Negli uffici di Ca Farsetti, per gli inquirenti, c’era da tempo un’aria pesante, perché la furia dell’assessore si scatenava contro con chi gli resisteva, tanto che molti erano costretti ad assecondarlo. In pochi si sarebbero opposti: il dirigente responsabile di gare e contratti, il comandante dei vigili e l’avvocato civico, bersagli delle sfuriate.
Per Brugnaro, che figura come indagato, la posizione giudiziaria è certamente più leggera. Non quella politica, però, perché dalle intercettazioni si potrebbe intuire che il sindaco sapeva, ma non avrebbe fermato il suo assessore. “Ma in quale città ci troviamo?”, continuano a chiedere anche oggi le opposizioni. “I vertici politici e amministrativi sono inquisiti o in carcere, e la maggioranza vuole continuare”, ha scritto in una nota il gruppo consiliare di ‘Tutta la città insieme’. Comitati, associazioni e cittadini stanno perciò convergendo sull’ipotesi di una manifestazione per chiedere a Luigi Brugnaro un passo indietro: mercoledì 24 luglio alle ore 18, in Campo Santa Margherita.