Il sindaco di Milano dopo le perquisizioni in Comune e l’arresto dell’ex dirigente Giovanni Oggioni esclude il possibile rimpasto in Giunta.
Milano – “L’assessore Bardelli lo vedo domani mattina e prenderemo una decisione. È chiaro che umanamente mi dispiace perché si è fatto apprezzare in questi mesi da tutti. Poi magari ci sono singole frasi che possono scappare, ma è chiaro che anche lui stesso è consapevole che la situazione non è semplice. Domani mattina lo incontro e decideremo cosa fare”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine di un appuntamento in Comune, a chi gli chiedeva cosa ne sarà ora dell’assessore alla Casa Guido Bardelli, le cui chat con Giovanni Oggioni sono finite negli atti della Procura sull’inchiesta sull’urbanistica. A chi gli chiedeva di un possibile rimasto in Giunta, Sala ha replicato: “Direi di no. Anche perché mancano due anni alla fine del mandato, l’ultimo semestre il lavoro per ovvi motivi si rallenta. Non credo che sia saggio, e quindi credo proprio di no”.
A margine di un appuntamento a Palazzo Marino, il giorno dopo le perquisizioni in Comune e l’arresto dell’ex dirigente dell’Urbanistica del Comune, Giovanni Oggioni, indagato per corruzione, falso e appunto frode processuale, Sala afferma: “Ci costituiremo parte civile senz’altro”. E ancora, “pietra tombale sul Salva Milano? Nell’ultimo paio di mesi già si stava capendo che si rischiava di non andare da nessuna parte, ho detto più volte che era strano che ci volessero 12 mesi per una definizione di regole. Era chiaro non che fosse in grande salute, ma onestamente con quello che abbiamo saputo ieri mi è sembrata una cosa onesta e matura fare un passo indietro”.
Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra intanto “chiede un’informativa del governo, perché quello che è accaduto ieri con l’iniziativa della Procura della Repubblica di Milano evidenzia un fatto di gravità inaudita”. Lo ha detto Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, intervenendo in Aula alla Camera. “Abbiamo sempre ritenuto” il ddl ‘Salva Milano’ “gravissimo per il territorio, perché avrebbe sconquassato nella definizione delle norme i piani, quindi la qualità della vita dei cittadini. Laddove c’erano aree verdi e piccoli volumi, potevano nascere – ha aggiunto – grattacieli incredibili. E questo nasceva attraverso un processo di interruzione della democrazia, perché attraverso una semplice Scia si potevano realizzare grattacieli in un rapporto diretto tra costruttori e membri dell’ufficio tecnico”.
I capigruppo M5S in commissione Infrastrutture e Trasporti di Camera e Senato Antonino Iaria, Ilaria Fontana e Gabriella Di Girolamo, puntano l’indice sull’“inquietante caso Cerri: il membro della commissione paesaggistica del comune di Milano, indagato nell’ambito dell’ok ai vari progetti edilizi diventati oggetto della legge ‘Salva-Milano’, è anche uno dei componenti della commissione Via-Vas che giudica le carte del ponte sullo Stretto. Storia non proprio edificante. Al netto delle sparate di Salvini, di fronte a un quadro tanto torbido, riteniamo opportuno che Meloni fermi quest’opera dall’incedere sciagurato e dai costi smodati. Evitando di intestarsi la follia del suo vice. Il governo non ha trovato qualche milione in più per mitigare il caro-bollette che strozza famiglie e imprese, e poi brucia miliardi per un’opera per cui ancora non si è azionato nemmeno un escavatore. Assurdo”.