Al centro dell’indagine della Procura, pareri falsati e conflitti di interesse sui grandi progetti edilizi che hanno cambiato il volto della città in questi anni.
Milano – Sono sei le persone finite agli arresti domiciliari – una in carcere – nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica milanese. Il gip Mattia Fiorentini ha disposto le misure cautelari dopo gli interrogatori di garanzia del 23 luglio, in cui i coinvolti erano stati ascoltati a Palazzo di Giustizia.
Tra gli arrestati figura Manfredi Catella, presidente del gruppo immobiliare Coima, definito dagli inquirenti “il re del mattone”. Ai domiciliari anche Giancarlo Tancredi, ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra – entrambi ex membri della Commissione Paesaggio – e l’architetto Federico Pella. L’unico destinatario della custodia in carcere è Andrea Bezziccheri, imprenditore del gruppo Bluestone.
Le accuse, formulate dalla Procura di Milano e coordinate dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e dall’aggiunto Tiziana Siciliano, comprendono corruzione, falso ideologico e induzione indebita. Per alcuni indagati si ipotizza anche l’alterazione del regolare funzionamento della Commissione Paesaggio, che avrebbe favorito pratiche edilizie di rilievo.
Secondo l’accusa, Marinoni avrebbe omesso di segnalare conflitti d’interesse legati a consulenze con società private, esprimendo comunque pareri su progetti presentati da quegli stessi soggetti. I casi sarebbero almeno 13, per un guadagno stimato di circa 400mila euro.
Scandurra avrebbe incassato quasi un milione di euro per incarichi professionali ricevuti da imprese poi agevolate da pareri della Commissione: si tratta di operazioni immobiliari rilevanti, tra cui il Pirellino, Hidden Garden, East Town, Torre Futura e il piano di rigenerazione urbana di Porta Romana.
Secondo i magistrati, si sarebbe consolidato un sistema in cui gli uffici pubblici risultavano “asserviti agli interessi privati”, con un’ingerenza sistemica da parte di una “ristretta élite” su scelte urbanistiche decisive per lo sviluppo della città. Ne sarebbe derivata un’espansione edilizia massiccia, opaca e fuori controllo, che ha sollevato l’allarme sulla trasparenza nella gestione del territorio milanese.