Chico Forti grida la sua innocenza, adesso si muovono diplomazia e politica. Con colpevole ritardo.
MIAMI (Florida) – Chi ha ucciso Dale Pike, proprietario dell’omonimo hotel di Ibiza, il 15 febbraio del 1998? L’assassino è davvero l’italiano Chico Forti, 60 anni, campione di vela e produttore televisivo, in galera da vent’anni? Il copioso fascicolo sull’omicidio in mano alla giustizia americana dice di sì ma i fatti raccontano ben altro. Dopo anni di colpevole silenzio, anche politico, si torna a parlare di Chico Forti, al secolo Enrico Forti, nato a Trento nel 1959, famoso velista azzurro che nel 1990, dopo una congrua vincita al Telemike, si trasferisce negli Stati Uniti dove mette su famiglia con Heather Crane dalla quale avrà tre figli.
L’ex atleta e campione di windsurf finisce al centro di una tragedia giudiziaria nel febbraio del 1998 quando Dale Pike, ricco rampollo del magnate Anthony Pike, dal quale Chico stava acquistando il Pikes Hotel di Ibiza, viene ritrovato cadavere sulla spiaggia di Sewer Beach, alla periferia di Miami, in Florida. Chico viene accusato dell’omicidio del giovane industriale che avrebbe tentato anche di truffare nella compravendita del famoso immobile turistico. Dopo un breve processo Chico verrà condannato all’ergastolo senza il beneficio di accedere alla libertà sulla parola. L’uomo, nell’impossibilità di rivedere la propria posizione processuale, almeno sino ad oggi, è detenuto presso il Dade Correctional Institution di Florida City, alle porte di Miami, e si è sempre proclamato innocente e vittima di un errore giudiziario provocato da due poliziotti che avrebbero dichiarato il falso forse per proteggere il vero colpevole che avrebbe a che fare, a detta di Forti, con l’omicidio di Gianni Versace e del suo assassino, Andrew Cunanan. Lo stilista italiano venne ritrovato senza vita il 15 luglio 1997, ammazzato con due colpi di pistola nella sua villa di Miami Beach.
Andrew Cunanan, un serial killer di 27 anni, veniva riconosciuto colpevole della morte di Versace e attivamente ricercato dalla polizia. I funerali di Versace furono celebrati nel duomo di Milano alla presenza delle più alte istituzioni e di noti personaggi del jet-set interazionale come la principessa Diana, Sting ed Elton John. Cunanan verrà ritrovato cadavere in una casa galleggiante a Miami Beach, nelle mani dell’uomo gli agenti americani ritroveranno la stessa pistola che aveva ucciso Versace. Dunque omicidio o suicidio? Chico Forti, all’epoca dei fatti, aveva ottenuto l’esclusiva delle immagini della casa galleggiante dove era stato ritrovato morto l’assassino di Versace.
Forti realizzava un documentario sulla tragica vicenda che poneva forti dubbi sulla morte dello stilista italiano e del suo presunto assassino. Chico Forti sosteneva una tesi criminale tutt’altro che campata in aria: Andrew Cunanan non si sarebbe suicidato ma sarebbe stato ucciso e poi portato in quella casa galleggiante per inscenare il gesto autolesionistico.
Un documentario che accusava di inefficienza la polizia di Miami e che gettava dubbi e perplessità sugli accadimenti il cui evolversi non corrispondeva alla realtà. Insomma Forti si era messo contro l’allora capo della polizia del capoluogo della Florida che aveva liquidato i due fatti di sangue in maniera superficiale. Da qui la presunta vendetta contro Forti, ordita grazie ad alcuni poliziotti compiacenti, forse gli stessi che si occuparono delle indagini su Versace e Cunanan. Alcuni giorni fa è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che intende fare pressioni sulla nostra diplomazia in Usa e sul governatore della Florida per la revisione del processo o per la grazia, in subordine:
“… Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico – scrive il recluso – tu hai diritto di richiedere la commutazione di sentenza. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani detenuti in Italia con sentenze equiparate alla mia. Richieste esaudite in tempi ristretti. Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso… Ciò che voglio è tornare in Italia, vivere il resto della mia vita da libero cittadino. Chiedo giustizia. Una giustizia che mi è stata negata spudoratamente dal Paese che si proclama leader dei diritti umani…”.