L’appello dei legali del 32enne condannato per l’omicidio di Giulia Tramontano: “Voleva solo provocare l’aborto, non uccidere la compagna”.
Mercoledì 25 giugno si terrà il processo d’appello per Alessandro Impagnatiello, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano e del figlio che portava in grembo. La difesa, guidata dall’avvocata Giulia Geradini, ha presentato un ricorso di 25 pagine chiedendo l’eliminazione delle aggravanti di premeditazione e crudeltà, oltre al riconoscimento delle attenuanti generiche.
Un castello di bugie che crolla
Secondo la ricostruzione della difesa, Impagnatiello è descritto come un uomo “non crudele“ ma vittima del proprio “immenso castello di bugie“. Il punto di svolta sarebbe stato l’incontro del 27 maggio 2023 tra le due donne della sua vita davanti al suo posto di lavoro – definito un “ambiente intoccabile” che alimentava la sua “personalità narcisistica”. Quel confronto, da cui il 32enne fuggì, avrebbe causato la “distruzione irreparabile” delle menzogne che gli permettevano di mantenere due relazioni parallele.

La ricostruzione del delitto
Il tragico epilogo si consuma circa due ore dopo il confronto tra le due donne. Giulia Tramontano, 29 anni e al settimo mese di gravidanza, rientra nell’appartamento di Senago che condivideva con Impagnatiello. Qui viene aggredita alle spalle con 37 coltellate che non le lasciano scampo. L’omicidio avviene nel loro appartamento, dove per mesi il 32enne aveva già tentato di avvelenare la compagna somministrandole topicida per provocare l’aborto. Dopo il delitto, Impagnatiello mette in atto un piano maldestro per far sparire il corpo: acquista della benzina e un carrello, tenta più volte di spostare il cadavere lungo le scale condominiali, lasciando tracce evidenti del suo passaggio.
Le argomentazioni contro la premeditazione
L’avvocata Geradini contesta la premeditazione sostenendo che gli elementi addotti dall’accusa non sono sufficienti. Il tappeto spostato e il divano coperto per evitare macchie di sangue “non è stato in alcun modo dimostrato”, mentre le ricerche online su “ceramica bruciata vasca da bagno” sarebbero troppo vicine temporalmente al delitto.
La condotta dell’imputato viene definita “grossolana e maldestra”: l’acquisto della benzina dopo l’omicidio, del carrello per trasportare il corpo tre giorni dopo, i continui spostamenti del cadavere nelle scale condominiali “altamente frequentate” e il topicida lasciato in bella vista nonostante fosse stato somministrato mesi prima.

L’obiettivo era l’aborto, non l’omicidio
Elemento centrale della difesa è la motivazione dietro l’uso del veleno per topi. Le ricerche si concentravano “sempre ed esclusivamente sul feto” perché “lo scopo era provocare l’aborto della Tramontano e non causarne la morte“. Il piccolo Thiago rappresentava “un ostacolo per la sua carriera, per la sua vita, per l’acquisto della casa futura”. Impagnatiello avrebbe voluto interrompere la gravidanza ma non glielo permetteva “l’immagine perfetta che ha sempre voluto dare di sé”.
Nessuna crudeltà secondo la difesa
Anche l’aggravante della crudeltà viene contestata. Giulia Tramontano, colpita alla schiena con 37 coltellate, “non ha avuto il tempo di accorgersi di ciò che stava accadendo”. A conferma di questa ipotesi – secondo la difesa – l’assenza di segni di difesa sul corpo. Secondo la difesa, la vittima non si sarebbe quindi resa conto che con lei sarebbe morto anche il bambino.
La richiesta di attenuanti
I legali di Impagnatiello chiedono il riconoscimento delle attenuanti generiche sottolineando che Impagnatiello “ha immediatamente manifestato alla famiglia della vittima il suo pentimento e le sue scuse”. Durante il processo non si sarebbe sottratto all’esame, “manifestando tutte le sue fragilità” e facendo “una lucida analisi della condotta tenuta”, mettendosi “a nudo circa l’immenso castello di bugie di cui è rimasto travolto”.

Il processo d’appello, con la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri a rappresentare l’accusa, potrebbe concludersi già nella prima udienza di mercoledì.