Continua l’interrogatorio dell’ex barman che un anno fa uccise la compagna incinta. I legali della famiglia della vittima: “Nessun disturbo di personalità, lui è la banalità del male”.
Milano – Nuova udienza in aula oggi per Alessandro Impagnatiello nel processo che lo vede imputato per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese del piccolo Thiago. Nel corso del suo interrogatorio, il 31enne ha parlato delle sue condizioni mentali, spiegando che “svelare a Giulia che la tradivo è stato l’ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo, questo non vuol dire che sono pazzo, non penso di essere pazzo, ma che ero saturo di dire bugie”. Impagnatiello – per il quale la corte d’assise ha disposto la perizia psichiatrica riservandosi di nominare i periti e aggiornando l’udienza al 27 giugno per l’incarico ai periti – ha svelato poi che “quando ho saputo dalla tv il numero delle coltellate in cella mimai il gesto della mano e ancora oggi non mi capacito né di una, né di 37 coltellate. Non c’è una spiegazione, non c’è una motivazione. Trentasette volte è una cifra spaventosa, soffocante”.
La scelta dei giudici sulla perizia psichiatrica è arrivata pochi secondi prima di chiudere l’udienza, finita con i consulenti della famiglia della vittima – gli psichiatri Diana Galletta e Salvatore De Feo – i quali hanno sostenuto che “Non c’è nessuna traccia di disturbo” nella personalità dell’ex barman. Nessuno dei consulenti (difesa e parte civile) ha sondato il tema della capacità di intendere e volere al momento dei fatti, cosa che invece dovrà stabilire la perizia. “C’è una tendenza a psichiatrizzare i comportamenti, soprattutto quando un delitto è efferato – ha affermato Galletta – Tra le esperienze umane non patologiche vi sono anche le reazione legate alle emozioni, alle passioni, alla vendetta, all’invidia che non hanno nulla a che vedere” con la salute mentale: è “la banalità del male”.
In aula l’ex barman ha ripetuto che l’annuncio della gravidanza da parte della compagna ha innescato “un’altalena” di emozioni e la scelta di svelare la doppia relazione è dovuto all’esasperazione: “Ero un vaso completamente saturo di bugie e menzogne e non ero abituato a dire bugie. Era come se fosse strabordato qualcosa, come se dovessi svuotarlo perché qualcosa mi mangiava dentro. Non ho spiegazioni sul perché ho confessato il tradimento, così come non so perché permettevo all’altra ragazza di vedere il mio cellulare dove c’era tutta la mia vita con Giulia”.
La voce di Impagnatiello si incrina poi quando parla del piccolo Thiago, “il bambino che sarebbe arrivato…”. Diversamente dalla scorsa udienza, l’imputato appare emozionato, più coinvolto nel ricostruire quanto accaduto prima del delitto. In aula, interrogato dalla difesa, ha ricostruito la vacanza a Ibiza con la compagna, l’ipotesi di trasferirsi in Spagna “nei prossimi cinque anni”. Il viaggio nell’isola spagnola ha permesso “a me e Giulia di ritrovarci, ho ritrovato Giulia e mi sono staccato anche visivamente dall’altra…poi siamo tornati a Milano” e le “curve brusche” nella vita dell’ex barman, già padre di un altro bambino (anche parlando di lui si commuove e piange), sono ricominciate.
“La prima gravidanza è stata una spinta, alla seconda (con Giulia, ndr) è come se nella mia testa potessimo fare dei passi indietro: l’obiettivo di acquistare casa sarebbe saltato, l’obiettivo della mia promozione sarebbe stata messa in dubbio, come rallentare la strada che avrei voluto fare. Chiesi a Giulia di rimandare di un anno, ottenuta la promozione avrei lavorato solo in orario diurno e avremmo avuto una posizione economica migliore”, afferma.
Nel suo interrogatorio ricorda come Giulia desiderasse quel bambino: “Sì, lo voleva ma nelle primissime settimane condizionata dalle mie reazioni altalenanti aveva preso in considerazione l’idea di abortire” e svela come il nome Thiago “era uno dei probabili nomi, era tra le mie preferenze e a Giulia dispiaceva meno di altri”.
Dal banco degli imputati ribadisce che la 29enne “era la donna con cui volevo passare la vita. Dopo un mese e mezzo che conoscevo Giulia ho pensato ‘è lei'” e quando Impagnatiello rivela che ha già un figlio, lei risponde “‘Io voglio te e tutto quello che ti circonda'” e con il piccolo era riuscita a creare da subito un rapporto di complicità.
“Se mi chiedessero di lavorare per risarcire… sarà sicuramente il mio scopo di vita… quella è l’unica possibilità di redenzione, cercherò di restituire anche se non cambierà nulla”, ha affermato ancora. “Nel corso di queste ultime settimane e mesi, tanti educatori mi hanno detto che non posso più tornare indietro e devo andare in qualche modo avanti: è facile a dirsi, ma non a farsi. Non posso tornare indietro, potessi darei qualsiasi cosa per farlo”, ha detto quindi Impagnatiello aggiungendo: “Sto ancora tanto lavorando su me stesso, porto avanti meccanicamente la mia esistenza, oggi per me è come se fosse ancora il 27 maggio”, anniversario del delitto e giorno in cui l’imputato ha iniziato il suo interrogatorio conclusosi oggi. “E’ stato importante esserci in quella data anche simbolica, anche per me stesso. Non so cosa sarà il io futuro e la mia esistenza”, ha aggiunto l’ex barman che nel controesame ha più volte detto “non so” o “non ricordo” davanti alle richieste di puntualizzazioni di accusa e parti civili.
“Il mondo già non è stato un posto giusto e all’altezza di queste due vite. In tutto questo orrore però ora è tempo che sia fatta giustizia, e la giustizia in questo caso è una pena esemplare”, ha scritto su Instagram Loredana Femiano, mamma di Giulia Tramontano prima dell’udienza. “Cara Giulia – si legge in un altro post – non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima”.