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Il valzer sguaiato della politica di fine anno, niente di nuovo sotto il sole

Tutto procede come sempre, tra la conferenza stampa del Premier a passo di gambero, il chiacchiericcio sui redditi dei parlamentari, il Patto di Stabilità e il Mes. La danza ipertesa verso la manovra chiuderà il 2023. Il clima è da allucinazione psichedelica, per parafrasare il ministro Giorgetti.

Roma – Il valzer della politica di fine anno volteggia e gira al ritmo della tensione, anzi ipertensione che il 2023 ha trascinato con sé tra crisi economica, conflitti e i soliti teatrini. Il punto su ciò che si è fatto e i desiderata del 2024 è tutto condensato nella conferenza di chiusura del premier Giorgia Meloni. Il passo avanza e poi indietreggia, fa una giravolta e l’attesa resta trepidante. Una sorta di conferenza stampa a ‘stile gambero’.

Dopo il forfait dello scorso 21 dicembre causa influenza, anche l’appuntamento previsto per ieri è stato annullato a causa del perdurare della sua indisposizione. L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione Stampa Parlamentare, organizzatori dell’evento, restano in attesa di indicazioni da parte della Presidenza del Consiglio per la nuova data. L’atmosfera non è certo distesa: la Fnsi diserterà la conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio per protestare contro l’emendamento Costa. Uno sciopero bianco, non in difesa della libertà di stampa ma per tutelare l’informazione giudiziaria.

Il premier Giorgia Meloni

Quel diritto rivendicato contro il voto del Parlamento che vieta la pubblicazione, in toto o in parte, delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine delle indagini. Già due anni fa durante il governo Draghi i pubblici ministeri e i cronisti avevano protestato contro il ministro Marta Cartabia perché era stata recepita con grande ritardo la direttiva europea del 2016 che fissava le regole affinché indagati e imputati non fossero presentati all’opinione pubblica come già colpevoli. Un mese dopo la Fnsi presentò un ricorso alla Commissione europea lamentando le modalità di adesione del Parlamento italiano a quelle regole.

Dall’altra parte, in questa danza concitata verso il 2024 si affaccia un altro tema che agita il dibattito politico, ossia i redditi dei Parlamentari. La “documentazione patrimoniale” degli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama è in corso di pubblicazione sui siti di Camera e Senato. Dalle anticipazioni emerge che Giuseppe Conte è il leader politico col reddito più basso: nelle carte depositate alla Camera, per il 2022 ha dichiarato 24.359 euro, in pratica la somma relativa alla carica di deputato. Il più ricco resta il leader di Italia viva, il senatore Matteo Renzi, con un imponibile di 3,2 milioni di euro.

Fra gli altri leader, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha un imponibile di 284.798 euro, mentre quello della segretaria del Pd Elly Schlein è di 94.725 euro. Nella classifica dei parlamentari bolognesi neanche a dirlo il più ricco è il sempre verde Pier Ferdinando Casini, il più povero Aboubakar Soumahoro. Una domanda sorge spontanea sull’attivista con la famigliola sotto inchiesta: ma Soumahoro ancora non si è dimesso?

Nel valzer sguaiato e per nulla disteso di fine anno prende posto anche il ballo in solitaria del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, audito in Commissione Bilancio, dove è ripreso l’esame della manovra che venerdì sarà in aula per il voto finale. Gli argomenti più caldi, per non dire bollenti, sono stati però il Mes e il Patto di Stabilità. Per quanto riguarda quest’ultimo tema Giorgetti ha spiegato che l’accordo è frutto di un “compromesso“, se verso il basso o verso l’alto la valutazione le faremo tra qualche tempo”.

Giancarlo Giorgetti

A mio giudizio – ha proseguito il ministro dell’Economia – questa discussione è viziata dalla allucinazione psichedelica che abbiamo vissuto in questi 4 anni in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare, che si potesse andare avanti tranquillamente così senza tornare a un sistema di regole. Non ho mai detto che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Il Mes non è né la causa né la soluzione del nostro problema che si chiama debito. Avete capito?”.

E invece dalle opposizioni non hanno capito. “Qui l’unico Lsd, l’unica allucinazione psichedelica, per usare l’immagine del ministro Giorgetti, è quella rifilata al Paese dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro stesso“, hanno replicato i componenti M5S della Commissione bilancio della Camera dopo l’audizione.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole della politica.

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