Il testimone che ha inchiodato gli ultrà della sassaiola

Il minorenne ha ricostruito l’agguato costato la vita all’autista Raffaele Marianella, colpito da una pietra mentre era sul pullman.

Perugia – Un giovane testimone ha fornito agli inquirenti una ricostruzione completa dell’imboscata che il 19 ottobre scorso costò la vita a Raffaele Marianella, autista del pullman dei sostenitori del Pistoia Basket. Il minorenne, sentito dalla polizia, ha rilasciato dichiarazioni circostanziate ora inserite nel fascicolo investigativo. Quella sera avrebbe dovuto semplicemente fare ritorno a casa con un accompagnatore abituale, ma si trovò invece coinvolto nell’aggressione orchestrata dai militanti ultras.

Nella sua deposizione, il ragazzo ha fatto i nomi dei presunti organizzatori dell’imboscata. I tre ricoprono ruoli di vertice nel gruppo Bulldog e risultano tutti sotto procedimento o destinatari di provvedimenti restrittivi. A dare notizia del contenuto testimoniale è il quotidiano Repubblica.

Il minore ha spiegato che nel pomeriggio era stato portato dalla madre al PalaSojourner per assistere all’incontro fra Real Sebastiani Rieti e Pistoia. Terminata la gara, era salito sull’automobile di S.M., la persona incaricata solitamente di riportarlo a casa. Quella volta però, ha riferito, “insieme a noi sono saliti pure altri due”. Secondo quanto dichiarato, l’intento iniziale consisteva nel “localizzare la posizione dei supporter avversari”, dopo che all’esterno dell’impianto sportivo si erano registrate tensioni. “Uno di loro mostrava particolare nervosismo – ha raccontato – e manifestava l’intenzione di avvicinarsi al mezzo e scagliare oggetti. Premeva per arrivare allo scontro fisico”.

Non essendosi verificato alcun confronto davanti alla struttura sportiva, i quattro occupanti ripresero l’automobile. Secondo il verbale, fu durante questo spostamento che venne concepito il progetto di intercettare il pullman pistoiese lungo l’arteria stradale principale. “Parlavano di attenderlo nei pressi dell’uscita verso Contigliano – riferisce il testimone – coordinandosi con le persone presenti sulla vettura di Aguzzi”. Il gruppo raggiunse uno slargo dove stazionavano altri due veicoli con sette-otto individui. Il giovane ha dichiarato che “diversi hanno raccolto materiale lapideo dal terreno” e che soltanto lui, S.M. e un’altra persona “non hanno maneggiato nulla”. Immediatamente dopo ha visto sopraggiungere il pullman sulla superstrada. “Ho percepito impatti violenti, ma ho evitato di osservare. L’intera sequenza si è conclusa in pochi istanti”. In quell’arco temporale brevissimo, un proiettile lapideo ha colpito Marianella nella zona tra bocca e gola, provocandone il decesso immediato.

All’interno del mezzo esplose il caos, mentre all’esterno gli aggressori si dispersero attraversando i terreni circostanti. “Insieme a S.M. siamo rientrati nel veicolo – riferisce il minorenne – e ci siamo allontanati dal luogo. Dopo breve tempo sopraggiunse una volante delle forze dell’ordine”. Il ragazzo rappresenta l’unico componente del gruppo a non essere stato raggiunto da provvedimento Daspo. Tuttavia la sua cooperazione investigativa lo ha esposto a un’atmosfera intimidatoria: nella giornata di ieri, sui cancelli del PalaSojourner è comparso uno striscione riportante la frase “Nascondetevi infami, sappiamo chi siete”.