Dal il punto di vista lavorativo gli economisti del Fondo monetario Internazionale sono sembrati veggenti nefasti: in Italia la percentuale dei disoccupati passerà dal 10 al 12.7%, mentre nell’Eurozona volerà al 10.4% dall’attuale 7.7%. Il Sud Italia sarà tra le zone più colpite e il timore che la malavita organizzata possa approfittare della situazione per aumentare la propria influenza sul territorio è più che concreta. Quella del Coronavirus è una crisi sistemica e necessita di risposte sistemiche.
L’FMI non ha dubbi: l’Italia pagherà il prezzo più alto di questa pandemia. Le previsioni sviluppate dal nuovo Outlook del Fondo Monetario Internazionale non sorridono al Bel Paese. Al contrario individuano proprio nell’Italia la nazione, tra le grandi potenze economiche, che subirà le peggiori conseguenze dalla pandemia. Quest’anno l’ipotesi più concreta vede il crollo del Pil nazionale di 9.1 punti percentuali. Un lieve miglioramento è stato previsto per il 2021 con una timida ripresa del 4.8%, comunque ancora troppo lontana dagli standard minimi. In generale ad essere colpita sarà tutta l’Eurozona, che dovrà affrontare un crollo del Pil del 7.5%. Anche dal il punto di vista lavorativo gli economisti del Fondo sono sembrati veggenti nefasti. In Italia la percentuale dei non occupati passerà dal 10 al 12.7%, mentre nell’Eurozona volerà al 10.4% dall’attuale 7.7%. Il Sud Italia sarà tra le zone più colpite e il timore che la malavita organizzata possa approfittare della situazione per aumentare la propria influenza sul territorio è più che concreta.
L’unica maniera per invertire questo trend sembrerebbe l’adozione di misure economiche drastiche, che possano sovvertire le dinamiche attuali e bilanciare gli squilibri causati dall’imminente regressione economica. In merito a tale argomento è intervenuto Emiliano Brancaccio, docente associato di Politica economica ed Economia internazionale presso l’Università del Sannio.
L’economista italiano che, tra le altre cose, vanta molte collaborazioni tra cui quella con il Financial Times ed altre Testate di alta finanza internazionale ha dichiarato:
“…Una delle strategie migliori– asserisce Brancaccio ai microfoni di Rai news – sarebbe quella di introdurre dei controlli sui movimenti di capitale per arginare le speculazioni. Per la gravità di questa crisi probabilmente non basterà più neanche la scuola di Keynes. Questa regressione determinerà la caduta più grave della produzione e dell’occupazione a livello mondiale che si sia mai registrata nella storia del capitalismo, inclusi i periodi di guerra. Negli Stati Uniti, in poche settimane, si è registrato un aumento delle bancherotte nell’ordine del 20%. Inoltre sorge un altro problema: se saremo costretti a convivere con il virus per più tempo perché la ricerca non riuscirà a produrre il vaccino per sconfiggerlo definitivamente. La fase di coabitazione determinerà infatti una serie di incrementi nei costi di produzione. Basta immaginare l’incidenza che il distanziamento sociale o tutte le misure contro i contagi avranno nei luoghi di lavoro e nelle catene della distribuzione. Ovvero, non solo un disagio sociale ma anche un prosaico incremento dei costi di produzione…”.
Se i rischi sotto il profilo economico saranno riscontrabili in breve tempo, anche dal punto di vista politico l’economista italiano ammonisce su taluni comportamenti:
“…Davanti alla grandezza di questa crisi – ha aggiunto Brancaccio -, noto solo la piccolezza di questa politica. Non mi riferisco solo all’Italia ma in generale. Pensiamo al presidente Donald Trump, il quale appena pochi giorni fa, si è cimentato in un tentativo di acquisizione delle conoscenze scientifiche di un’azienda farmaceutica per poter avere l’esclusiva nella lotta contro il virus. Questo comportamento mi ricorda molto l’atteggiamento dei personaggi del cinema neorealista italiano, che nel secondo dopoguerra cercavano di speculare sulle spalle della povera gente con la borsa nera. Perché qui la questione è questa: gli scienziati ci dicono che i comportamenti speculativi, ovvero quelli che cercano di mantenere privata la conoscenza scientifica contro il virus, rallentano la stessa lotta contro il Covid-19. Infatti sono proprio gli stessi ricercatori che sostengono che per accelerale la riuscita nella battaglia ci vorrebbe una sorta di “socialismo scientifico”…”.
L’intervento del docente italiano si è concluso con una breve analisi sulla politica finanziaria italiana. Brancaccio asserisce che alcune esagerazioni non fanno altro che nuocere ai meccanismi economici interni e, soprattutto, creano falsi mostri che demonizzano la reputazione italiana all’estero:
“…L’Italia, nell’ultimo trentennio, ha realizzato il record europeo degli avanzi primari di bilancio (le entrate fiscali meno la spesa pubblica al netto degli interessi) – ha concluso il professore – il Bel Paese dalla cosiddetta finanza allegra è stato molto più virtuoso dei paesi del Nord. Il tutto senza ottenere un beneficio in termini di andamento di debito pubblico. Ciò, quanto meno, dovrebbe suscitare qualche interrogativo circa le politiche economiche dell’austerity evocate dai paesi del Nord e sposate, con mio rammarico, dai paesi del Sud. Quella del Coronavirus è una crisi sistemica e necessita di risposte sistemiche…”.