Carlo Besostri, alla guida dell’impresa sociale SEED-Italia, parla da custode dell’ambiente e da imprenditore risicolo: un connubio per un modello vincente.
Roma – “Dobbiamo trovare il modo di far sì che all’interno delle aree protette si possa continuare a fare tutte quelle attività agricole e di allevamento che permettano al territorio di essere curato, perché l’agricoltore è il primo custode dell’ambiente, dove non c’è agricoltura c’è dissesto“. Sono le parole di Patrizio La Pietra, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, in occasione della conferenza “Stati Generali delle Aree protette italiane” svoltasi presso la Biblioteca Nazionale di Roma. La tutela dell’ambiente e un’agricoltura sostenibile sono tra i nuovi obiettivi fondamentali della politica agricola comune (PAC).
Lo sa bene Carlo Besostri, imprenditore agricolo del settore risicolo della Lomellina, che in nome di un modello di agricoltura fortemente legata al territorio ed ecosostenibile, ha ideato e realizzato, diventandone il presidente, l’impresa sociale S.E.E.D. (acronimo di Semina, Educa, Evolvi, Dona). Quanto è importante essere custodi dell’ambiente?
“E’ fondamentale, è una filosofia e una scelta – aggiunge Besostri – L’impresa sociale S.E.E.D. (pronuncia sid, seme in inglese), è un progetto che ha nell’acronimo della ragione sociale la sua esplicita definizione: Semina, Educa, Evolvi, Dona. Il punto di partenza è di certo un modello di agricoltura ecosostenibile, attento alle risorse naturali, rispettoso dei diritti del lavoratore e delle esigenze tanto del produttore che del fruitore, il tutto declinato in un’inedita alleanza tra questi ultimi. Per fortuna in Italia sta prendendo piede una politica che vede al centro la valorizzazione di un’alimentazione sana e a basso impatto sull’ambiente che tutela gli ecosistemi, la biodiversità ed è in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma occorre accelerare sulla transizione agroecologica, di cui il biologico rappresenta il fiore all’occhiello”.
Insomma, la coltivazione rispettosa dell’ambiente, finalizzata anche al miglioramento del paesaggio agrario e dell’agrosistema.
“Sì, avere come obiettivo il mantenimento della bellezza a 360 gradi – conclude Carlo Besostri – Dal paesaggio rurale al bel cibo, inteso come sano naturale. Sicuro. Bellezza come custodia dei valori della terra e delle tradizioni. Inoltre in campo agricolo l’azione delle aree naturali protette ha permesso di aumentare le produzioni tipiche e biologiche, le certificazioni ambientali ed i riconoscimenti internazionali per aver salvato dall’estinzione specie a rischio e integrato l’ecoturismo con le attività agricole. L’agricoltura concorre al cambiamento climatico e al contempo ne subisce gli effetti. Stimolare un’inversione nel modo di produrre e consumare, affinché il nostro coabitare con gli ecosistemi naturali sia realmente sicuro e durevole, non è più rinviabile…”.