Un’indagine molto approfondita ha permesso di scoprire che l’amministratore di una società pubblica per l’igiene urbana, verosimilmente, si accordava con il legale rappresentante di operatore economico di Firenze ancora prima che la gara venisse pubblicata. Anche un professore universitario era nel “giro”.
Lucca – I finanzieri del Comando Provinciale toscano hanno concluso un’indagine coordinata e diretta dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Lucca nel settore degli appalti pubblici, che ha visto coinvolte una società a partecipazione pubblica che si occupa di spazzamento ed igiene urbana nella lucchesia e una S.p.A. di Firenze, relativamente a una procedura di fornitura beni per un valore di oltre 6 milioni di euro. Sono in corso, al riguardo, le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini emessi dal Pubblico Ministero titolare del fascicolo processuale nei confronti di 6 persone, a vario titolo, indagate per i reati di “Tentata corruzione, “Turbata libertà degli incanti” e “Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.
Le attività traggono origine da un’attenta analisi effettuata dagli specialisti del Nucleo PEF di Lucca in ordine ad affidamenti fatti dalla società lucchese, che consentiva di attenzionare una procedura – riferita al noleggio di automezzi speciali per la raccolta dei rifiuti – bandita in un periodo in cui il socio privato della società pubblica (un’azienda romana in liquidazione da oltre quattro anni) era stato dichiarato fallito, rilevando, inoltre, che l’amministratore delegato della stazione appaltante era stato nominato proprio in rappresentanza della società romana. La procedura veniva investigata anche avvalendosi di notizie emerse in altri ambiti operativi, così da fornire alla locale A.G. inquirente i necessari elementi per l’avvio di indagini tecniche, eseguite per tutto il periodo di svolgimento della gara sotto la costante direzione del Pubblico Ministero titolare del fascicolo, il quale disponeva, successivamente, anche una serie di perquisizioni locali e personali, che consentivano di acquisire ulteriori riscontri.
L’indagine consentiva di accertare che l’amministratore della società pubblica si era, verosimilmente, accordato con il legale rappresentante di operatore economico di Firenze ancora prima che la gara venisse pubblicata. Veniva, infatti, accertato che i due si incontravano, ripetutamente, anche a pranzo, presso la sede della società fiorentina, già nei mesi di giugno e luglio del 2021, in un periodo precedente alla pubblicazione della gara durante il quale l’amministratore delegato della società pubblica stava approntando personalmente la documentazione di gara, implementandola, di volta in volta, mediante l’introduzione di nuovi criteri di valutazione, asseritamente innovativi e che, invece, come riscontrato dagli accertamenti, avrebbero poi favorito il competitor colluso. Numerosi indizi raccolti consentivano di concludere che l’amministratore lucchese e quello fiorentino si erano accordati anche per l’individuazione dei componenti della commissione di gara, avvalendosi in ciò dell’intercessione di un professore universitario, dirigente di un dipartimento di ingegneria dell’Università di Firenze, con il quale l’imprenditore fiorentino stava sviluppando altri importanti progetti nel settore delle energie rinnovabili.
L’amministratore delegato, per garantire il successo dell’illecito accordo, restava in continuo contatto con l’imprenditore fiorentino e con il presidente della commissione di gara durante tutta la fase di svolgimento della gara, anche incontrandosi personalmente con il primo presso la sede della società fiorentina e con il professore presso gli uffici dell’Università di Firenze. Il puntuale riscontro dei verbali di gara consentiva di accertare che i requisiti innovativi introdotti nel disciplinare a seguito di insistenza dell’amministratore delegato, avevano consentito di ottenere punteggi aggiuntivi in favore della società di Firenze, rilevando che la commissione di gara aveva riconosciuto una premialità all’offerta presentata da quest’ultima senza eseguire alcun riscontro o approfondimento di quanto genericamente dichiarato. In un caso veniva accertato che la Commissione attribuiva un coefficiente “OTTIMO” per una riduzione dei tempi di consegna rispetto al termine massimo previsto dal disciplinare di gara di un solo giorno (209 giorni su max 210).
In altri casi, invece la medesima commissione non dava alcun rilievo o comunque non approfondiva la circostanza secondo la quale in presenza di un’offerta economica per mezzi prodotti dalla stessa casa costruttrice e con analoga motorizzazione, fatta dai due principali partecipanti, il competitor fiorentino aveva indicato consumi più bassi cosicché anche l’offerta economica era più vantaggiosa. L’amministratore delegato, successivamente all’avvenuta temporanea aggiudicazione di 3 dei complessivi 5 lotti in favore della società fiorentina, contattava l’amministratore colluso per concordare un appuntamento avvenuto presso la sede del competitor e al quale si presentava anche la Guardia di Finanza su delega dell’A.G.. Ciò determinava il disvelamento degli accordi fraudolenti, l’annullamento della gara in questione e dagli elementi probatori raccolti si rilevava un possibile prezzo della tentata corruzione quantificato in euro 115.000.
La Procura precisa che le ipotesi investigative delineate in precedenza sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini, e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.