Il ministro Valditara celebra il cambiamento: “Ridato valore a una tappa essenziale”. Ora l’iter prosegue alla Camera.
Roma – L’aula di Palazzo Madama ha dato il suo consenso al testo legislativo che rende definitivo il decreto ministeriale sulla trasformazione dell’esame conclusivo delle scuole superiori, che recupera l’appellativo storico di “Maturità”. Il documento normativo dovrà adesso essere vagliato dai deputati di Montecitorio.
Giuseppe Valditara, titolare del dicastero dell’Istruzione e del Merito, ha manifestato apprezzamento per l’esito della votazione, rimarcando come le innovazioni validate dal governo puntino a riportare credibilità e rilevanza a questa tappa decisiva nell’iter educativo dei giovani. Il ministro ha chiarito che l’intento è misurare la progressione globale dell’allievo tramite il recupero dell’antica denominazione.
Il rappresentante del governo ha quindi descritto le trasformazioni relative al colloquio finale, chiarendo che dall’anno scolastico entrante ogni candidato dovrà necessariamente affrontarlo per conseguire la promozione. Chi sceglierà intenzionalmente di non fornire risposte non otterrà il superamento, mentre riceveranno riconoscimenti gli atteggiamenti particolarmente lodevoli che testimoniano impegno e responsabilità.
Il ministro ha anche fatto riferimento alle modifiche sul percorso formativo abbreviato di quattro anni seguito da un biennio specialistico, che abbandona la dimensione sperimentale per assumere carattere permanente nel sistema educativo nazionale. Dalla prossima annualità, ha specificato, l’intera popolazione studentesca potrà scegliere i rinnovati percorsi tecnico-professionali che agevolano un approdo più celere e competente al settore lavorativo.
Valditara ha successivamente passato in rassegna altre misure presenti nel documento approvato, citando nuove allocazioni economiche per la protezione delle strutture scolastiche, risorse per comprare strumenti didattici nell’ambito del piano Agenda Sud e il prolungamento dei corsi di preparazione per incrementare la schiera di docenti abilitati al sostegno. Ha poi ribadito la determinazione a realizzare un apparato scolastico che colloca lo studente al centro e ne esalta le attitudini personali.
Le norme incluse nel provvedimento governativo, varato dall’esecutivo nelle prime giornate di settembre, indicano che a decorrere dal 2026 il rinnovato esame di fine anno punterà a enfatizzare non unicamente il sapere accumulato, ma anche le capacità argomentative e l’evoluzione personale dei candidati. Rimarranno confermate le due verifiche scritte, mentre l’interrogazione si focalizzerà sulle quattro discipline cardine del piano di studi, che verranno designate mediante atto ministeriale.
L’interrogazione verrà annullata nel caso in cui lo studente decida di rimanere in silenzio durante l’esame. Nella determinazione del punteggio orale entrerà anche l’intera traiettoria formativa del candidato, contemplando l’educazione alla cittadinanza e le esperienze di alternanza scuola-lavoro, che sostituiscono i precedenti percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Il provvedimento dispone infatti che la relazione su cittadinanza attiva e solidale, destinata agli alunni con votazione comportamentale pari o superiore a sei decimi, rappresenti componente integrativa dello scrutinio conclusivo.
Relativamente agli istituti di indirizzo tecnologico e professionale, la formula quattro più due cesserà di essere progetto pilota per integrarsi pienamente nell’architettura educativa del Paese. Tale misura rafforza il collegamento tra gli istituti tecnici e professionali, che permetteranno di raggiungere il diploma in un quadriennio invece che in un quinquennio, e gli ITS Academy, che propongono un biennio ulteriore di perfezionamento. Il decreto prevede che i dirigenti delle scuole sottoporranno al Ministero la candidatura per attivare questi percorsi, garantendo la fruibilità costante di tale alternativa didattica accanto al corso tradizionale di cinque anni.