Il professor Calabrese e le nuove “Wanna Marchi”: dalla televisione al web, l’evoluzione delle truffe

Il calvario giudiziario del nutrizionista, vittima di criminali digitali che sfruttano la sua immagine per vendere prodotti “miracolosi”.

Catania – Sono ormai cinque anni che il professor Giorgio Calabrese, noto medico nutrizionista, è vittima di un complesso sistema di truffe online che ricorda per modalità operative il celebre caso di Wanna Marchi. Criminali senza scrupoli sfruttano illegalmente la sua immagine e reputazione per promuovere prodotti dimagranti fasulli attraverso falsi post sui social media e articoli ingannevoli.

Se negli anni ’80 e ’90 Wanna Marchi, la figlia Stefania Nobile e il “professor” Do Nascimento dominavano le televendite notturne con i loro prodotti miracolosi (che di miracoloso non avevano nulla), oggi il professor Giorgio Calabrese si trova – suo malgrado – a rappresentare il volto involontario di una nuova generazione di truffe digitali. Il celebre nutrizionista è vittima da cinque anni di un sistema criminale che ha trasferito online i metodi della regina delle televendite, sfruttando illegalmente la sua credibilità scientifica per ingannare migliaia di persone in cerca di soluzioni per il peso.

Wanna Marchi, Do Nascimento, Stefania Nobile

Epoche diverse, stessi metodi

Il modello Wanna Marchi aveva costruito il suo impero basandosi su elementi che oggi riconosciamo come archetipi della truffa moderna. La televenditrice si presentava come esperta autorevole, circondata da presunti medici che avallavano le sue teorie, prometteva dimagrimenti impossibili e cure miracolose per tutti i mali, creava una pressione psicologica costante per spingere all’acquisto immediato e, soprattutto, sfruttava sistematicamente la fiducia e la vulnerabilità delle persone che si rivolgevano a lei con la disperazione di chi non sembra trovare altre vie d’uscita.

I criminali che oggi perseguitano il professor Calabrese hanno semplicemente aggiornato questa formula vincente per l’era digitale. Invece di presentarsi come esperti, utilizzano come testimonial involontario l’immagine dello stimato professionista senza alcuna autorizzazione, creando pubblicità ingannevoli, realizzate con spezzoni di filmati e interviste, che associano falsamente il nome del celebre nutrizionista a gocce dimagranti miracolose. La loro capacità di diffusione è esponenzialmente superiore grazie ai social media e ai siti web che permettono di raggiungere milioni di persone simultaneamente, mentre la credibilità scientifica che rubano appartiene a un vero professionista della nutrizione, rendendo il raggiro ancora più sofisticato e pericoloso.

Il calvario giudiziario del professor Calabrese

Intanto, si è conclusa la fase dibattimentale del processo che vede come parte offesa il medico nutrizionista Giorgio Calabrese, vittima da anni di truffe online. Al centro del procedimento c’è un giovane catanese di 26 anni che aveva creato falsi profili utilizzando l’identità del nutrizionista per vendere prodotti dimagranti. Tuttavia, questo rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e strutturato.

Parallelamente al processo siciliano, nel 2021 il gip di Roma aveva ordinato nuove indagini per risalire a chi utilizza l’immagine del noto dietologo astigiano per promuovere prodotti senza la sua autorizzazione.

L’evoluzione del crimine: dal telefono al click

La strategia criminale si è evoluta in modo impressionante passando dall’era analogica a quella digitale. Wanna Marchi operava principalmente attraverso la televisione e il telefono, concentrando i suoi attacchi su un target specifico composto prevalentemente da anziani e casalinghe, sfruttando gli orari di tarda sera e notte quando la vigilanza critica si abbassa ma rimanendo comunque limitata dalla programmazione televisiva e dai costi di produzione.

Il modus operandi di Wanna Marchi

Le moderne truffe che colpiscono il professor Calabrese hanno invece trasferito l’inganno sui social media, siti web ed email, ampliando il target a chiunque cerchi soluzioni per perdere peso, indipendentemente dall’età o dal sesso, operando ventiquattro ore su ventiquattro senza interruzioni e, soprattutto, rendendosi difficilmente tracciabili grazie alla dimensione internazionale del web e alla possibilità di cambiare continuamente identità digitale.

Il dramma personale del nutrizionista

Sono cinque anni che il professor Calabrese combatte questa battaglia, come ha dichiarato durante il processo, un arco temporale che testimonia quanto sia difficile estirpare questo tipo di criminalità digitale. Quando il nutrizionista ha scoperto la macchinazione ai suoi danni ha immediatamente denunciato tutto alla polizia postale ma la complessità del fenomeno ha reso estremamente difficile identificare tutti i responsabili e soprattutto fermare la proliferazione di nuovi siti e profili fraudolenti.

Il parallelismo con Wanna Marchi assume qui una dimensione particolarmente amara: mentre la televenditrice era la protagonista consapevole e attiva delle sue truffe, il professor Calabrese è una vittima inconsapevole il cui volto, nome e reputazione vengono utilizzati contro la sua volontà per ingannare persone che, paradossalmente, potrebbero essere suoi pazienti o seguaci della sua filosofia nutrizionale.

Le vittime: dall’una all’altra generazione

Entrambi i fenomeni hanno colpito persone in stato di vulnerabilità ma con modalità e scale diverse. L’era Wanna Marchi si concentrava principalmente su persone sole, spesso anziane, con problemi di salute e limitate competenze tecnologiche, che diventavano facili prede delle pressioni psicologiche esercitate durante le telefonate. L’era digitale del professor Calabrese ha invece democratizzato la truffa, colpendo chiunque cerchi soluzioni rapide per il peso, indipendentemente dall’età, dal livello culturale o dalla condizione sociale.

La differenza sostanziale risiede nella scala di diffusione: mentre Wanna Marchi, pur raggiungendo numeri impressionanti, rimaneva comunque limitata dai costi e dalla logistica delle televendite, le truffe digitali possono colpire milioni di persone simultaneamente con costi praticamente nulli, moltiplicando esponenzialmente sia il numero delle vittime che il danno economico complessivo.

Le difficoltà investigative di ieri e oggi

Le indagini sul caso Wanna Marchi, pur complesse, si concentravano su un’organizzazione relativamente centralizzata, con prove fisiche come registrazioni telefoniche e documenti bancari, operando prevalentemente sotto la giurisdizione italiana. Gli investigatori potevano contare su metodi tradizionali di indagine e su una struttura criminale tutto sommato riconoscibile e tracciabile.

Il caso Calabrese presenta invece sfide investigative di ordine completamente diverso. I criminali sono dispersi geograficamente, spesso operano attraverso server internazionali utilizzando identità fittizie che cambiano continuamente, richiedono una collaborazione internazionale complessa tra diverse polizie e magistrature e lasciano prove digitali spesso volatili e difficili da conservare per i processi.

Il pericolo delle reti internazionali

Un elemento particolarmente preoccupante emerso dalle indagini è l’ombra degli “hacker russi dietro il profilo clonato del nutrizionista Calabrese, suggerendo collegamenti con organizzazioni criminali internazionali che hanno letteralmente industrializzato questo tipo di truffe. Non si tratta più di singoli malfattori o piccoli gruppi locali ma di vere e proprie aziende del crimine che operano su scala globale, sfruttando le differenze legislative tra i vari paesi e la lentezza della cooperazione internazionale.

L’odissea del professor Calabrese

Questa dimensione internazionale richiede strumenti investigativi e normativi completamente nuovi rispetto a quelli utilizzati per combattere le truffe tradizionali dell’era Wanna Marchi.

L’evoluzione del male

Il caso del professor Giorgio Calabrese rappresenta l’evoluzione naturale e inquietante delle truffe pioneristiche di Wanna Marchi. Se negli anni ’90 bastava controllare la programmazione televisiva e monitorare i call center per arginare il fenomeno, oggi le autorità si trovano di fronte a una sfida molto più complessa e sfaccettata che richiede competenze tecnologiche avanzate.

Le nuove “Wanna Marchi” non hanno volto né identità fissa: sono reti criminali fluide che cambiano continuamente forma, sfruttano la velocità di propagazione del web e la credibilità di professionisti rispettati come il professor Calabrese. Questi criminali digitali hanno imparato a trasformare un mezzo di progresso e democratizzazione dell’informazione come internet in uno strumento di inganno di massa ancora più potente delle televendite del passato.

Il professor Calabrese non è semplicemente una vittima individuale ma rappresenta il simbolo di come la criminalità si sia adattata e abbia prosperato nell’era digitale. La sua battaglia legale non riguarda solo la giustizia nei confronti di un singolo professionista ma rappresenta un test cruciale per verificare se il sistema giudiziario e le forze dell’ordine siano davvero pronte ad affrontare le sfide della criminalità digitale del XXI secolo.

Come disse una volta un investigatore del caso Wanna Marchi: “I truffatori cambiano mezzo ma non metodo”. Osservando il calvario giudiziario del professor Calabrese e la sofisticatezza delle reti criminali che lo perseguitano, possiamo dire che avevamo drammaticamente sottovalutato quanto potente e distruttivo potesse diventare quel nuovo mezzo nelle mani sbagliate.

Il commento dell’avvocato Annetta

A raccontarci nel dettaglio il calvario del professor Calabrese è l’avvocato Massimiliano Annetta, legale del nutrizionista.

Il processo che si sta svolgendo a Catania è un processo per sostituzione di persona, il reato contestato è il 494 del codice penale. Gli inquirenti sono riusciti a individuare una persona che, su una pagina Facebook, poi chiusa, che si chiamava “Benessere personale”, metteva in vendita, fingendo di essere il professor Calabrese, dei prodotti dimagranti.

Però, al di là di questa vicenda, abbiamo registrato un crescendo di reati, perché hanno iniziato ad apparire, esattamente come la pagina creata dal 26enne di Catania, sui social e sul web in generale, inserzioni pubblicitarie con le foto e il nome del professor Calabrese, corredate con recensioni per i prodotti dimagranti. È stato complicatissimo individuarli, perché i link erano tutti di provenienza estera, erano complicati da oscurare ed era molto difficile riuscire a risalire a chi fossero gli host di tutti questi domini, sia dei link di vendita che delle inserzioni. In alcuni casi le procure della Repubblica hanno chiesto l’archiviazione non riuscendo a risalire alle identità dei vari account.

Uno dei problemi su cui il legislatore dovrebbe legiferare – al di là della vicenda del professor Calabrese – è quello dell’identità digitale, perché i social e il web sono una sorta di Far West. Chiunque di noi può creare un account anonimo. Risalire all’identità della persona che ha creato un account social è obiettivamente un lavoraccio. Le denunce per diffamazione via social vengono tutte archiviate quasi de plano perché è troppo laborioso risalire alle identità. Il professor Calabrese ha cominciato ad avere enormi problemi perché lo chiamavano continuamente, gli scrivevano, lo chiamavano le persone che avevano provato questi prodotti – tutti di incerta provenienza e composizione – e, nella migliore delle ipotesi, si lamentavano che non li avessero fatti dimagrire. Nella peggiore, dicevano di essere stati male.

I messaggi pubblicitari erano accompagnati da false dichiarazioni del professor Calabrese che prometteva l’impossibile. Nell’ultimo periodo, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, la questione è diventata molto invasiva. Sono apparsi dei video, che estrapolando alcuni interventi del professore, intervenuto in alcune trasmissioni televisive, promettevano dimagrimenti veloci assumendo determinati prodotti.

L’urgenza, secondo l’avvocato Annetta, è che si metta mano alla modalità di iscrizione ai social, in modo da verificare con certezza l’identità degli account, perché quello della frode commerciale e non solo commerciale, è un problema che va arginato a monte.

L’avvocato Massimiliano Annetta

Il nostro ordinamento è privo dei rimedi per questo tipo di attività illecite, perché – come sempre – il legislatore è in ritardo sul mondo reale. Quindi bisognerebbe introdurre reati specifici. Il problema non è tanto fare le nuove norme, è prevedere strumenti per l’individuazione veloce, perché altrimenti continueranno a esserci le casalinghe a cui arriva la chiamata e sono portate a credere a ogni cosa che gli appare sui social. Non è possibile che internet sia la terra di nessuno, dove ognuno si sente in diritto di fare tutto, di dire tutto.

Il 23 giugno prossimo il tribunale di Catania pronuncerà la sentenza a carico del 26enne imputato nel processo per sostituzione di persona. Un primo passo, come fa sapere il professor Calabrese, per mettere fine a una vicenda che si trascina ormai da troppo tempo.

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