Il ponte sullo Stretto torna d’attualità

Dopo aver presentato un disegno di legge per l’introduzione delle province, in Sicilia si tenta di riportare a galla l’annoso quanto sconcertante progetto del ponte sullo stretto di Messina. Uno specchio per le allodole, un refrain trito e ritrito. Un’opera irrealizzabile perchè pericolosa. I siciliani hanno bisogno d’altro.

Roma – Il ministero dei Trasporti sta lavorando ad un decreto che sarà presentato al Consiglio dei ministri entro il 31 marzo. Termine ultimo per la revoca dello stato di liquidazione della società “Stretto di Messina”, concessionaria per la realizzazione e gestione del collegamento. È necessario, quindi, un provvedimento-ponte che entro tale data definisca le nuove regole di funzionamento della società, nonché tutti i procedimenti per il riavvio delle attività di progettazione e realizzazione dell’opera.

Una cartolina del 1956 quando la realizzazione del ponte si dava per scontata

Il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, nel darne l’annuncio ha comunicato che gli uffici Anas di Roma Termini saranno i locali che diventeranno il quartier generale della società incaricata di seguire il dossier Ponte sullo Stretto. Le opposizioni, intanto, in sede nazionale continuano solo a criticare senza presentare proposte parlamentari che possano alimentare un serio dibattito su larga scala. Niente. Continua, invece, la strategia della delegittimazione dell’avversario. Lo schema ormai è consolidato. Si individua un ministro, che ha fatto magari una improvvida dichiarazione e si costruisce uno scandalo su cui parlare per giorni e giorni. Da lì a far partire azioni parlamentari, sostenute da alcune testate giornalistiche e talk show, è un attimo.

E così il gioco a scacchi ha inizio, tra dichiarazioni, smentite, interrogazioni, denunce e mozioni di sfiducia solo annunciate. Insomma, dopo alcuni mesi di governo le opposizioni tentano di sfibrare la maggioranza, chiedendo a giorni alterni le dimissioni di qualche parlamentare, ministro o sottosegretario. Ovviamente, il Pd e le altre opposizioni fanno il lavoro più semplice che esista, esercitando il diritto di critica, cioè cercare di demolire l’azione del Governo, segando con sagacia qualche piano d’appoggio o seduta, per arrivare, piano piano, a Meloni. Senza pensare minimamente ad avventurarsi in una mozione individuale di sfiducia nei confronti del ministro o sottosegretario di turno, per mancanza, soprattutto, di numeri per sostenerla e comunque farla passare a maggioranza.

Il metodo applicato è quello di squalificare per destabilizzare, utile ad aprire dibattiti e notiziari, ma mai critiche accompagnate da un serio progetto alternativo o proposta parlamentare che possa mettere in imbarazzo l’azione governativa. Pd e M5s si sono ormai specializzati in questo quotidiano tiro al piccione. Il ministro Nordio lo attaccano per la vicenda Cospito, dove persino la Cassazione si è espressa sul regime del 41bis, giudicandolo legittimo. Così, in questo caso, oggetto delle proteste sono le condizioni di salute di Cospito, che comunque sono tenute sotto osservazione con cura. La protesta, allora, si sposta nella piazza, la quale è divenuta sede di ogni insofferenza, anche quando mancano le motivazioni che legittimano una manifestazione che, in questo caso, può diventare pretestuosa perché si personalizza lo strumento del 41 bis per un singolo detenuto, con la consapevolezza, però, che il terreno può essere molto scivoloso ed insidioso.

Il caso Cospito è stato divisivo in Parlamento.

Allora perché, se si ritiene opportuno, non presentare un disegno di legge che modifichi la misura di sicurezza ed assumersi l’onere di portarlo avanti con trasparenza e legittimità, invece di strumentalizzare ogni evento solo per cercare un palcoscenico? Ma ciò rinnegherebbe la storia di qualche partito, o frammento di esso. Allora meglio lavorare ai fianchi solo per sfiancare l’avversario. Identico metodo è stato applicato anche dai 5Stelle al ministro Valditara e al presidente del Senato La Russa. Sotto accusa sempre e solo per idee o frasi artatamente interpretate e manipolate per poterle ostentare come esempio dell’antifascismo. Tutto ciò ha stancato e si vorrebbe che l’opposizione manifestasse le proprie capacità di rappresentanza non giocando di rimessa o parlando di futilità, ma di concrete proposte per il Paese.

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