L’ex re dei paparazzi avrebbe avuto rapporti con Gaetano Cantarella del clan Mazzei. Citato anche Lele Mora.
Un nuovo collaboratore di giustizia getta ombre sui rapporti tra il mondo dello spettacolo e la criminalità organizzata. William Alfonso Cerbo, soprannominato “Scarface”, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti nell’ambito della maxi inchiesta “Hydra” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, che indaga sulla presunta alleanza tra diverse organizzazioni mafiose in Lombardia.
Nelle dichiarazioni rese tra settembre e ottobre ai pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, Cerbo ha rivelato dettagli sui suoi legami con la malavita organizzata e su presunti contatti tra personaggi noti e ambienti criminali. Il pentito si è autodefinito “collettore economico a Milano” per conto del clan catanese Mazzei, appartenente a Cosa Nostra.
Il soprannome “Scarface” deriva, secondo le indagini del Gico di Catania del 2014, dalla passione di Cerbo per il personaggio di Tony Montana interpretato da Al Pacino nell’omonimo film. L’uomo sarebbe arrivato persino a farsi costruire un trono con le proprie iniziali, replica di quello presente nella pellicola.
Tra i numerosi elementi emersi dalle dichiarazioni del collaboratore, spicca il presunto rapporto tra Fabrizio Corona e Gaetano Cantarella, conosciuto come “Tano ‘u curtu”. Quest’ultimo viene descritto negli atti investigativi come storico esponente del clan Mazzei con il compito di curare gli interessi dell’organizzazione nel capoluogo lombardo. Cantarella è scomparso il 3 febbraio 2020 in circostanze misteriose, un caso di lupara bianca che rientra tra quelli oggetto dell’indagine milanese.
Secondo quanto messo a verbale da Cerbo, Corona – anch’egli originario di Catania – si sarebbe rivolto più volte a Cantarella “quando aveva problemi su Milano”. Il pentito ha citato un episodio specifico: l’ex fotografo dei vip avrebbe chiesto l’intervento del boss per recuperare un credito di 70mila euro a Palermo, relativo a una truffa subita da un suo conoscente.
È importante sottolineare che Corona non risulta indagato in questa inchiesta. Il suo nome, pur essendo comparso in decine di procedimenti giudiziari per reati di varia natura – dall’estorsione alla corruzione, dalla bancarotta alla tentata estorsione – non era mai stato collegato ad ambienti mafiosi, fatta eccezione per un’ipotesi investigativa formulata anni fa dai magistrati Ilda Boccassini e Paolo Storari durante indagini su reati fiscali. In quel caso si parlò di possibili collegamenti con la mafia e il narcotraffico, ma si trattò di una pista che non trovò riscontri concreti.
Nel documento di 27 pagine consegnato ai magistrati della Procura diretta da Marcello Viola, Cerbo ha ripercorso il proprio “percorso criminale”, ammettendo la partecipazione all’associazione mafiosa e confermando numerosi reati di truffa e bancarotta che avrebbe commesso per favorire il clan. Il collaboratore ha indicato nove aree tematiche sulle quali intende fornire informazioni agli inquirenti.
Riguardo ai suoi legami con Cantarella, Cerbo ha spiegato che inizialmente erano connessi al settore delle discoteche e si svilupparono grazie ai rapporti tra il boss e Corona. Nella memoria presentata ai pm, riferendosi al 2011, il pentito scrive che Cantarella conosceva “personaggi dello spettacolo” e ricorda un episodio: “Fece venire Fabrizio Corona e Cecilia Rodriguez alla mia discoteca ‘Bho'” di Catania.
Nelle dichiarazioni di Cerbo compare anche il nome di Lele Mora, ex agente di molti personaggi famosi. Il collaboratore racconta di affari nel 2019 legati all’Ortomercato di Milano. “Una domenica sera andammo a cenare a casa di Lele Mora a discutere proprio sta cosa”, ha riferito. L’ex agente, secondo il racconto, voleva conoscere dettagli sulla tipologia di frutta che Cerbo poteva fornire, le quantità e gli sconti applicabili. “Mi disse che era in strettissimo rapporto con il presidente della Sogemi e io gli sarei stato molto utile perché con i miei prezzi (merce truffata) loro potevano imporre una distribuzione al mercato”, ha dichiarato il pentito, aggiungendo di essersi sentito frequentemente con Mora in quel periodo per inviargli informazioni sulla merce in arrivo.
Cerbo ha inoltre fatto sapere di poter fornire elementi anche sulla scomparsa di Cantarella e sul movente dell’omicidio. Tutte le sue dichiarazioni dovranno ora essere verificate dagli investigatori attraverso riscontri oggettivi, come previsto dalla procedura standard per le collaborazioni con la giustizia.