Il pasticciaccio del Reddito di cittadinanza: esultano i “furbetti”

Il contestato sostegno per gli inoccupati varato dal Governo Conte bis è sul tavolo delle misure da modificare per l’attuale Governo. L’inizio non è stato promettente vista la prima mossa…

Roma – Il Governo colpisce, per certi versi lambisce e, comunque, affonda il Reddito di cittadinanza. Dimenticandosi, però, di salvaguardare le sanzioni previste per i “furbetti”. La fretta di concludere una stagione e cambiare abitudini e forma di sostentamento di molte povere famiglie alla ricerca di una norma che dia loro dignità e prospettiva, è stato macchiato da un papocchio inimmaginabile, che presta il fianco a critiche e allusioni. Ma era questo che veramente si voleva raggiungere o è stata una superficialità, non scusabile, a cui anche i dirigenti e il personale del ministero si è prestato inconsapevolmente?

Le versioni, da alcuni fronti, sono le più varie, soprattutto da parte di alcune opposizioni. Così l’abolizione del Reddito di cittadinanza è diventata paradossalmente un “colpo di spugna” anche nei confronti dei “truffatori” che per anni sono finiti al centro delle cronache e delle critiche proprio della destra. Attualmente, comunque, chi ha percepito il Rdc senza averne diritto festeggia e brinda. Insomma, il problema è che nella furia di voler rapidamente eliminare quest’ultima forma di sostentamento introdotta dal governo giallo-verde, cioè dal M5S e dalla Lega, il Governo Meloni ha combinato un pasticcio di non poco conto. L’esecutivo, in sostanza, che ha stabilito la cancellazione della misura di sostegno economico a partire dall’1 gennaio 2024, nella recente Legge di bilancio ha anche abrogato le norme che definiscono il reato di indebita appropriazione del Rdc, con tutte le pene conseguenti.

Le domande del Reddito di cittadinanza nelle grandi città.

In pratica è stato deciso che quest’anno avranno diritto a 12 mensilità i nuclei familiari con minorenni disabili o persone con più di 60 anni di età. Viene riconosciuto per 7 mensilità agli “occupabili”. Dal prossimo anno, invece, verrà cancellato e sostituito. Il papocchio consiste proprio nel fatto che nella prima legge di bilancio a firma Meloni sono stati abrogati i primi 13 articoli del decreto-legge numero 4 del 2019 che regolava l’accesso al Reddito di cittadinanza. Tra questi, però, c’è l’articolo 7, che definisce il reato di indebita appropriazione del Reddito, con le relative sanzioni. Al momento, infatti, chi presenta dichiarazioni o documenti falsi per ottenere l’assegno del Rdc può essere condannato da 2 a 6 anni, mentre chi non segnala l’aumento di redditi o patrimoni, rischia il carcere da 1 a 3 anni.

Sempre l’articolo 7 stabilisce anche la restituzione delle somme indebitamente percepite dai “furbetti”. Normativa, adesso, bruciata sull’altare del “cambio di passo” tanto evocato in campagna elettorale dal centrodestra. Certamente non era questa l’intenzione, di disarticolare cioè ogni forma sanzionatoria e “condonare” ogni reato collegato al RdC. Intanto è accaduto. Uno sbaglio, una incauta distrazione che viene, però, cavalcata dalle opposizioni e con piena legittimità. Fornendo così un alibi a coloro che affermano che l’attuale Governo ha abbassato la guardia e alcune soglie di punibilità nei confronti di chi delinque. Poi il principio del “favor rei” rende non più punibile quel reato.

Il momento in cui fu varato il Reddito di cittadinanza.

Sembra più una tempesta perfetta realizzata con arte, anche se appare chiaramente una ingiustificabile sbadataggine. Tamquam non esset, come se tutto il pacchetto normativo non fosse mai esistito. Certo una esagerazione, ma la percezione può essere questa, cioè di abolire norma e sanzioni. Il problema è, forse, più banale di quanto possa immaginarsi perché nella foga di eliminare una normativa, il Governo Meloni ha cancellato anche le sanzioni per chi abusa del reddito di cittadinanza senza magari la volontà di concedere particolari benefici sanzionatori. L’inghippo nodoso si può correggere ed è anche necessario farlo in fretta. Si attende che il ministero competente chiarisca il suo pensiero.

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