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Il killer di Pierina ancora senza volto

Bocche cucite ai Testimoni di Geova sulla riunione che, presente l’ex infermiera, avrebbe deciso il destino della nuora sospettata di tradimento.

RIMINI – Non ha ancora un volto l’assassino di Pierina Paganelli, l’ex infermiera di 78 anni, uccisa a coltellate nella notte fra il 3 ed il 4 ottobre scorsi nel garage di casa. Gli inquirenti proseguono le indagini a ritmo serrato e senza tralasciare il minimo particolare. Gli indizi raccolti dagli agenti della Mobile romagnola sono numerosi ma sino ad ora non si può affermare che vi sia una pista privilegiata. Le risultanze di verifiche, audizioni, video e altri elementi fanno comunque ritenere ormai che la vittima conoscesse il suo aguzzino che l’ha ammazzata con rabbia mentre la donna urlava a più riprese tentando di schivare i fendenti.

Il garage dove si è consumato l’omicidio

I primi a scoprire il cadavere della donna sarebbero stati, oltre alla nuora della vittima, Manuela Bianchi, il presunto amante di quest’ultima e dirimpettaio, Louiss Dassilva, una tale Rosella e un altro condomino. A questo punto la situazione si fa confusa e i quattro presenti sulla scena del crimine riferiscono versioni contrastanti. Nelle diverse testimonianze rese Dassilva ha tentato una ricostruzione dei fatti che si incastra solo parzialmente con quella del condomino anonimo già sentito dagli inquirenti. Il senegalese afferma di essere stato chiamato da Manuela per poi raggiungere in ascensore il garage dove si trovava il corpo di Pierina.

E fino a qui tutto fila liscio nelle dichiarazioni dei due testimoni ma il loro racconto diverge quando il teste senza nome e Manuela Bianchi chiamano il 118. In questo preciso istante Dassilva avrebbe chiamato altri vicini di casa fra cui la signora Rosella, amica della vittima. In questo frangente il senegalese sarebbe sceso nuovamente in garage, assieme all’amica di Pierina, per toccare il corpo della donna dilaniata dalle coltellate:

Louiss Dassilva

“Ho toccato il collo e il polso – ha detto l’uomo – per sentire se era ancora viva, e ho sentito che era fredda”. Tutto il contrario di quanto afferma il teste di cui non sono state rese note le generalità:” Inizialmente siamo scesi ma non abbiamo controllato bene – avrebbe detto il condomino – Siamo risaliti per chiamare i soccorsi…I sanitari ci hanno detto di scendere nuovamente ma Manuela ha risposto che era impossibile, nei garage il telefono non prende…Ci siamo avvicinati, io Manuela e la signora Rosella con le torce dei telefonini. Solo allora Manuela l’ha riconosciuta…Ma nessuno l’ha toccata. Né io né Manuela. Dopo ho visto che Louiss è andato giù, ma nel mentre sono arrivati i soccorsi. Non so quando ha avuto il tempo di toccarla…”.

Un particolare non di poco conto riguarda una riunione che i Testimoni di Geova avrebbero organizzato il giorno della tragedia. Nell’adunanza del 4 ottobre il consiglio dei saggi del gruppo di Miramare di Rimini, di cui fa parte l’intera famiglia della vittima, avrebbe dovuto decidere sulla permanenza o meno di Manuela Bianchi nella congrega religiosa attesa l’accusa di aver tradito il marito Giuliano Saponi con Louiss Dassilva. Il consiglio dei religiosi avrebbe potuto optare per la radiazione oppure aiutare la donna a non commettere più adulterio. Gli agenti della Mobile coordinati dal Pm Daniele Paci hanno interrogato i responsabili della setta religiosa ma i responsabili del culto si sono avvalsi del segreto ministeriale e non hanno risposto alle domande degli inquirenti.

I responsabili si sono appellati al segreto ministeriale

Manuela Bianchi, come pare, era preoccupata per quella sorta di giudizio anche per le eventuali dichiarazioni che avrebbe rilasciato Pierina prima della tragedia, particolare questo avvalorato da quanto riferito dal marito della vittima, Gianfranco Saponi, che avrebbe parlato di “odio religioso” come movente del delitto, considerato che Pierina sapeva molto sulla tresca fra nuora e Louiss. Un movente, infatti, che potrebbe avere un suo fondamento, sempre come ipotesi, nell’interruzione di qualsiasi rapporto familiare che si sarebbe venuto a creare fra Manuela Bianchi e tutti i suoi parenti, figlia compresa, nell’evenienza che la donna fosse stata buttata fuori dalla fazione religiosa. Del resto la frase resa pubblicamente dal fratello di Manuela, Loris Bianchi, dopo la morte di Pierina, rimane emblematica: “Giustizia divina è stata fatta”. A che cosa si riferiva? All’angelo assassino che avrebbe tolto di mezzo una testimone scomoda?

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