Il generale Vannacci nella bufera: sospeso per 11 mesi, farà ricorso al Tar

La sanzione disciplinare applicata dal Ministero della Difesa per la pubblicazione del suo libro “Il mondo al contrario”.

Roma – Tre inchieste contro di lui. E ora la sospensione disciplinare dall’impiego per 11 mesi, “con conseguente uguale detrazione di anzianità e dimezzamento dello stipendio”. È la sanzione applicata dal Ministro della difesa Guido Crosetto al generale Roberto Vannacci – ormai travolto dalla bufera giudiziaria – in esito al procedimento disciplinare di stato avviato lo scorso ottobre. L’avvocato dell’ufficiale, Giorgio Carta spiega che la sanzione “stigmatizza le circostanze della pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” che avrebbe asseritamente denotato “carenza del senso di responsabilità” e determinato una “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata, compromettendo il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare”.

Contro il provvedimento, il legale ha annunciato “immediato ricorso al Tar Lazio”, con richiesta di sospensiva, rivelandone il contrasto con il diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito a tutti i cittadini, compresi i militari. Nei giorni scorsi prima la notizia dell’indagine nei suoi confronti per peculato e truffa, poi due giorni fa l’apertura di un fascicolo a Roma per istigazione all’odio razziale. Non c’è pace per il generale Vannacci. L’alto ufficiale è stato preso di mira per alcune affermazioni che compaiono nel suo libro “Il mondo al contrario”. Nei suoi confronti viene contestato il reato di istigazione all’odio razziale. Il procedimento sarebbe stato avviato dopo alcune denunce presentate nelle scorse settimane dalle associazioni. 

Ma perché tutto questo accanimento nei confronti di Vannacci? I malpensanti potrebbero gridare al “complotto” e dire che è l’ennesimo colpo dato al leader della Lega Matteo Salvini, dopo il caso Solinas e il no al terzo mandato per i governatori che di fatto fa fuori Luca Zaia. Sì perché l’ufficiale dell’esercito sarebbe il candidato di punta del Carroccio per le Europee. Se così non fosse, ci si interroga sul perché di un simile accanimento giudiziario. Lui va avanti e tira dritto. “Sono sereno e vado avanti senza preoccupazioni. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno espresso fiducia e vicinanza nei miei confronti”. E la Lega aveva commentato: “Indagini che sono medaglie. Vecchi metodi del vecchio sistema. Avanti generale, avanti insieme, avanti Italia!”. 

Prima dell’indagine sull’istigazione all’odio razziale, la notizia giorni fa dell’ispezione ministeriale sull’alto ufficiale chiusa con almeno tre contestazioni: indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzati. L’indagine avviata nei suoi confronti dalla Procura Militare per peculato è passata anche alla magistratura ordinaria.

L’ispezione effettuata per ordine dello Stato maggiore della Difesa, durata dieci giorni, riguarda il periodo in cui ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca. Un incarico ottenuto il 7 febbraio del 2021 e terminato il 18 maggio 2022, quando Mosca decretò l’espulsione di 24 tra diplomatici ed esperti militari italiani per rispondere a un’analoga mossa del governo guidato da Mario Draghi che aveva preso la decisione di mandare via dall’Italia trenta fedelissimi di Vladimir Putin. 

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