È accusato di tortura e della morte di un detenuto. L’ex capo della polizia penitenziaria è stato posto in custodia cautelare.
Un arresto che chiude un cerchio ma apre nuovi interrogativi. Osama Njeem Almasri, il generale libico al centro di uno dei più scottanti casi diplomatici degli ultimi mesi, si trova ora nelle mani della giustizia del suo Paese. Fonti italiane confermano il fermo avvenuto nella capitale libica, dove le autorità giudiziarie hanno deciso di procedere autonomamente contro l’ufficiale accusato di gravi crimini.È È
La svolta arriva dalle autorità di Tripoli stesse, che attraverso un comunicato ufficiale della Procura generale hanno annunciato non solo la cattura ma anche il rinvio a giudizio dell’uomo. Le accuse sono pesantissime: sistematiche violenze fisiche contro persone private della libertà, con modalità che gli inquirenti definiscono “crudeli e degradanti”, culminate nella morte di un detenuto proprio a causa delle sevizie subite.
L’epilogo libico suona come un contrappunto amaro alla vicenda italiana. Era il 18 gennaio quando Almasri veniva bloccato a Torino su disposizione della Corte penale internazionale. Eppure, in poche ore, la situazione si ribaltava: invece di essere consegnato all’organismo giudiziario internazionale, il generale veniva fatto salire su un velivolo governativo italiano e rispedito in patria. Una decisione che scatenò settimane di polemiche politiche, con opposizioni che gridarono allo scandalo e il governo che tentò di giustificare la scelta con questioni procedurali.
Ora è la giustizia libica a prendere in mano il dossier. Secondo quanto emerge dal documento della Procura, le investigazioni hanno riguardato dieci vittime di abusi all’interno dell’Istituto di Riforma e Riabilitazione della capitale, struttura dove Almasri ricopriva ruoli di vertice nella gestione della sicurezza. Gli inquirenti parlano di “prove sufficienti” raccolte attraverso testimonianze e riscontri oggettivi, elementi che hanno portato alla decisione di procedere penalmente.
Il canale X di Libya24 ha rilanciato la notizia, confermando che l’ex responsabile delle operazioni di sicurezza giudiziaria è attualmente in custodia cautelare in attesa del processo. Una mossa che arriva nel contesto di un progressivo avvicinamento del nuovo esecutivo tripolino agli standard internazionali in materia di diritti umani e collaborazione giudiziaria.