HOME | LA REDAZIONE

Il figlio matricida l’ha riempita di botte

Il tragico omicidio di Nerina Fontana avrebbe per movente una richiesta economica del figlio che voleva stabilirsi in Ucraina, paese d’origine della moglie, in pianta stabile. Il netto rifiuto della donna potrebbe aver provocato una violenta quanto rabbiosa reazione incontrollata. Una rabbia forse covata per anni.

SIRMIONE (Brescia) – Ha ammazzato la madre con le sue mani perché la donna gli avrebbe negato i soldi per stabilirsi in Ucraina, terra di origine della nuora. Il matricida, incensurato, si è poi chiuso in un ostinato mutismo con gli inquirenti che tentavano di interrogarlo. Dopo aver ricevuto un scarica di calci e pugni Nerina Fontana, 72 anni, è scivolata sul pavimento del terrazzo di casa praticamente in coma. Era da poco passata la mezzanotte del 16 settembre scorso quando madre e figlio, nella loro villetta al primo piano di via XXIV Maggio 16, a Colombare di Sirmione, avevano iniziato a litigare alzando di molto i toni.

L’abitazione dove vivevano i tre congiunti, teatro della tragedia

Al culmine dell’alterco Ruben Andreoli, 45 anni, magazziniere alla Franke di Peschiera e pilota di rally, che viveva con la moglie ucraina in casa della donna, aggrediva la madre dapprima spintonandola per poi massacrarla di botte. A dare l’allarme al 112 sono stati i vicini di casa che si sono accorti dei due congiunti che litigavano sul balcone.

Quando Ruben avrebbe iniziato a colpire la madre sul volto e in testa la donna perdeva l’equilibrio e finiva per terra sfigurata e tramortita ma ancora viva. Quando sul posto giungevano i soccorritori Nerina dava ancora qualche debole segnale di vita e veniva trasferita, in elicottero, al Poliambulanza di Brescia dove i medici tentavano il tutto per tutto pur di strapparla alla morte. Purtroppo la gravità delle contusioni aveva la meglio e poco dopo un’ora dal ricovero in rianimazione la donna spirava senza riprendere conoscenza. La casa, di proprietà di Nerina Fontana dove figlio e nuora erano ospiti, è stata posta sotto sequestro ma veniva dissequestrata nelle ore successive al delitto e dopo gli accertamenti di rito.

Sul balcone rimane ancora un panno imbevuto di sangue. Altre tracce ematiche sono state rilevate dai carabinieri del Ris sulla ringhiera del balcone e sui tendaggi dell’appartamento forse perché la vittima avrebbe tentato di fuggire dalla furia omicida dell’odierno indagato. La moglie di Andreoli, rimasta imbambolata dal terrore durante l’evolversi degli eventi delittuosi irrefrenabili, è stata trasferita in una struttura protetta e verrà ascoltata come persona informata sui fatti. Il supposto matricida invece è stato arrestato subito dopo il fatto di sangue e, dopo una notte in camera di sicurezza, è stato trasferito in carcere a Brescia. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della Compagnia di Desenzano del Garda e vengono coordinate dalla Procura bresciana nella persona del Pm di turno Ettore Tisato.

Il sangue sul balcone dove la donna è stata massacrata

Il 18 settembre scorso, durante l’udienza di convalida del fermo svoltasi davanti al Gip, Andreoli si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per il suo difensore, l’avvocato Matteo Raffaglio, l’indagato per omicidio aggravato sarebbe ancora troppo scosso e sotto shock per rispondere alle domande dei magistrati inquirenti. Dunque rimane un’incognita il movente che in molti fanno risalire alla volontà di Andreoli di trasferirsi in pianta stabile in Ucraina, assieme alla moglie originaria del luogo, dove l’uomo pare avesse già trovato una casa e forse un lavoro. Ma queste rimangono sino ad oggi soltanto supposizioni. Nerina Fontana, vedova da diversi anni, benvoluta e stimata da tutti, era una donna disponibile e generosa che amava le gite con il gruppo Alpini di Sirmione.

Ruben Andreoli

Pare che la vittima non fosse d’accordo con la decisione del figlio con il quale, sempre a detta dei vicini di casa, da qualche tempo pare avesse dei problemi seri. Non si sa però la natura dei problemi e che potrebbe essere determinante ai fini investigativi. Sembra anche che la convivenza dei tre congiunti non fosse tutta rose e fiori. Forse Nerina temeva di rimanere sola dunque per questo motivo aveva posto il suo diniego al trasferimento di figlio e nuora? I due avrebbero avuto attriti già in precedenza, probabilmente affrontando il medesimo argomento. Sino a quella maledetta notte quando Andreoli avrebbe aggredito la madre trucidandola di botte. L’uomo si sarebbe fermato solo quando un ex poliziotto, vicino di casa, irrompeva nell’appartamento immobilizzando il presunto assassino. Ma per Nerina Fontana non c’era più niente da fare.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa