Il conflitto tra vita digitale e reale: siamo prigionieri dei social?

L’uso eccessivo di Internet crea una frattura tra vita reale e digitale, con effetti psicologici allarmanti. Come bilanciare tecnologia e socialità?

Da quanto la tecnologia si è imposta con tutta la sua furia dominatrice, molta parte della nostra vita trascorre online, al punto da creare una realtà altra da sé. Ma cosa succede quando la vita digitale sopravanza quella reale? Sono noti, ormai, gli effetti prodotti dall’uso eccessivo di Internet, soprattutto psicologici. Al punto da creare una vera e proprio dipendenza da internet, che produce lo stesso meccanismo delle droghe. L’aspetto più terribile è che la tecnologia c’è e ce la teniamo, non se ne può fare a meno.

Anche se un suo uso ragionato dovrebbe essere importante per tutti, soprattutto per i più piccoli. Secondo l’Humane Technology Lab, Laboratorio dell’Università Cattolica, che ha l’obiettivo di investigare il rapporto tra esperienza umana e tecnologia, riprendendo le linee guida dell’Accademia di Pediatria statunitense, i bambini devono essere accompagnati alla tecnologia con parsimonia.

Secondo le linee guida elaborate dalla scienza, i bambini dovrebbero essere accompagnati alla tecnologia con parsimonia.

Fino ai 18-24 mesi nessun contatto, un approccio limitato e controllato tra i 2-5 anni. Dopo i 6 anni un’esposizione più continuativa, ma con limiti di tempo e un controllo dei contenuti. Questo perché un uso precoce produce danni alla materia bianca cerebrale, con effetti sull’attenzione, qualità del sonno, sviluppo del linguaggio e socializzazione. Il fenomeno è così diffuso che è stato attenzionato dalle istituzioni europee con l’introduzione del “Safer Internet Day”, Giornata mondiale per la sicurezza in rete, istituita nel 2004 dall’Unione Europea (UE) per sensibilizzare sui rischi che comporta l’uso di internet, celebrata l’11 febbraio scorso.

Ricorre il secondo giorno della seconda settimana del mese di febbraio di ogni anno. Tuttavia la rete cattura solo alcuni aspetti della vita dei protagonisti, soprattutto quelli che si reputano più opportuno sviscerare, forse perché coperti dall’anonimato e che si espongono solo in quel contesto. Il pericolo è la creazione di una frattura netta tra l’ “io” fisico e quello digitale. Gli ultimi dati a disposizione indicano che quasi il 50% dei giovani tra i 18 e 28 anni hanno avvertito almeno una volta una separazione tra la vita che si trascorre online e quella reale, i cui disagi psicologici ci trasformano in solitudine, ansia e frustrazione.

Quasi il 50% dei giovani tra i 18 e 28 anni hanno avvertito almeno una volta una separazione tra la vita che si trascorre online e quella reale.

Ma niente paura: se la tecnologia distrugge, la tecnologia ricostruisce! Lenovo, azienda produttrice di computer, grazie alla creazione di avatar (alter-ego digitale realizzato allo scopo di rappresentare, far immedesimare e rendere distinguibili le persone all’interno un’esperienza virtuale) si possono condividere gli aspetti più reconditi non espressi ad alcuno de visu e in qualche modo si riesce a ricollegarsi alla vita reale.

Però, ecco il rovescio della medaglia! Molti “alter ego” digitali possono essere così sofisticati e idealizzati da essere in netto contrasto con la realtà. Questa sorta di bipolarismo tecnologico può produrre la cosiddetta “sindrome dell’impostore digitale”, per cui ci si sente non all’altezza del proprio “io digitale” da cui scaturiscono ansia e stress.

Ma la vera incongruenza è che mentre si affinano le capacità comunicative digitali, si impoveriscono quelle “face to face”, incrinando l’empatia e la comprensione del linguaggio non verbale. Secondo gli studi condotti finora, se si riesce ad integrare i rapporti diretti con quelli digitali, la tecnologia può rappresentare un ‘opportunità. Se invece le seconde si sovrappongono alle prime, si percorre la strada verso la solitudine. Purtroppo, ci hanno imposto la bicicletta e ci tocca pedalare!

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