Confiscato per abusivismo, il tempo del Kitsch partenopeo rischia la demolizione. Donna Imma Polese però tira dritto: ricorre al Tar e sforna manicaretti in tv.
SANT’ANTONIO ABATE (Napoli) – Chiude? Non chiude? Il Grand Hotel La Sonrisa, diventato famoso come “Il Castello delle Cerimonie” grazie al celebre programma televisivo di Real Time, ha un nuovo proprietario: il Comune di Sant’Antonio Abate. La struttura, che fu del “grande” e compianto don Antonio Polese, capostipite di una famiglia che ha gestito (e che di fatto gestisce tuttora) la location sfarzosamente barocca caratterizzata da una ornamentazione eccessiva e dozzinale che definire “Kitsch” è certamente riduttivo, è stata confiscata dal civico consesso locale per lottizzazione abusiva. Il castello dunque potrebbe essere trasformato o demolito. Il primo cittadino, Ilaria Abagnale, ha reso noto che la delibera municipale approvata prende atto della sentenza della Corte di Cassazione del 15 febbraio 2024.
La decisione incarica il settore tecnico di elaborare uno studio dettagliato, eventualmente con il supporto di esperti esterni, per pianificare una trasformazione urbanistica dell’area o, in alternativa, procedere con la demolizione degli edifici esistenti. La delibera rappresenta il primo passo verso una gestione programmata della vasta tenuta immobiliare di circa 44.000 metri quadrati. La pianificazione dovrà integrare l’area con le zone circostanti, valutando le urbanizzazioni necessarie e le possibili destinazioni d’uso dei lotti, considerando anche una riduzione parziale delle aree edificate in maniera illegale. Gli uffici comunali analizzeranno inoltre l’impatto economico, sociale e urbanistico delle possibili trasformazioni. Se i costi di recupero dovessero risultare esorbitanti dunque insostenibili o la riqualificazione realmente impossibile, il Consiglio ha previsto l’opzione di abbattere le strutture esistenti.
Intanto le attività recettive e di svolgimento di eventi e matrimoni già programmati si svolgeranno regolarmente grazie alla sospensiva del Tribunale amministrativo regionale sulla revoca delle licenze. I giudici del Tar, infatti, si riuniranno in Camera di Consiglio il 9 gennaio prossimo per decidere sul da farsi. Potranno essere ospitati anche i clienti dell’albergo che avevano prenotato nei mesi scorsi ma i servizi dell’hotel sono preclusi alle eventuali nuove prenotazioni. I vigili urbani di Sant’Antonio Abate dovranno controllare il rispetto del provvedimento. Dunque il Natale è salvo, anche Capodanno e i matrimoni da 80 a 120mila euro a botta ma la famiglia Polese non molla. Gli ex proprietari hanno continuato a lavorare come se nulla fosse ignorando che il Castello non appartiene più a loro.
Ma come finirà questa vicenda giudiziaria che si trascina da quasi 14 anni? Il 13 dicembre scorso il sindaco Abagnale aveva annunciato “la notifica del provvedimento di revoca delle licenze per la ristorazione e per l’albergo alle tre società che hanno gestito finora il complesso immobiliare denominato Grand Hotel La Sonrisa”, in vista della completa acquisizione del bene a patrimonio comunale”. Gli eredi di Antonio Polese, la figlia Imma e il marito Matteo Giordano, dopo un primo ricorso al Tar fallito su tutta la linea, ci hanno riprovato e in attesa del responso definitivo continuano a lavorare, a farsi pubblicità con la nota trasmissione che da alcuni mesi vede Matteo e Imma nei panni di cuochi sopraffini.
Nonostante anche la loro bella cucina, quella dove si esibiscono come chef della tradizione culinaria napoletana, sia del tutto abusiva. Dunque a breve non saremo più deliziati dalle immagini delle sontuose nozze partenopee con tanto di “femminielli” e cantanti neomelodici? Non più brindisi in calici d’oro, cristalleria medievale, velluti, broccati e troni da Masaniello che più “cafonal” non si può? Che fine faranno le sale principesche in grado di ospitare 500 persone e la pista di atterraggio per ospiti Vip? “Un primo passo per dare nuova vita a quell’area – ha detto Ilaria Abagnale – seguendo i dettami della sentenza della Corte di Cassazione. Le alternative sono chiare: demolizione o recupero attraverso una pianificazione. Il resto si vedrà”. La famiglia Polese ha la bocca cucita. In merito Donna Imma, alias Regina del Castello, non ha voluto rilasciare dichiarazioni: “Mi dispiace, ma su questo non posso rilasciare dichiarazioni – ha detto la nota imprenditrice – Del resto, non c’è nulla da dire…”. Da dire ci sarebbe tanto, specie in ordine all’abusivismo di numerosi edifici ancora in piedi dal 2011, data di inizio della vertenza giudiziaria.