Il caso Santanché sul tavolo Meloni-La Russa: Lega e Fi a sostegno della ministra

Dopo il rinvio a giudizio a Milano della titolare del Turismo, si riflette sull’opportunità delle sue dimissioni e sulla linea da seguire.

Roma –  Il caso Santanché, dopo il rinvio a giudizio della ministra del Turismo sul caso Visibilia è sotto i riflettori delle polemiche politiche ed è stato anche al centro di un incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Daniela Santanché è da giorni sotto i riflettori e la sua posizione, all’interno dell’esecutivo, viene considerata sempre più in bilico. La ministra all’indomani della decisione dei magistrati di Milano ha detto di non avere in programma le dimissioni, a meno che non sia la premier Meloni a chiedere un passo indietro.

Sulla delicata vicenda c’è stato un cauto silenzio di Fratelli d’Italia rispetto alle posizioni garantiste e di sostegno della Lega e di Forza Italia. Più volte nel partito di Meloni vari esponenti hanno ribadito che l’ultima parola sul caso Santanché spetterà alla presidente del Consiglio. La data evidenziata in rosso sul calendario è quella del 29 gennaio: quel giorno la Corte di Cassazione dovrà decidere sulla competenza territoriale, tra Milano e Roma, del procedimento sul caso Visibilia, in particolare per quanto riguarda l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla cassa integrazione del periodo Covid-19.

Daniela Santanché

Se tutto il procedimento dovesse essere trasferito a Roma, come chiede la difesa di Santanchè, si tornerebbe alla fase delle indagini e i tempi finirebbero per allungarsi sensibilmente, dando ‘ossigeno’ prezioso alla ministra del Turismo che così potrebbe congelare la sua posizione restando in sella. In caso contrario, la situazione per Santanchè potrebbe farsi ancora più difficile. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è uno dei pochi in Fdi a esprimere solidarietà a Santanchè: “L’ho detto per nemici storici politici, continuo a dirlo a tutti, lo dico anche per Santanchè: uno è innocente fino al terzo grado di giudizio”.

Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha una posizione garantista: “Le dimissioni perché? Perché M5s chiede le dimissioni?”. Il rinvio a giudizio “non è una condanna. Siamo in un paese dove uno è colpevole dopo tre gradi di giudizio. Quindi, per quello che mi riguarda non cambia assolutamente nulla”. Il vicepremier risponde così in Transatlantico a chi gli chiede se, a suo parere, la ministra del Turismo Daniela Santanchè si debba dimettere. Anche la la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli interviene a sostegno della ministra.

Daniela Santanché e Matteo Salvini

“Nel M5s in molti si sono messi la toga e hanno già emesso un verdetto sul ministro Santanché, – afferma Ronzulli – sostenendo che un’indagine è già di fatto una sentenza passata in giudicato e che dovrebbe dimettersi perché indagata. In realtà ci sono due questioni. Una è di tipo personale, di opportunità, mentre l’altra riguarda il processo in sé. Fino al terzo grado di giudizio per noi sono tutti innocenti fino a prova contraria, mentre per il M5s sono tutti colpevoli fino a prova contraria. Credo che se un chiarimento tra la premier Meloni e il ministro Santanché non c’è già stato, ci sarà. Detto questo, le eventuali dimissioni sono una scelta del tutto personale, per quanto ci riguarda, per quanto riguarda Forza Italia, sono tutti innocenti fino al terzo grado di giudizio”.

“Io non contesto Delmastro perché è un imputato rinviato a giudizio. Qui la maggioranza due conti se li faccia, perché io non ho mai chiesto le dimissioni per nessuno perché rinviato a giudizio, ma se chiedete le dimissioni di Daniela Santanchè, perché rinviata a giudizio, ricordatevi che avete al governo uno già rinviato a giudizio che si chiama Delmastro. Delle due l’una: o non chiedete le dimissioni di nessuno o chiedete le dimissioni di tutti e due”. Così il leader di Italia viva, Matteo Renzi, durante le dichiarazioni di voto in aula al Senato dopo la relazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

La posizione di Renzi

“Indipendentemente da questo, Delmastro ha già battuto un record: è il primo membro del governo che lavora al ministro della Giustizia condannato. Nessuno ha il coraggio di dirlo, essendo il reato estinto per l’oblazione, ma il sottosegretario è un condannato che sta al ministero e che non ci vuole dire per cosa è stato condannato. Sembra che sia stato condannato per guida in stato di ebbrezza. Lei, ministro, trova il coraggio di dire una parola su questo al signor Delmastro?”, ha aggiunto Renzi.

In un’intervista al Corriere all’indomani del rinvio a giudizio la ministra si è detta “Tranquilla. Continuo a lavorare: a fare le cose che devo fare. Stiamo parlando del niente. Su questo reato qua – ha rimarcato Santanché – sono molto serena. Poi è chiaro che io sono una donna di partito: non faccio le cose a dispetto dei santi. Aspetto le valutazioni. La ministra sottolinea poi che al contrario, “il governo si è compattato: sono usciti in mia difesa Salvini, Tajani, tutta la Lega, Forza Italia, Noi Moderati. E persino Renzi che di solito ce ne fa di tutti i colori”. E Fdi che è il suo partito? “Sono tranquilla, conosco la vicenda nel merito e so che non mi porterà a una condanna. È un processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica…”, ha replicato.

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