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Il cancro come una colpa: prof malata terminale licenziata in tronco

Anna Vitiello, docente di Educazione Fisica, madre di tre figli, per cinque mesi è rimasta senza un euro in attesa del Tfr e della pensione.

TORINO – Licenziata in tronco perché malata di cancro? Ebbene si e il fine rapporto è stato giustificato per la sua inabilità permanente al lavoro a causa della sua gravissima patologia ormai in fase terminale. Per di più “liquidata” senza una lira. L’insegnante si trova attualmente ricoverata in un letto dell’Hospice dell’ex nosocomio di Carignano, in provincia di Torino. Parliamo di Anna Vitiello, 55 anni, mamma di tre figli, che ha raccontato la sua triste vicenda in una lettera inviata al sindacato CUB Scuola sperando di risolvere la questione prima che la situazione possa precipitare.

La donna, docente di Educazione Fisica, da oltre 5 mesi è rimasta di fatto senza alcun sostentamento economico, ricevendo solo parte delle sue spettanze da qualche giorno dopo il licenziamento dall’Istituto superiore Primo Levi di Torino:

L’insegnante nella sua stanza d’ospedale

”Il ministero dell’Economia e delle Finanze dice che la scuola non prepara un documento – racconta imbronciata l’insegnante – la scuola dice che il Mef non spiega come si prepara questo documento, il risultato è che io mi sono trovata dal mese di ottobre senza stipendio e sino a qualche giorno fa anche senza pensione a causa del ritardo dell’Inps nell’istruire la pratica”.

La docente originaria di Torre del Greco è malata oncologica dal 2007, quando i medici specialisti le avevano diagnosticato il primo tumore al seno. Successivamente la cura e la regressione del male, poi la maledetta recidiva. Nel frattempo la donna si era trasferita in Piemonte, insegnando a Oulx, Osasco e Moncalieri per poi entrare di ruolo tre anni fa, dopo il superamento dell’anno di prova sempre all’istituto Primo Levi. Per la sua malattia si era curata presso il Day Hospital delle Molinette, ma dopo alcuni mesi di sofferenza non ce l’ha fatta più a recarsi in palestra sulla sedia a rotelle:

L’istituto Primo Levi di Torino

” Nel dicembre 2022 il tumore non mi permetteva più di fare tutte le ore di servizio, pertanto feci partire il congedo per malattia – racconta Vitiello – Successivamente chiesi la visita collegiale per poter ottenere la pensione di inabilità al lavoro. Il 5 ottobre 2023 facevo la visita in commissione a seguito della quale mi dichiaravano inabile al lavoro. Nel frattempo il 31 agosto 2023 scadeva il contratto al Bosso Monti e rientravo al Primo Levi, scuola di appartenenza, la quale dopo 10 giorni dal ricevimento del verbale della commissione medica faceva partire il licenziamento. Era il 18 ottobre 2023”.

La prof però ritiene che tale inabilità non sia giusta causa per il fine rapporto ma in questi casi la giurisprudenza è assai controversa. E’ anche vero però che l’insegnante sarebbe stata licenziata durante il congedo per malattia e questa cosa pare cozzi con l’attuale normativa a meno che non venga superato il periodo di conforto previsto dal contratto collettivo di lavoro:

Cosimo Scarinzi

” Non so più come andare avanti – chiosa Vitiello – Quei pochi soldi che avevo sono finiti e mi sto riempiendo di debiti…”. Alcuni giorni addietro però, una buona notizia: ”Anna ci ha fatto sapere che l’INPS le ha comunicato che il 5 aprile arriverà il Tfr che le spetta e dal 20 aprile otterrà la pensione con gli arretrati – ha evidenziato Cosimo Scarinzi, coordinatore nazionale CUB Scuola Università Ricerca – Una vittoria straordinaria, in primo luogo di una collega che ha rifiutato di piegarsi a una situazione inaccettabile, della CUB che l’ha sostenuta nella sua battaglia ma anche, non dimentichiamolo, dei mezzi di informazione che hanno dato voce alla collega e hanno spinto l’Amministrazione a porre rimedio a una situazione scandalosa.

È però necessario ricordare che il ritardo nella corresponsione della buona uscita è la regola da parte di un’Amministrazione che non garantisce il diritto in tempi adeguati a quanto spetta ai lavoratori e alle lavoratrici che vanno in pensione. Se in questo caso, ma non l’unico di colleghe e colleghi con gravi problemi di salute si trovano in difficoltà analoghe, l’Amministrazione ha riconosciuto i diritti di Anna, è importante ottenere che fatti del genere non si ripetano…”.

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