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Il cambiamento climatico nuoce gravemente alla salute dei neonati

Studi e ricerche hanno provato che lo stress provocato dallo sbalzo termico eccessivo può avere effetti negativi sul feto.

Roma – Il cambiamento climatico può causare danni ai neonati. Il cambiamento climatico è una delle maggiori criticità che provocano effetti negativi sull’ambiente, con piogge torrenziali, alluvioni e disastri, oltre a danni materiali e umani, con numerosi decessi. E’ quindi, l’argomento principe nell’agenda politica delle istituzioni mondiali, anche se di soluzioni concrete se ne vedono poche. Lo sbalzo delle temperature potrebbe incidere sul peso dei neonati, influenzando il loro sviluppo, la vulnerabilità della loro salute e le probabilità di sopravvivenza da adulti. Non sono congetture di estremisti ambientalisti, ma i risultati di ricerche scientifiche.

La “Scuola di Salute della Popolazione” dell’Università di Perth ha effettuato uno studio su 385 mila gravidanze nell’Australia occidentale, tra il 2000 e il 2015. E’ emerso che lo stress provocato dallo sbalzo termico del freddo e del calore eccessivi possono, soprattutto nelle ultime fasi della gravidanza, causare nascite di bambini o troppo grandi o troppo piccoli per la loro età gestazionale. Per effettuare lo studio i ricercatori hanno utilizzato “l’Indice Universale del Clima Termico” (UTCI), attraverso cui si evidenzia il comfort fisiologico del corpo umano in determinate condizioni. E’ stato valutato il tempo di esposizione allo stress da caldo o freddo da dodici settimane prima della fecondazione, correlando il suo effetto sul peso alla nascita.

Ebbene, il 9,8% dei bambini è nato troppo piccolo e il 9,9% troppo grande. La causa di questa disparità potrebbe essere l’aumento della disidratazione causata dall’esposizione allo sbalzo termico, che stimola stress ossidativo e risposte infiammatorie sistemiche, con effetti negativi sulla salute del feto. Già in passato si era svolto uno studio di questo tipo, giungendo alle stesse conclusioni. Nel 2009, infatti, uno studio dal titolo “Cambiamenti climatici e peso alla nascita” apparso sulla prestigiosa rivista statunitense “The American Economic Review”, evidenziò che “utilizzando dati a livello individuale su oltre 37,1 milioni di nascite, scopriamo che l’esposizione a temperature calde estreme durante la gravidanza porta a un minor peso alla nascita”.

Un aspetto particolare, confermato dalla ricerca dell’Università di Perth, è che il peso corporeo alla nascita è diminuito di 7,5 grammi per i bambini bianchi e di 11,5 grammi per quelli neri. Inoltre, la maggiore influenza è stata registrata nelle gravidanze tra le persone di età pari o maggiore di 35 anni, nelle coppie delle zone rurale e in quelle che fumavano. Le previsioni di questi studi indicano che il cambiamento climatico farà diminuire il peso alla nascita e crescerà la sua prevalenza entro la metà del 21esimo secolo.

Non si può dire che manchino studi scientifici, quindi attendibili, sugli effetti dannosi del cambiamento climatico, finanche sui nascituri. Quello che latita sono le decisioni operative dell’autorità politiche, nazionali e internazionali. Ogni anno si sprecano fiumi di parole, organizzando la “Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” che si trasforma nella fiera dei desideri e delle buone intenzioni. Non si è mai riusciti, finora, a raggiunge un accordo collettivo in cui viene stabilito il “che fare” e le azioni da compiere per affrontare la grave minaccia del cambiamento climatico.

Tutto si risolve in un prossimo aggiornamento, alla prossima conferenza. Intanto le lobby economiche delle fonti fossili, con il loro potere finanziario, fanno pressioni sulle istituzioni politiche affinché venga salvaguardato lo status quo. Mentre le vittime di alluvioni, terremoti e disastri crescono sempre di più e non vengono risparmiati, come abbiamo visto, nemmeno i bambini. E la politica, cosa fa? Volta il capo dall’altra parte, facendo finta di nulla, aspettando la prossima conferenza!

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