Primo verdetto per il delitto Capezzuti: 16 anni di carcere al minorenne indotto dai genitori, Mariabarbara Vecchiano e Damiano Noschese, a compiere l’omicidio.
PONTECAGNANO FAIANO (Salerno) – Primo verdetto per la morte di Marzia Capezzuti: condanna a 16 anni di carcere per il figlio minorenne di Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese. Il giovane è stato ritenuto l’esecutore materiale del delitto su commissione dei genitori. Il procuratore minorile, Patrizia Imperato, aveva chiesto una pena di 18 anni di detenzione, ridotti poi a 16 perché venute meno le aggravanti della premeditazione e crudeltà in applicazione anche della diminuente nell’aver agito su determinazione dei genitori, dal giudice del tribunale dei Minori di Salerno.
Questa è la prima condanna inflitta al sedicenne di Pontecagnano Flaiano ritenuto colpevole, in concorso con Vacchiano e Noschese, della morte della povera Marzia, 29 anni, disabile psichica, morta ammazzata l’8 marzo 2022 dopo tre anni di torture e sevizie da parte dei familiari del suo fidanzato. La donna, ospite dei suoceri nella loro casa di viale Verdi dove si era stabilita per stare vicino al compagno poi deceduto, sarebbe stata sottoposta ad ogni genere di maltrattamenti, costretta a dormire legata in una cantina, picchiata e marchiata a fuoco con le lettere BV, iniziali di Barbara Vacchiano.
I familiari acquisiti l’avrebbero costretta anche a prostituirsi per pochi euro e, nel contempo, avrebbero incassato la pensione della vittima prelevando con il suo bancomat i soldi che Marzia aveva sul conto corrente. La moglie di Damiano Noschese, anche lei alla sbarra assieme al marito per lo stesso reato ed altri, accusava la vittima di essere la responsabile della morte del fratello Alessandro ovvero di averlo ucciso a calci e pugni, cosa ovviamente non vera.
La donna aveva costruito su Marzia un castello di menzogne tanto da raccontare ai sui genitori che la giovane avrebbe intrapreso una relazione sentimentale con un uomo benestante di Pontecagnano, tale Peppe, e sarebbe rimasta incinta di lui. Ma quest’uomo non esisteva come il resto delle calunnie che si sarebbero rivelate bassi tentativi di delegittimare la vittima onde farne un automa nelle mani di una famiglia senza scrupoli. Il fine di tanta violenza lo descrive bene in atti il Gip di Salerno:
“Ottenuto finalmente un nuovo conto, tornati a prelevare regolarmente la pensione, i Vacchiano potevano nuovamente interrompere i rapporti con i genitori di Marzia. Ripresi gli incassi, Peppe spariva. Spariva la gravidanza. Sparirà, purtroppo per sempre, la stessa Marzia”.
Infatti la giovane invalida scomparirà dalla circolazione e il 25 ottobre 2022, il suo corpo senza vita verrà ritrovato in un casolare diroccato di Montecorvino Pugliano. Il cadavere era rimasto in quel luogo dal giorno dell’omicidio all’insaputa dei proprietari del fabbricato che avevano ricevuto l’immobile per eredità da un anziano defunto da diversi anni. Solo Vacchiano, Noschese, i loro due figli ed altri due sodali, tutti rinviati a giudizio, sapevano di quel luogo lontano da occhi indiscreti e proprio lì avevano deciso di nascondere la salma, certi che nessuno l’avrebbe ritrovata. Gli inquirenti sarebbero risaliti alle presunte dinamiche del delitto grazie ad una videochiamata dell’imputato minore alla sorella Annamaria Vacchiano. Le parole della videochiamata, in cui non c’era l’audio, sono state ricostruite attraverso la lettura del labiale ad opera di un esperto. Il minore sembra dire: “Abbiamo finito. L’abbiamo portata a fare un giro. L’abbiamo tirata”. Fa un gesto, forse per affermare lo strangolamento, e sembra che sul corpo di Marzia “è stato buttato l’acido addosso”.
Le indagini subiranno un balzo in avanti non solo per la videochiamata, ma soprattutto per la testimonianza di Annamaria Vacchiano, figlia di Barbara, sconvolta dai maltrattamenti cui ha affermato di aver assistito più di una volta. La giovane, che non viveva con la famiglia, ha dichiarato agli inquirenti di avere assistito all’ingestione forzata di un mozzicone di sigaretta da parte dell’invalida, ormai in balia dei suoi aguzzini. testimone era stata per altro oggetto di un’intercettazione ambientale all’interno della caserma dei carabinieri La Vacchiano avrebbe detto alla figlia: “Tanto non la trovano perché l’ho uccisa e data in pasto ai maiali”. Marzia Capezzuti era morta da giorni.