Sondaggio del ministero della Difesa: cresce la fiducia in Crosetto ma la disponibilità ai sacrifici dipende dal tipo di crisi.
Roma – Un italiano su due si dice disposto a indossare la divisa militare in situazioni di estrema necessità. È questo il dato più significativo che emerge dal sondaggio commissionato dal ministero della Difesa all’Istituto Piepoli e pubblicato oggi dal Quotidiano Nazionale, che fotografa un Paese diviso tra senso di appartenenza e pragmatismo nella valutazione dei rischi.
Fiducia nel ministro in crescita
Il ministro della Difesa Guido Crosetto registra un incremento di consensi, con la fiducia che sale al 43% (+4 punti percentuali). Più della metà degli intervistati (51%) esprime un giudizio positivo sul suo operato, sommando le valutazioni “molto” e “abbastanza” soddisfacente.

L’indagine, condotta su un campione rappresentativo di 500 persone maggiorenni distribuite per età e aree geografiche, rivela un quadro complesso del rapporto degli italiani con la difesa nazionale e il senso civico.
Forte identità nazionale ma con distinguo generazionali
Il 75% degli intervistati dichiara di essere molto legato al proprio Paese, un sentimento che si rafforza con l’età: se tra i 18-34enni la percentuale scende al 67%, tra gli over 55 raggiunge l’85%. Questo dato suggerisce come l’esperienza di vita e il radicamento territoriale influenzino significativamente il senso di appartenenza nazionale.
Sacrifici sì ma dipende dal tipo di emergenza
La disponibilità al sacrificio per l’Italia varia notevolmente a seconda del tipo di crisi. Gli italiani si mostrano molto più propensi a fare rinunce per disastri naturali (72%) e pandemie (65%) – probabilmente influenzati dall’esperienza recente del Covid-19 – mentre solo il 30% sarebbe disposto a scendere in campo in caso di guerre.

Quando si tratta di definire il tipo di sacrifici, emerge un approccio pragmatico: il 67% degli intervistati accetterebbe di cambiare le proprie abitudini, mentre solo il 29% rinuncerebbe a parte del proprio reddito. Significativo il dato sulla disponibilità ad abdicare temporaneamente alle libertà personali per ragioni di sicurezza nazionale: quasi la metà del campione (48%) si dice favorevole.
Difesa e investimenti: i giovani puntano sul digitale
Sul tema degli investimenti in difesa, il Paese appare spaccato: il 45% si dice favorevole a incrementare i fondi per la sicurezza territoriale, con i giovani della fascia 18-34 anni che mostrano maggiore apertura (56%).

Particolarmente interessante la visione dei nativi digitali: il 49% dei giovani ritiene prioritario investire in cybersicurezza, dimostrando una consapevolezza delle nuove minacce nell’era digitale che spesso manca nelle generazioni precedenti.
La percezione della difesa militare
Alla domanda cruciale su quanto la difesa militare serva a proteggere la vita propria e dei familiari, le risposte evidenziano una certa ambivalenza: il 49% risponde positivamente (molto o abbastanza), mentre il 32% considera questo legame “poco” significativo. Il restante 19% non ha un’opinione definita.