L’ 1% della popolazione mondiale sarebbe responsabile del 16% delle emissioni globali, cioè inquinerebbe quanto il 66% più povero dell’umanità.
Pro memoria per gli attivisti di Ultima generazione: ad inquinare il pianeta contribuiscono in larga parte i ricchi o i super ricchi, l’1% per cento della popolazione mondiale che, secondo il rapporto appena reso noto da Oxfam, nel 2019 sono stati responsabili del 16% delle emissioni globali di carbonio, cioè hanno inquinato quanto il 66% più povero dell’umanità. E mentre i ricconi insozzano a destra e a manca , più del 91% delle morti collegate ai disastri climatici negli ultimi 50 anni è avvenuto nei Paesi in via di sviluppo, dove risiedono i più poveri.
E’ la storia che si ripete sempre uguale a se stessa. Urge però per Ultima generazione aggiornare i propri target: perché non organizzare qualcuno dei molesti sit-in di protesta davanti alle super ville, i super yacht o i super jet dei Paperoni mondiali, pochi ma pur sempre 77 milioni, invece di deturpare monumenti e palazzi delle città d’arte – gli unici per altro che i poveri possono ammirare senza pagare dazio – o spaccare gli attributi ai pendolari che la mattina cercano faticosamente di raggiungere il posto di lavoro, poveracci che per inquinare quanto un esponente della razza padrona dovrebbe vivere un millennio?
La questione sociale e quella ambientale si tengono a braccetto e sono il risultato di decenni di esasperata polarizzazione dei redditi che ha disegnato una piramide rovesciata in cui il 10% più ricco è responsabile del 50% delle emissioni totali e il 50% più povero dell’8% delle emissioni.
Strano, perché la destra ci ha sempre raccontato che la questione ambientale è una cosa che interessa soltanto chi ha la pancia piena, mentre i poveri, in altre faccende affaccendati, per esempio mettere insieme il pranzo con la cena, sarebbero le vittime predestinate della cosiddetta “transizione green”, imposta dalle fighette da Ztl. Evidentemente è una narrazione fuorviante. I poveri sono già vittime del cambiamento climatico, mentre i ricchi, per quanto più consapevoli delle classi meno abbienti dei rischi ambientali, evidentemente continuano a privilegiare il green dei portafogli a quello del pianeta che boccheggia.
Avranno anche qualche figlio impegnato in Ultima generazione, ma i “papi” super ricchi continuano a scegliere gli investimenti e le partecipazioni nelle industrie più inquinanti. Non è tanto lo svolazzare da una parte all’altra del globo con jet privati o il mangiare primizie che arrivano sulle loro tavole dopo decine di ore di trasvolata oceanica a sporcare la coscienza dei Paperoni, quanto piuttosto le ciniche scelte in materia di investimenti e l’influenza che esercitano sui media e la politica.
Altro consiglio a Ultima generazione: occhio a protestare davanti alle proprietà dei nababbi inquinatori, non sono indifese come le opere d’arte in città o le strade battute la mattina dai pendolari, lì davanti montano la guardia bodyguard grossi come armadi e armati fino ai denti, e gironzolano famelici quadrupedi che non vedono l’ora di affondare i denti in qualche chiappa ecologista.