La chiamata della donna alle 4 allo 028585 per cercare un passaggio, ma non al 112. L’autopsia non ha chiarito la causa della morte: le lesioni alle costole non erano letali. Trovate borsa e cellulare. Ecco tutto ciò che non quadra.
Milano – “Non so dove sono, vedo del verde attorno a me”. Sono le 4 del mattino del 6 luglio quando Erika Ferini Strambi, 53 anni, chiama in lacrime il numero 028585, centrale dei taxi milanesi. È disorientata, sotto shock, non riesce a fornire indicazioni precise. L’operatore cerca di aiutarla, le chiede dove si trovi o da dove sia partita. Ma lei non ricorda. La chiamata si chiude nel nulla. Nessuno, né lei né altri, contatterà il 112 per chiedere soccorso.
Dieci giorni dopo, il 16 luglio, il corpo della donna viene trovato senza vita in una radura tra i campi di Pantigliate, nel Milanese, lungo la provinciale 182. A condurre le indagini sono i carabinieri, coordinati dal pm Francesco De Tommasi.
L’ipotesi più accreditata: uscita di strada, poi il vagare confuso
Il ritrovamento del corpo con tre costole rotte, e il recupero di borsa e cellulare avvenuto nei giorni successivi, rafforzano l’ipotesi dell’incidente. Secondo gli inquirenti, Erika potrebbe aver perso il controllo della sua Mini Cooper finendo in un fosso. Scesa dal veicolo, avrebbe iniziato a camminare per cercare aiuto: a non molta distanza c’è una pensione per cani, ma difficilmente raggiungibile dai campi per una persona con tre costole rotte e con difficoltà a deambulare. L’ipotesi è che Erika, ferita e disorientata, si sia poi accasciata tra i campi dove è stata trovata morta dieci giorni dopo.
Dettagli rilevanti – come il sedile della Mini ritrovato nella posizione personalizzata per la sua disabilità e la difficoltà tecnica di mettere in scena un simile depistaggio – escludono, per ora, l’intervento di terzi nella dinamica dello schianto.
I nodi ancora da sciogliere
Molti interrogativi restano però aperti. Secondo le ricostruzioni, la donna era uscita la sera precedente con amici per una serata karaoke nel ristorante inGordo di Segrate. Alle 00.45 saluta il gruppo e rifiuta l’offerta di un passaggio. Alle 01.00 circa, due varchi contatarghe registrano il passaggio dell’auto a Peschiera Borromeo: un tragitto apparentemente senza logica, considerando che abitava in piazzale Cuoco a Milano. Perché era andata fin lì? Doveva incontrare qualcuno?
E quando è avvenuto l’incidente era davvero sola? Oppure qualcuno l’ha lasciata lì deliberatamente ad agonizzare? Inquietante infine il particolare degli slip trovati accanto al cadavere: cosa ci facevano? E perché erano stati piegati?
I nuovi elementi: il cellulare e la borsa ritrovati a poca distanza dal corpo
Gli ultimi rilievi della Protezione Civile, eseguito dopo lo sfalcio dell’area, hanno portato alla scoperta del cellulare e della borsa di Erika, rinvenuti a poca distanza dal punto in cui è stato trovato il corpo. Ora il telefono verrà analizzato a fondo, a cominciare dalle chat, cronologia e geolocalizzazione, per ricostruire i movimenti e, forse, gli ultimi contatti avuti dalla donna.
Un caso ancora aperto
Il mistero sulla morte di Erika Ferini Strambi resta dunque ancora fitto, nonostante la pista dell’incidente accidentale sembri oggi la più plausibile. Il silenzio dopo quella telefonata, la mancata richiesta d’aiuto al 112 o alle forze dell’ordine, il ritrovamento degli effetti personali solo a distanza di giorni sono tutti elementi che mantengono aperti diversi scenari investigativi. La verità potrebbe arrivare proprio dallo smartphone recuperato tra l’erba alta.