Muore dopo intervento estetico nel Trevigiano: due medici indagati per omicidio colposo

Secondo la Procura di Treviso a provocare il decesso di Helen Comin, 50enne di Cittadella, sarebbe stato un errore nella scelta e nella somministrazione dei farmaci.

Treviso – La Procura di Treviso ha concluso le indagini sulla morte di Helen Comin, 50 anni, di Cittadella (Padova), deceduta il 10 settembre 2023, cinque giorni dopo un intervento di chirurgia estetica al seno presso la clinica privata DiViClinic di Castelfranco Veneto. Due medici risultano ora indagati per omicidio colposo.

Dagli accertamenti è emerso che Helen Comin è deceduta a causa di una depressione respiratoria innescata da un errore nella scelta e nella somministrazione dei farmaci, che ha portato a un arresto cardiaco, al coma e infine alla morte. La paziente si era sottoposta a un intervento per la sostituzione delle protesi mammarie, già impiantate anni prima.

I destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini sono il direttore della clinica, Antonio Di Vincenzo, 65 anni, e l’anestesista Fabio Toffoletto. Entrambi erano presenti in sala operatoria il giorno dell’intervento. I primi segnali critici si sono verificati circa 40 minuti dopo la fine dell’operazione, quando la donna si trovava in sala post-operatoria. Secondo la versione fornita inizialmente dalla struttura, Helen Comin appariva vigile e in buone condizioni, tanto da essere seduta sul letto. Tuttavia, dopo poco più di un’ora, ha subito una crisi cardiaca improvvisa.

Dopo i primi tentativi di rianimazione effettuati dallo staff medico della clinica, la paziente è stata trasferita d’urgenza all’ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto, dove è stata ricoverata in rianimazione. Nonostante i tentativi di salvarla, è deceduta cinque giorni dopo. Oltre all’accusa di omicidio colposo, l’anestesista Toffoletto risulta indagato anche per falso ideologico, in quanto non avrebbe registrato nella cartella clinica la somministrazione di Sufentanil e Propofol, due farmaci ritenuti centrali nella catena causale del decesso. Ora i due indagati hanno a disposizione 20 giorni per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, prima che la Procura decida se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.

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