Secondo gli inquirenti l’assassino avrebbe anche cercato di violentarla. La famiglia: “Scavare ancora: c’è una persona senza alibi per quella notte”.
Modena – I magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio per il trentenne tunisino Mohamed Gaaloul, unico indiziato dell’omicidio di Alice Neri, la trentaduenne madre di famiglia il cui cadavere carbonizzato venne ritrovato nelle campagne modenesi lo scorso novembre, all’interno dell’autovettura sulla quale si era appena allontanata da un locale di Fossa di Concordia. Secondo gli inquirenti quella sera la vittima incontrò Gaaloul, il quale confermò successivamente di aver accettato un passaggio da una “donna bionda”. Dopo la tragedia il il nordafricano aveva lasciato l’Italia.
Inseguito da un mandato d’arresto europeo, è stato arrestato in Francia e successivamente estradato. Al seguito delle archiviazioni delle posizioni di Nicholas Negrini e Marco Cuccui (rispettivamente marito e amico della defunta) il cerchio è sembrato stringersi intorno all’immigrato che, sulla base degli accertamenti svolti nel frattempo, sarebbe stato l’ultimo ad aver visto Alice viva, quella notte. Secondo quanto ipotizzato, Alice Neri sarebbe stata uccisa con un’arma da taglio e il suo assassino avrebbe anche cercato di violentarla.
Capitolo chiuso, quindi? Non secondo gli avvocati della famiglia della vittima, secondo i quali l’alibi fornito da una persona finora non indagata non reggerebbe. Ed è per questo che, dopo aver depositato una memoria difensiva, avrebbero chiesto agli inquirenti di continuare ad indagare valutando anche altre strade non prese del tutto in considerazione.