La presenza in campo di un defibrillatore e di personale formato per il corretto utilizzo dell’elettromedicale avrebbe potuto salvare la vita al giovane calciatore siciliano. La nuova legge non prevede l’obbligo di installazione del salvavita nei campi di calcio privati ma occorre subito un emendamento.
La vittoria della Coppa Europea la dedichiamo a GRAZIANO.
Catania – Questa è la trascrizione fedele di un’intervista telefonica voluta per onorare un ragazzo che amava lo sport, il calcio in particolare. L’ho voluta fortemente perché rappresenta una battaglia che una mamma sta combattendo da quasi due anni, a tutela della vita dei figli di tutti.
La tragica vicenda, avvenuta nella provincia etnea, ha come protagonista una ”mamma coraggio” di tre figli. Una delle tante del Sud, Antonella Rotondo. Con forza e determinazione la donna racconta il suo dramma: la morte per arresto cardiaco del figlio di soli 21 anni.
Pop – Cominciamo dall’inizio della triste vicenda.
A.R. – “…Il 27 novembre del 2019, in serata, mio figlio Graziano Maiolino ha avuto un malore mentre giocava una partita di calcio amatoriale in un campo privato alla periferia di Catania…”
Pop – Cos’è accaduto esattamente?
A.R. – “…E’ successo che durante questa partita il ragazzo si è accasciato per terra, ha avuto un arresto cardiaco…”
Pop – Qualcuno dei presenti ha capito la gravità della situazione? Chi ha chiamato i soccorsi?
A.R. – “…I compagni chiamarono i soccorsi, ma se ci fosse stato il defibrillatore… i ragazzi non sono formati a sufficienza per fare il massaggio cardiaco, e quasi sempre lo fanno senza la giusta competenza. Metti la paura… perché a scuola gli fanno fare il corso ma alla fine non tutti ne sono capaci, anzi pochissimi, e in quella situazione serve la presenza di chi sa bene come agire… Non c’è una giusta corrispondenza tra simulazione e realtà... Se ci fosse stato il soccorso giusto immediato, il defibrillatore nel campo, come c’è nelle partite che si disputano nelle associazioni o nelle federazioni sportive, se ci fosse stata una persona capace di farlo bene, mio figlio sarebbe quasi certamente vivo. Il trattamento d’urgenza sanitaria si deve trovare ovunque serva…”.
Pop – Questo vuol dire che chi gestisce il campo avrebbe dovuto installarlo comunque?
A.R. – “…Io credo di sì. Anche se non c’è obbligo di legge. Se fai pagare i ragazzi per giocare, e li fai pagare dieci euro a testa, devi dare gli stessi servizi che offri alle associazioni o ai club. Come dire tu fai i soldi grazie agli iscritti e non mi dai neanche il minimo di garanzia necessaria per salvarmi la vita in caso di incidenti e malori? Ho saputo però che le associazioni e le federazioni se lo portano al seguito il defibrillatore, per maggior sicurezza…”.
Pop – La legge sul presidio salvavita è stata approvata alcuni giorni addietro. Troppo tardi…
A.R. – “…Certamente. La legge è stata approvata pochi giorni fa al Senato per l’esattezza, ma priva della richiesta di allargamento ai campi di calcio privati...”
Pop – Per altro la prima proposta di legge risale a due anni fa mi pare.
A.R. – “…Sì è l’ha presentata il deputato Filippo Gallinella nel luglio del 2019 ma quello che mi fa rabbia è che ha previsto di mettere per obbligo il defibrillatore sui treni, sull’aereo, sull’autobus ma non sui campi di calcio privati, laddove l’attività sportiva ti impegna ad uno sforzo cardiaco, e se pensi che giocano anche gli adulti… Lì sul treno certo, può capitare, è giustissimo ma è nei campi sportivi che ci sono più rischi…”
Pop – Bisognerà capire perché questa proposta di legge è rimasta in Parlamento per tutto questo tempo.
A.R. – “…Non solo è rimasta lì ma non è stato previsto nessun emendamento, ampliamento, e mi chiedo perché questa proposta non è stata fatta da nessuno. Come mai? Ho fatto e faccio quello che potevo… Un’amica mi fece il nome di una senatrice del movimento Cinque Stelle, le ho inviato una mail, un appello a farsi portavoce delle mamme… mai avuta risposta. E tutte le mamme dormono sonni tranquilli, come facevo io…”
Pop – Insomma l’argomento non interessa nessuno, è questo il succo della questione?
A.R. – “…Sì, nessuno ha fatto delle istanze a livello anche locale. Dico per inserire delle aggiunte ai disegni di legge bisogna fare delle proposte e questa non è stata neanche considerata. È una mia proposta, ma io non sono nessuno… come mai non è venuto in mente a qualche politico di tutelare le persone che giocano al pallone e che pagano l’uso dei campi di calcio privati? Come mai tu, Stato, imponi l’estintore nel condominio e non imponi il defibrillatore lì dove c’è bisogno?..”
Pop – Le associazioni sportive hanno il defibrillatore e lo portano sempre appresso.
A.R. – “…Sì, loro sì. Mio figlio poteva essere sottoposto a defibrillazione ma Graziano era tutto bagnato e in quel maledetto caso non avrebbe funzionato perché il corpo deve essere asciutto. Perché nessuno ha asciugato mio figlio?..”.
Pop – Lei ha denunciato i fatti?
A.R. – “…Ma che cosa dovevo fare, io sono una donna sola… tanto sarebbe ritornato mio figlio? Questa battaglia però è giusto farla…”
Pop – Una battaglia giusta e coraggiosa affinché si salvino altri giovani.
A.R. – “…Contribuire a portare i defibrillatori in tutti i campi di calcio, è l’unica cosa che mi potrebbe dare un po’ di sollievo, sapere che anche un solo ragazzo si potrà salvare.. ma la pace interiore, quella no di certo, no…”
Pop – C’é qualcuno che l’ha appoggiata in questa sua importante iniziativa?
A.R. – “…Sara Pettinato, la presidente della commissione Sanità del Consiglio comunale di Catania, si sta impegnando personalmente per poter installare nelle varie piazze del capoluogo questi apparecchi salvavita… Mi è stato donato un defibrillatore in onore e in memoria di Graziano da un benefattore che vuole rimanere anonimo. E in sua memoria l’ho destinato al campo scuola, a piazza Ognina. Quindi lui ha donato un defibrillatore alla città di Catania… Un altro defibrillatore è stato installato in piazza Teatro Massimo, luogo molto frequentato dai giovani ed il Comune di Catania si impegnerà anche nella campagna di sensibilizzazione per incentivare i corsi di primo soccorso, che devono però essere fatti bene…”
Pop – Qualora qualche politico venisse a sapere della sua tragica vicenda che cosa gli direbbe?
A.R. – “…Una cosa sola, che lo Stato e le istituzioni mi vengano incontro, che i ragazzi, ma non solo, abbiano gli stessi diritti delle associazioni sportive e che sia garantita la presenza di una persona competente nel sapere gestire l’apparato e le manovre di primo soccorso. Questo chiedo e combatterò finché non sarà fatto, perché solo così la morte di mio figlio, come quella di altri ragazzi, non sarà stata inutile…”