Quattro persone fermate dalla Guardia di Finanza per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera.
Gorizia – La Procura della Repubblica del capoluogo isontino ha diretto la Guardia di Finanza di Gorizia nell’esecuzione del fermo di quattro persone – tre rumene e una moldava – accusate di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera ai sensi dell’articolo 603-bis del Codice penale, con l’aggravante della minaccia, del numero e della minore età dei lavoratori. Il Gip del Tribunale di Gorizia ha convalidato i fermi e ha disposto la custodia cautelare in carcere per tre degli indagati e l’obbligo di dimora per il quarto.
I militari hanno perquisito tre dormitori e hanno trovato trenta lavoratori rumeni, tra cui un minore di 18 anni e uno minore di 16, alloggiati in condizioni igienico-sanitarie precarie e ammassati in spazi non idonei in rapporto al numero di utilizzatori. Tutti i lavoratori erano irregolari.
L’indagine è stata avviata dopo una segnalazione anonima ricevuta circa due mesi fa, in cui un cittadino rumeno ha riferito di essere stato sfruttato come bracciante agricolo insieme ad altri da un gruppo di “caporali”, anch’essi rumeni. Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno identificato i soggetti coinvolti e hanno scoperto un gruppo di soggetti che operavano come “caporali”, impiegando manodopera agricola in condizioni di sfruttamento in diverse aziende agricole della zona dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana.
La Guardia di Finanza ha quindi installato dispositivi GPS sui pulmini utilizzati per il trasporto dei lavoratori e ha sottoposto a intercettazione telefonica gli smartphone dei sospetti “caporali”, ricostruendo così il sodalizio composto da tre persone rumene e una moldava, responsabili di due società che fornivano manodopera irregolare a diverse aziende agricole. I lavoratori venivano prelevati all’alba dai dormitori e trasportati nei luoghi di lavoro a bordo di pulmini. Lavoravano per circa dieci ore al giorno e venivano ricondotti nei dormitori alla fine della giornata.
Il sfruttamento era dovuto alla bassa retribuzione, alle precarie condizioni alloggiative e di vita, all’assenza di regolarizzazione della posizione lavorativa e alla mancanza di garanzie di sicurezza e igiene sul lavoro. I lavoratori erano spesso ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga e venivano reclutati nel distretto di Arad, tra i più poveri della Romania, con la promessa di inviare denaro alle famiglie rimaste in patria.
I lavoratori non potevano uscire dai dormitori e subivano la sottrazione dei documenti di identità, continuando a essere minacciati di licenziamento. I Finanzieri hanno arrestato i quattro indagati e li hanno accompagnati nelle carceri di Gorizia e Trieste a causa del concreto rischio di fuga.