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Gli sporchi segreti dell’agenzia che pilota elezioni in mezzo mondo

Cyberspionaggio, fabbricazione di opinioni e molto altro. Basta chiedere e pagare. Un collettivo investigativo ha indagato sulle operazioni di influenza e manipolazione delle informazioni effettuate da un’agenzia… discreta ma letale: il “Team Jorge”

Milano – Spie, intrighi politici, hacker e pervicace diffusione di menzogne. Ci sono tutti gli ingredienti elencati. Distruggere la credibilità di un politico, lanciare una campagna diffamatoria su un concorrente, promuovere l’una o l’altra fake news e persino posticipare la data di un’elezione di un Paese africano. Tutto questo è stato possibile da “remoto”. Un gruppo di giornalisti investigativi, coordinato all’interno del collettivo Forbidden Stories, ha indagato sui mercenari della disinformazione. Nell’ombra, l’agenzia cerca di influenzare l’opinione pubblica sui social network e/o con l’aiuto del cyberspionaggio, agiscono all’interno del mondo politico e imprenditoriale.

Fu Gauri Lankesh, giornalista indiana assassinata sotto casa con 9 colpi di pistola nel 2017, la pròdroma dell’indagine su disinformazione e bugie create a tavolino dai media. L’inchiesta fa venire a galla l’esistenza di un’industria specializzata tesa a diffondere informazioni false, manipolare i media e l’opinione pubblica a vantaggio di Stati, aziende o persone facoltose.

Gauri Lankesh, giornalista assassinata nel 2017.

Tre giornalisti (di Radio France, del giornale israeliano Haaretz e del sito TheMaker) fingendo di essere potenziali intermediari per un leader africano desideroso di rinviare o addirittura annullare le elezioni nel suo paese, per più di 6 mesi hanno partecipato a numerosi incontri con agenzie che offrono un’ampia gamma di servizi illegali. Tra questi l’hacking delle caselle di posta o la creazione di influenze tramite falsi profili sui social network. Uno di questi sodalizi è stato l’oggetto dell’inchiesta. È israeliano e si chiama “Team Jorge”. De facto non esiste, è totalmente invisibile.

Sarebbe stato creato da ex agenti del Mossad, nientemeno che i servizi segreti israeliani, e diretto da Tal Hanan, dove Tal è proprio il suo nome. Egli ha rivelato ai 3 infiltrati di aver partecipato a 33 manipolazioni di campagne elettorali ed elezioni nazionali. La bellezza di 27 missioni si sarebbero concluse con successo, ha confidato gonfiando il petto. Ovviamente queste operazioni hanno un valore enorme, anche a livello pecuniario. Ragion per cui, quelli del Team si fanno pagare mica male. C’è un vero e proprio listino: i costi variano da alcune centinaia di migliaia di dollari, fino a 15 milioni per una campagna presidenziale.

Agenti del Mossad israeliano durante un’operazione.

Usano una piattaforma chiamata Advanced Impact Media Solutions (AIMS) che crea profili fake su Twitter, Facebook, ma per renderli più autentici creano account anche su Airbnb, su Amazon, nei ristoranti che vendono a domicilio. Così, questi profili assumono le sembianze di veri esseri umani” spiega Fréderic Métézeau, uno dei “magnifici 3” a introdursi nel gruppo israeliano e ad assistere alla creazione di profili da parte della piattaforma. “Basta scegliere sesso, colore della pelle, nome, origine ecc. Poi si cerca una foto sul Web e il gioco è fatto. Vengono creati profili non rilevabili nemmeno dagli ingegneri della sicurezza di Facebook. Ne hanno creati 39mila. Sono facilissimi da attivare e diventano rapidamente virali” afferma Métezeau. Esagerando (o minimizzando) l’importanza degli scandali sul Web, questi avatar possono contribuire a cambiare la percezione delle informazioni o a strumentalizzare i temi della società.

Chi sono i clienti del Team Jorge?

Partiti politici di maggioranza od opposizione. O un candidato. Una società o una persona attivamente coinvolta in ambienti economici che vuole sviluppare un business o, al contrario, che vuole offuscare la reputazione del suo concorrente. Può essere chiunque. Al Team importa poco del messaggio e del cliente, quel che interessa loro è esclusivamente il risultato e, quindi, i sesterzi. Ci sono solo 3 ambiti che la società illegale di disinformazione israeliana non tocca: la politica nazionale americana, Israele (ma dai?) e Russia. Tal Hanan ha anche affermato di essere in grado di “reclutare” giornalisti dai principali media internazionali.

Alcuni esempi? In Spagna, in occasione del referendum, non riconosciuto dal Governo spagnolo e finito non benissimo, organizzato dai separatisti catalani capeggiati da Carles Puigdemont nel 2014, secondo quanto riportato da Radio France. Oppure in Messico, dove Forbidden Stories avrebbe scoperto che il Team Jorge sarebbe intervenuto per conto di Tomás Zerón, un ex funzionario messicano indagato per la scomparsa di 43 studenti nel 2014. Zerón, capo della Agencia de Investigación Criminal messicana dal 2013 al 2016, è accusato di sequestro di persona, tortura e manomissione di prove nel caso della scomparsa di alcuni giovani da Ayotzinapa, città dello Stato di Guerrero. Coinvolto nell’acquisizione del programma di spionaggio Pegasus da parte delle autorità messicane, Zerón è attualmente latitante in Israele (ma dai?) che rifiuta la sua estradizione.

Tomás Zerón, indagato per la scomparsa di 43 studenti nel 2014.

Qualche esempio di operazione a buon fine

Ma è in Africa che il Team ha dato il “meglio” di sé. Le più eclatanti sono una ventina di operazioni di disinformazione a vantaggio di Stati, aziende o persone facoltose. Tra queste, scritti che glorificano il generale sudanese Mohamed Hamdan Daglo, non proprio un chierichetto, o esaltano i meriti del “Sahara marocchino“, termine utilizzato da Rabat per rivendicare la sovranità contesa sul Sahara occidentale. Su tutti però spiccano due serie di video diffusi su larga scala da falsi account Twitter e Facebook controllati dal Team Jorge. Presentati come estratti da un tg di BFMTV, uno dei più importanti canali d’informazione transalpino, i video ripetono gli stessi argomenti di due campagne del Team: il primo critica i sequestri degli yacht russi e l’altro gli attacchi all’ex procuratore generale del Qatar Ali bin Mohsen bin Fetais Al-Marri.

La longa manus del Team Jorge è talmente longa da essere arrivata a ledere addirittura gli interessi dell’intoccabile Svizzera. Un caso infatti coinvolge anche un bancario elvetico. Il presidente di una nazione asiatica rimasta ignota, voleva liberarsi di un suo ministro particolarmente “fastidioso”. Che problema c’è? Gli hanno fabbricato uno scandalo su misura. Gli agenti del Team Jorge sono riusciti a falsificare una email mandata al politico da parte di un banchiere svizzero di un noto istituto di credito confederato. Il ministro in questione aveva chiesto di farsi aprire un conto, richiesta che gli era stata negata dallo svizzero “in quanto persona troppo esposta politicamente”.

E se pure gli svizzeri sono vittime di questa tentacolare masnada significa che l’affare non è da poco…

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