Gli intrecci tra politica e clan

Svelati presunti accordi elettorali con la criminalità organizzata. Tra gli indagati figurano sindaco, vicesindaco e un carabiniere.

Santa Maria a Vico (CASERTA) – Una vasta operazione della Guardia di Finanza di Caserta ha portato all’arresto del sindaco di Santa Maria a Vico, Andrea Pirozzi, e della sua vice, Veronica Biondo, recentemente candidata alle elezioni regionali con Forza Italia. L’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli guidata da Nicola Gratteri, mira a far luce su presunti rapporti tra esponenti della politica locale e il clan Massaro, noto gruppo criminale attivo nel Casertano.

Oltre ai due amministratori, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari anche il consigliere di maggioranza Giuseppe Nuzzo e l’ex assessore comunale Marcantonio Ferrara. In carcere sono finiti Raffaele Piscitelli e Domenico Nuzzo, ritenuti membri di rilievo del clan Massaro

Andrea Pirozzi, 65 anni, è stato eletto sindaco nel settembre 2020 con la lista civica Città Domani 2.0, ottenendo un’ampia maggioranza con oltre il 71% dei voti. Veronica Biondo, 37 anni e originaria di Caserta, era uno dei volti più promettenti di Forza Italia in vista delle Regionali campane. La sua candidatura non era ancora formalizzata, ma era stata presentata pubblicamente il 10 ottobre, in un evento a cui aveva preso parte anche il sindaco Pirozzi. Il 13 ottobre, Biondo aveva inaugurato ufficialmente la campagna elettorale, ringraziando tra gli altri Fulvio Martusciello, europarlamentare e coordinatore regionale del partito. Solo pochi giorni fa, il 19 ottobre, la candidata ha partecipato alla presentazione della lista di Forza Italia a Caserta, insieme a esponenti nazionali come Maurizio Gasparri, Franco Silvestro, Stefano Benigni e Tullio Ferrante

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli arrestati avrebbero favorito il clan Massaro in cambio di sostegno elettorale. Le accuse, a vario titolo, comprendono: voto di scambio politico-mafioso, induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.

Le indagini ricostruiscono un presunto schema in cui i candidati sostenuti dal clan avrebbero ricevuto voti tali da garantirne l’elezione, mentre successivamente i politici eletti avrebbero emesso provvedimenti amministrativi favorevoli agli interessi del gruppo criminale. Alcune intercettazioni suggeriscono addirittura che gli esponenti del clan fossero già a conoscenza dell’esito delle elezioni e dei futuri ruoli all’interno della giunta comunale.

L’inchiesta, iniziata nel 2020, ha preso avvio con la gestione dell’ampliamento del cimitero comunale, progetto in cui il clan Massaro avrebbe cercato di inserirsi. Tra le richieste avanzate agli amministratori locali vi sarebbe stata la realizzazione di un impianto di cremazione, da affidare a una società collegata a uno degli affiliati.

Il gruppo avrebbe inoltre ottenuto la gestione di un chiosco-bar nella frazione San Marco, nonostante fosse soggetto a abusi edilizi e senza alcun pagamento di canone al Comune. Le indagini hanno evidenziato anche le pressioni esercitate su una società vincitrice di un appalto comunale affinché assumesse una persona vicina al clan, oltre all’interesse per la gestione di un’area fieristica il cui regolamento sarebbe stato modificato tramite l’azione di alcuni consiglieri comunali.

Nell’ambito della stessa inchiesta risulta indagato anche un carabiniere, accusato di aver divulgato informazioni riservate. Secondo gli inquirenti, il militare dell’Arma avrebbe informato Pirozzi dell’esistenza di indagini riguardanti la compravendita di voti che coinvolgevano Veronica Biondo e Domenico Nuzzo. Avrebbe inoltre comunicato a quest’ultimo l’esistenza di esposti anonimi relativi ad accordi illeciti tra politici e membri del clan Massaro.