Gli appunti dei Servizi sul caso Orlandi: il ruolo del padre e il dissesto delle finanze vaticane

Nella nota rimasta inedita per 42 anni, gli 007 segnalano il pagamento del riscatto e il passaggio dell’ostaggio da una banda ad un’altra.

Roma – La figura del padre, Ercole Orlandi, messo pontificio a conoscenza di uno o più segreti inconfessabili delle segrete stanze vaticane; il pagamento di un riscatto per la librazione di Emanuela; un rapimento al quale farebbe da sfondo un intreccio mortale di interessi geopolitici e scandali finanzieri che sconvolgevano il Vaticano all’epoca, tra la bancarotta del Banco Ambrosiano e la gestione opaca dello Ior sotto Paul Marcinkus; non da ultimo, la conferma del terrificante sospetto che sull’altare di questi interessi le vite di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori siano state cinicamente sacrificate.

Sono i retroscena sulla scomparsa di Emanuela Orlandi rivelati dagli appunti del Sismi, rimasti inediti fino ad oggi, che riassumono le conclusioni alle quali erano giunti gli agenti segreti militari italiani a poco più di un mese dalla scomparsa della ragazzina, cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce in quella tragica giornata del 22 giugno 1983. Un’altra informativa, datata 12 agosto 1983 e anch’essa inedita, parlerebbe dell’esistenza di una riunione fra Vaticano e autorità investigative con alcuni riferimenti all’ipotesi di un pagamento da parte del Vaticano. A rivelare l’esistenza degli appunti a quasi 42 anni dalla scomparsa di Emanuela, è stato il Venerdì di Repubblica, supplemento del quotidiano.

Il testo del Sismi parte da un’affermazione che pesa come un macigno: “Fonte dell’Arma ha riferito che il padre di Emanuela Orlandi sarebbe un personaggio a conoscenza di notizie importantissime nell’ambito del Vaticano”. Ercole Orlandi, figura discreta ma strategica nelle stanze vaticane, potrebbe essere stato il vero bersaglio del sequestro? Le sue conoscenze “sensibili” – forse legate alla politica anticomunista di Wojtyla o agli intrighi finanziari dello Ior – avrebbero messo in pericolo la sua famiglia? Una pista che lo stesso Orlandi, negli ultimi anni di vita, sembrò confermare. “Emanuela fu rapita dai servizi segreti. Sono sicuro che è viva”, dichiarò al Corriere della Sera l’11 maggio 2001. E poco prima di morire, nel marzo 2004, confidò ai familiari: «Sono stato tradito da chi ho sempre servito», parole che il figlio Pietro interpreta come un’accusa diretta al Vaticano.

Ma cosa rendeva Emanuela una pedina così preziosa? Il documento Sismi introduce due elementi inquietanti: un riscatto già pagato e il passaggio della ragazza da una “banda” a un’altra, dietro un ulteriore saldo in denaro. Siamo nel luglio 1983, a ridosso della telefonata dell’”americano” al Segretario di Stato Agostino Casaroli (19 luglio) e della scadenza del primo ultimatum per la sua liberazione (20 luglio). Il testo suggerisce un’operazione strutturata, con negoziati occulti e un’organizzazione che coinvolge più gruppi, forse complici. Ma quale era la posta in gioco? L’ipotesi più accreditata collega il rapimento a due crisi parallele: la linea dura di Wojtyla contro il blocco sovietico, invisa a molti dentro e fuori le Mura leonine, e il dissesto finanziario dello Ior, culminato nel crac del Banco Ambrosiano.

Un passaggio cruciale è il 30 giugno 1983, quando la commissione bilaterale Italia-Vaticano, incaricata di risolvere il contenzioso Ior-Ambrosiano, avrebbe dovuto pronunciarsi su un rimborso di 250 milioni di dollari alle banche creditrici. L’intesa, però, si arena, e il rinvio – secondo l’ex indagato Marco Accetti, che nel 2013 si autoaccusò del rapimento – potrebbe aver segnato il destino di Emanuela e di Mirella Gregori, sparita un mese prima in circostanze simili. Nel suo memoriale, Accetti scrive: “Tale decisione procura alcuni sospetti, per cui le due ragazze vengono ulteriormente trattenute”. Un’ipotesi agghiacciante: le giovani sarebbero state usate come leva in una partita di potere, tra ricatti politici e tentativi di recuperare i fondi dissipati dallo Ior, anche per finanziare Solidarnosc.

L’aura da spy story che avvolge il caso Orlandi-Gregori si nutre di dettagli: la presenza dei servizi segreti in casa Orlandi fin dai primi giorni, il ruolo ambiguo dell’avvocato Gennaro Egidio, imposto alla famiglia, e le affermazioni di Ercole, che parlava con la consapevolezza di chi conosceva i retroscena. Le indagini, affidate nel 1983 al magistrato antiterrorismo Domenico Sica, hanno sempre considerato la pista politica e affaristica, oggi rafforzata dal documento Sismi. E se il rapimento fosse stato orchestrato con l’aiuto della malavita romana – Accetti incluso – per fare pressione sul Vaticano?

Il giallo riparte da qui. La Procura di Roma, il Vaticano e la Commissione parlamentare bicamerale, insediata a Palazzo San Macuto, hanno ora un nuovo tassello per cercare la verità. Resta il dramma di due ragazze strappate alle loro vite, forse sacrificate a giochi più grandi di loro, e la domanda che tormenta da decenni: Emanuela è ancora viva, come credeva suo padre, o il suo destino si è compiuto in quell’estate di intrighi del 1983?

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa