Il padre di Giulia sui social: “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, ma bisogna mantenersi entro un limite dettato dal buonsenso e dal rispetto”.
Venezia – “Io ieri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata”, scrive su Facebook Gino Cecchettin in relazione all’udienza di ieri del processo per omicidio a Filippo Turetta, l’ex fidanzato della figlia. Il riferimento è alle parole pronunciate ieri nell’arringa da Giovanni Caruso, l’avvocato difensore del 23enne reo confesso, che ha contestato le aggravanti avanzate dai pm nei confronti di Turetta – e in particolare quella della premeditazione – aggiungendo che l’ergastolo è “una pena inumana e degradante”, mentre invece “le pene dovrebbero tendere alla rieducazione del condannato” e non a “pagare un tributo alla pena vendicativa”.
“La difesa di un imputato è un diritto inviolabile”, scrive Cecchettin nel post, aggiungendo “credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano. Travalicare questo limite – conclude il padre di Giulia, in questi giorni impegnato a promuovere la Fondazione antiviolenza che porta il suo nome – rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste”.