Mesi di insulti, botte e minacce fino all’ultima aggressione in strada. La donna si è salvata rifugiandosi in auto e chiamando il 118.
Milano – Un uomo di 46 anni, Nicolae Peru Ursescu, nato in Romania e residente nel Milanese, è finito in carcere con l’accusa di maltrattamenti aggravati e lesioni nei confronti dell’ex moglie. L’arresto è avvenuto su ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano Luca Milani, dopo le indagini condotte dalla Procura e dai carabinieri. L’uomo aveva costretto la donna a un regime di vita vessatorio e mortificante, terrorizzando lei e i suoi figli con mesi di violenze fisiche e psicologiche.
La vittima è riuscita a salvarsi rifugiandosi velocemente in macchina e chiamando il 118. La donna aveva già denunciato l’ex marito lo scorso giugno, dopo aver deciso di separarsi da lui.
Gli atti processuali documentano una persecuzione iniziata ad aprile 2025, quando l’uomo l’aveva insultata con frasi irripetibili, le aveva gettato i vestiti addosso e si era scagliato contro la figlia di lei, spaccandole il cellulare. Aveva poi tolto il telefono anche alla moglie che tentava di chiamare i soccorsi. Ad agosto sono seguite altre aggressioni fisiche.
Il 5 novembre scorso Ursescu si è appostato davanti al posto di lavoro della compagna e l’ha minacciata chiedendole se volesse vedere i bambini quella sera. Poi le ha buttato benzina in faccia e l’ha colpita con schiaffi. La donna aveva deciso di cambiare casa per separarsi definitivamente da lui.
Nella denuncia presentata il 9 giugno, la vittima aveva raccontato: “Sono in Italia dal 2007. Mi sono sposata con lui, abbiamo due figli. Siamo separati in casa da gennaio, io dormo in soggiorno e lui in camera da letto. Già nel 2013 l’ho denunciato ed era stato allontanato da casa. Poi l’ho perdonato e siamo tornati a vivere insieme. Da un anno è diventato geloso e si arrabbia facilmente. Un paio di volte sono stata colpita con schiaffi al volto”.
La donna aveva poi descritto l’episodio di aprile: “Mi ha insultata chiamandomi prostituta di merda. Mia figlia ha provato a registrarlo con il cellulare, lui se n’è accorto, le ha strappato il telefono dalle mani e lo ha gettato per terra. Mia figlia lo supplicava di smetterla”. Quel giorno erano arrivati i carabinieri. Per tutta risposta, l’uomo aveva prelevato una somma in comune della coppia, 3.878 euro, spostandola su un proprio conto personale.
Anche la madre della vittima, sentita come testimone, ha raccontato di una chiamata ricevuta dal nipotino dopo una delle liti violente: “Piangendo mi disse che mamma e papà stavano litigando. In questo momento so che lui fa dei dispetti a mia figlia, non le permette di usare l’auto, indispensabile per andare a lavorare, le nasconde le chiavi dei condomini dove mia figlia deve fare le pulizie”.
Negli ultimi mesi, secondo i racconti a verbale della donna e dei suoi familiari, il 46enne, spesso alterato dall’abuso di alcol, l’avrebbe aggredita sia verbalmente che fisicamente anche davanti ai figli, costringendola a vivere tra vessazioni e mortificazioni continue.
Dopo l’aggressione del 5 novembre, quando l’ha immobilizzata davanti alla sua macchina e le ha gettato benzina in faccia, la donna terrorizzata si è rifugiata in auto mentre lui è scappato. Successivamente l’uomo si è presentato spontaneamente in una caserma dei carabinieri, consegnando un accendino, il cellulare, una bottiglia da 500 millilitri e una da 60 millilitri contenenti entrambe liquido trasparente, verosimilmente benzina. Ha anche consegnato la scatola di un sistema Gps che ha dichiarato di aver installato sull’auto dell’ex moglie per controllarla.
Il giudice ha evidenziato nelle esigenze cautelari della misura in carcere che l’uomo è arrivato a mettere in pericolo l’incolumità della vittima con un gesto che avrebbe potuto avere conseguenze molto più pesanti, se lei non avesse avuto la prontezza di chiudersi in auto. Lo stesso 46enne aveva anche provato a denunciare la donna, sostenendo che non contribuisse alle spese della famiglia e non si occupasse delle faccende domestiche.