Secondo i giudici, Rosalia è stata depositaria dei segreti del boss latitante, sebbene non sia mai stata coinvolta direttamente nelle indagini.
Palermo – Per anni ha aiutato il fratello a sottrarsi alla cattura e ha gestito per suo conto la cassa della famiglia e il sistema di trasmissione dei “pizzini”, gli ordini del boss recapitati ai suoi luogotenenti, rete mediante la quale ha potuto continuare ad esercitare il potere anche durante la lunga latitanza. Accogliendo le motivazioni dell’accusa, rappresentata in aula dai pm Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, la giudice dell’udienza preliminare di Palermo Clelia Maltese ha condannato a 14 anni di carcere la sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia, accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Il processo si è svolto con il rito abbreviato.
Le indagini del Ros, coordinate dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, hanno ricostruito meticolosamente il ruolo svolto da Rosalia, in carcere dal 2023, depositaria secondo gli inquirenti dei segreti più riservati dell’ultimo mafioso delle stragi, morto nel settembre scorso. Indagando su di lei, i carabinieri hanno trovato il biglietto dove era annotato il diario clinico del superlatitante: Rosalia Messina Denaro l’aveva nascosto nell’incavo di una sedia, al primo piano della sua abitazione, dove i militari volevano piazzare una microspia.
Maggiore dei cinque fratelli Messina Denaro, Rosalia non era stata mai coinvolta direttamente nelle indagini. In carcere c’è invece il marito, Filippo Guttadauro, da sempre ritenuto uno dei postini più fidati del superlatitante. Dietro le sbarre è finito anche il figlio, Francesco, nipote prediletto di Matteo Messina Denaro, arrestato nel 2013 insieme alla sorella più piccola del boss, Anna Patrizia.