Nei guai un imprenditore che si occupa del recupero di inerti provenienti da demolizioni. Sulla discarica indaga la Procura di Trani.
Barletta – Beni per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro sono stati sequestrati a un’azienda di Bisceglie, che si occupa della gestione e del recupero di inerti provenienti da demolizioni, e al suo amministratore. Il sequestro, disposto dal gip del Tribunale di Trani, è stato eseguito dai finanzieri di Barletta. La Procura della Repubblica indaga per i reati di realizzazione e gestione di discarica abusiva e illecito amministrativo dipendente da reato.
All’esito delle complesse attività investigative, condotte dai militari del nucleo di polizia economico-Finanziaria di Barletta, il Gip presso il Tribunale di Trani, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha disposto il sequestro preventivo: “impeditivo” dell’intero compendio aziendale per un valore di circa 3,5 milioni di euro; per equivalente di beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro dell’impresa; nella forma diretta, di risorse finanziarie, dello stesso importo, in capo all’amministratore dell’impresa sottoposta alle indagini.
Tali attività, disposte anche ai sensi del D.lgvo 231/2001, hanno consentito di sottoporre a vincolo reale: diversi rapporti bancari intestati alla società coinvolta e alla persona fisica; le quote societarie e l’intero compendio aziendale, nonché 2 immobili e 56 suoli per circa 10 ettari, situati in Bisceglie, in parte adibiti a discarica abusiva.
La capillare attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle ha consentito di ricostruire l’attività illecita: la società, nell’effettuare una attività di recupero di rifiuti non pericolosi costituiti essenzialmente da scarti di demolizione, in sostanziale assenza di autorizzazione poiché in difformità dal titolo autorizzatorio, incamerava al proprio interno i rifiuti edili ricevuti, senza destinarli al loro effettivo recupero.
L’ingente quantitativo di rifiuti veniva depositato anche su un’area non autorizzata (ex cava), con la conseguente realizzazione di cumuli dell’altezza di 14 metri, ben oltre l’altezza massima di 3 metri, consentita dalla normativa di riferimento. La stessa società svolgeva l’attività di deposito dei rifiuti anche su aree prive di pavimentazione impermeabilizzata, con conseguente dispersione nel sottosuolo (percolamento nel sottosuolo delle acque meteoriche di dilavamento dei rifiuti) e nell’atmosfera di sostanze e particelle (dispersioni eoliche di polveri e frazioni leggere) dannose per la tutela della salute.