Il totale sprezzo per la vita delle persone lascia sconcertati. La Società Autostrade pensava esclusivamente a trarre profitto trascurando norme di sicurezza e le obbligatorie verifiche dei cavi d'acciaio. Una tragedia, annunciata, che poteva evitarsi.
Genova – Il 21 Dicembre scorso è stata depositata la super perizia richiesta dal tribunale di Genova per chiarire le cause del crollo del Ponte Morandi avvenuto alle 11.36 del 14 agosto 2018 sotto una pioggia incessante.
Sospetti e congetture della Procura ligure sembrano avere trovato infine una conferma: secondo i periti, tutti professori universitari e ingegneri che non hanno mai avuto rapporti con Società Autostrade, il ponte sarebbe “collassato” a causa della corrosione dei tiranti della pila n. 9 per un processo di deterioramento iniziato poco dopo la sua costruzione e proseguito per decenni.
In poche parole Autostrade non ha effettuato una manutenzione sufficiente durante gli ultimi venti anni e la sua negligenza avrebbe provocato il crollo che è sotto gli occhi di tutti. Eppure già l’ingegnere Riccardo Morandi dopo l’inaugurazione della struttura, negli anni ’60 del secolo scorso, aveva evidenziato la necessità di accurati controlli sottolineando il pericolo di degrado degli acciai usati nei tiranti.
Sarebbe stata sufficiente una vigilanza più accurata da parte del gestore per evitare una tragedia che è costata la morte di ben 43 persone. Ricordiamo che accanto all’inchiesta principale sono stati aperti due procedimenti secondari, il primo sui pannelli fono-assorbenti pericolosi ed il secondo sui report falsificati dei viadotti.
E proprio tali report sarebbero alla base di una manutenzione non corretta. La super perizia accusa in modo esplicito Autostrade di non avere svolto un sistema di monitoraggio accettabile del ponte che invece avrebbe consentito di evitare la tragedia. Ha parlato anche Egle Possetti, portavoce del Comitato Parenti delle Vittime, che ha perso nel crollo la sorella e due nipoti e che si è detta soddisfatta per la conferma di tutti i suoi sospetti: “Ora tutto è scritto, questo crollo ha nomi e cognomi e spetta alla giustizia individuarli”.
La perizia appena depositata si è svolta nell’ambito di un incidente probatorio disposto appositamente dal Gip Angela Nutini e che dunque sarà una prova utilizzabile a tutti gli effetti durante il dibattimento. E questa non è sicuramente una buona notizia per coloro che si trovavano ai vertici di Autostrade nel 2018 e che sono già finiti agli arresti domiciliari per l’inchiesta parallela sui pannelli fono-assorbenti.
La vicenda del Ponte Morandi lascia tutti sconcertati evidenziando una totale mancanza di rispetto per la sicurezza e la vita delle persone da parte dei manager che hanno gestito Autostrade durante gli ultimi due decenni e che si sono impegnati esclusivamente per ottenere profitti e dividendi da ripartire tra gli azionisti.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti e ora dobbiamo solo aspettare l’inizio del processo che dovrà consegnare alla giustizia nomi e cognomi dei responsabili. Questa vicenda ci invita a riflettere per l’ennesima volta sulla privatizzazione dei servizi pubblici di interesse primario: è corretto infatti affidare la gestione di tali servizi a società private che perseguono in via principale il profitto e non la sicurezza e il benessere dei cittadini?
Tali decisioni dovrebbero essere senza dubbio ripensate e ridiscusse senza dogmi e pregiudizi ma con la precisa volontà politica di operare esclusivamente per il bene della collettività.
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