Genova: dopo 29 anni la svolta nel “delitto del trapano”, c’è un carrozziere indagato

Sotto la lente dei magistrati il 65enne Fortunato Verduci: potrebbe essere il killer dell’ex infermiera Luigia Borrelli. Incastrato dal DNA.

Genova – Fortunato Verduci, 65enne dipendente in una carrozzeria situata nel quartiere di Staglieno della città ligure, è l’uomo indagato per l’omicidio di Luigia Borrelli, delitto per il quale la Procura ha richiesto l’arresto dopo 29 anni. Un giallo lungo quasi 30 anni quello dell’omicidio di Luigia Borrelli, ex infermiera genovese che si era messa a fare la prostituta per mantenere la famiglia. L’omicidio è avvenuto nel centro storico di Genova il 5 settembre del 1995 e le indagini non si sono mai fermate. Nonostante la richiesta di arresto della Procura arrivata dopo le nuove rivelazioni sul DNA dell’indagato, questa è stata respinta dal gip.

Nel frattempo, l’uomo ha nominato come legali di fiducia gli avvocati Giovanni Ricco e Nicola Scodnik. La Procura ha presentato appello al Riesame, ribadendo la richiesta di arresto. L’udienza è fissata per il 23 settembre. Secondo l’accusa, si trattò di un omicidio a scopo di rapina, aggravato da futili motivi e crudeltà. Quando, lunedì mattina, gli investigatori della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile si sono presentati a casa sua, nel quartiere di Marassi – lo stesso dove abitava la vittima – Verduci ha negato di conoscere “Antonella”, nome con cui era nota la vittima, uccisa nel seminterrato di Vico degli Indoratori 64, dove si prostituiva per saldare i debiti con gli strozzini.

La vittima, Luigia Borrelli

In 29 lunghi anni molte false piste, suicidi e colpi di scena, per il “delitto del trapano”, ribattezzato così perché l’utensile fu trovato conficcato nella gola della donna. Un delitto rimasto fino ad oggi senza un colpevole, che oggi vede indagato per omicidio e rapina un uomo di 65 anni, dipendente di una carrozzeria, incastrato da diversi elementi, ma soprattutto dal DNA. L’uomo secondo l’accusa avrebbe il vizio del gioco d’azzardo. Gli investigatori sono giunti a lui grazie al DNA prelevato da una macchia di sangue sulla scena del crimine, confrontato con le moderne tecnologie di analisi e una banca dati aggiornata che raccoglie i profili genetici dei detenuti. Il profilo genetico si è rivelato compatibile con quello di un lontano parente, attualmente detenuto nel carcere di Brescia.

Da qui, attraverso ulteriori riscontri, gli inquirenti hanno identificato il codice genetico “esatto” dell’uomo che, secondo l’accusa, sarebbe l’assassino di Luigia Borrelli. Per gli investigatori il 65enne, che è ludopatico e ha contratto nel tempo ingenti debiti, avrebbe ucciso la donna proprio per rapinarla dell’incasso dell’intera giornata trascorsa con i clienti. Un delitto aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, come dimostrano i 15 fori di trapano rilevati sul corpo della vittima. Un anno fa la comparazione del DNA aveva escluso la responsabilità di uno degli ultimi sospettati del delitto, un ex primario del San Martino morto nel 2021.

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