Consuelo aveva ucciso la madre fracassandole il cranio, Alessandra avrebbe fatto la stessa cosa con il convivente 9 anni dopo. Due delitti fotocopia che forse si potevano evitare.
FABRIANO (Ancona) – Due gemelle killer uccidono a distanza di quasi 9 anni l’una dall’altra. La prima aveva massacrato la mamma con il calcio di un mitra da softball mentre la seconda ha ammazzato il compagno a colpi di abatjour in testa. I due omicidi sono legati da diversi punti in comune e anche le due germane presentano caratteristiche psicologiche e comportamentali analoghe. Ma veniamo ai fatti. Il 4 giugno scorso, in via Castelli 56, nel centro di Fabriano, vigili del Fuoco e carabinieri scoprono il cadavere di Fausto Baldoni, 63 anni, operaio nella ditta di logistica Gls, con il cranio fracassato da una pesante lampada ritrovata sul pavimento insanguinato della camera da letto.
Ad allertare i carabinieri Rita Baldoni, sorella della vittima, che non vedendo il fratello dal giorno prima e non potendolo raggiungere per telefono chiedeva l’intervento di una pattuglia di zona. Poco dopo giungeva sotto casa la convivente dell’uomo, Alessandra Galea, 49 anni, la quale diceva di non sapere nulla di quanto fosse accaduto riferendo anche di conoscere appena Fausto con il quale, però, viveva da una decina d’anni dopo lo sfratto della casa di San Lazzaro a Bologna e la successiva residenza a Perugia: ”Davvero è morto il signor Baldoni?”, cosi si sarebbe espressa la donna prima che scattassero le manette.
Ai militari della Compagnia di Fabriano, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Investigativo, infatti non sfuggivano alcuni indizi che portavano al fermo di Alessandra con l’accusa di omicidio volontario aggravato e alla sua traduzione nel carcere di Villa Fastiggi. Il 6 giugno scorso il Gip di Ancona convalidava l’arresto dell’indagata, difesa dall’avvocato Franco Libori, che rigetta al mittente le accuse dicendo di essersi difesa durante una colluttazione con l’operaio e che non aveva intenzione di uccidere. A detta dei condomini la coppia litigava spesso. E gli alterchi erano cosi violenti che le urla giungevano sino al palazzo di fronte minando la tranquillità dei residenti.
Durante quella maledetta mattinata Alessandra e Fausto avevano ricominciato a dirsele di santa ragione, urlando e forse tirandosi addosso qualsiasi cosa gli capitasse a tiro presumibilmente per motivi economici. Poi il silenzio e Alessandra che esce di corsa da casa per salire a bordo della sua auto. Dopo un’ora circa i familiari della vittima allertano il 112 non avendo più notizie del loro congiunto. Infine l’epilogo: la scoperta del cadavere ed il ritorno a casa della donna che nega ogni responsabilità fingendo, addirittura, di non conoscere l’operaio con il cranio fracassato. Il medesimo copione, un po’ più grave per via della stretta parentela che l’assassina aveva con la vittima, si era consumato il 25 luglio del 2014, sempre a Fabriano, in via Brocanelli dove Consuelo Galea, 41 anni all’epoca dei fatti, gemella di Alessandra, aveva massacrato la madre Maria Bruna Brutti, 76 anni, spaccandogli la testa con il calcio di un mitragliatore per softball.
Anche in quel caso l’assassina si era trasferita a Fabriano dopo uno sfratto e anche in quel caso specifico la mano assassina aveva afferrato un oggetto contundente per poi frantumare la testa della vittima. Consuelo, amante dell’arte degli animali, aveva subito diversi trattamenti sanitari obbligatori e in tutti e tre i gradi di giudizio era risultata inferma di mente. Ironia della sorte a scoprire il cadavere dell’anziana donna era stato lo stesso Baldoni che nove anni dopo cadrà sotto i colpi dell’altra gemella a cui pare sia stato fatto, a sua volta, un Tso.
Consuelo Galea, come la sorella Alessandra, si era professata innocente riferendo alla polizia di un uomo che la sera prima sarebbe entrato furtivamente in casa minacciando lei e la povera genitrice. Tutte balle, dettate da un cervello in tilt, che la polizia scopriva nel giro di pochi minuti arrestando la donna per omicidio volontario a scopo economico. Dunque stesso movente? Consuelo, affetta da schizofrenia e bipolarismo, sconta la sua condanna a 10 anni in una Rems (struttura che ha sostituito gli ospedali psichiatrici criminali) ma è probabile che anche la gemella segua la medesima sorte. Che storia.