garlasco Chiara Poggi

Garlasco, tre persone sulla scena del delitto? La voce: “Il corpo di Chiara sarà riesumato”

La Procura di Pavia indaga su un possibile omicidio in concorso: il 13 agosto 2007, nella villetta di via Pascoli, potrebbero essere state presenti tre persone. L’impronta 33 carica di materiale biologico, forse sangue e sudore. Il 17 giugno l’incidente probatorio.

Pavia – A 17 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la studentessa uccisa nella sua abitazione di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007, la vicenda potrebbe avere risvolti giudiziari del tutto nuovi. Dopo la condanna definitiva a 16 anni per Alberto Stasi, la Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, ha riaperto l’indagine e punta a ricostruire una nuova dinamica del delitto, ipotizzando la presenza di più persone sulla scena del crimine. L’idea che si fa strada è anche che Chiara abbia tentato di difendersi o comunque abbia reagito al suo assassino. E spunta, riportata dall’Ansa, una voce clamorosa: quella di una prossima richiesta di riesumazione del corpo della giovane.

Verso l’incidente probatorio

Il nuovo indagato per il delitto è Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, il cui Dna fu ritrovato sotto le unghie della vittima già nel 2007, ma allora ritenuto non rilevante. Il 17 giugno si terrà l’incidente probatorio, preceduto il 12 giugno dal ritiro dei reperti, durante il quale periti nominati dal gip Daniela Garlaschelli analizzeranno in contraddittorio nuove tracce biologiche e impronte.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella mattina Chiara è stata colpita al volto e alla testa con un oggetto, forse un attizzatoio, non ancora ufficialmente identificato. Quindi è stata trascinata sul pavimento e infine gettata lungo le scale che conducono al piano seminterrato della villetta di Garlasco dove viveva. E dove il cadavere è stato ritrovato.

Tre persone in casa a Garlasco? Le nuove ipotesi

Secondo l’avvocata Giada Boccellari, legale di Stasi, l’accusa ritiene che non ci fosse solo Andrea Sempio, ma almeno altre due persone nella villetta la mattina dell’omicidio. L’impronta numero 33, rilevata su una parete, è al centro delle attenzioni: si tratta di una traccia “molto carica di materiale biologico”, forse sangue o sudore misto a sangue. Gli inquirenti ipotizzano un omicidio in concorso, mentre il movente rimane ancora oscuro.

Saranno esaminate 35 impronte su 60 già raccolte, anche se parte dei campioni originali sembrano smarriti, tra cui la provetta con la soluzione usata per analizzare la polvere dell’impronta 33. Altre tracce verranno cercate su un sacchetto della spazzatura, un cucchiaino sporco di sangue trovato sul divano e il tappetino del bagno.

Il Dna e il confronto con nuovi soggetti

Le analisi genetiche si concentreranno sul confronto tra il profilo di Sempio e quelli di altri amici dei fratelli Poggi, come Roberto Freddi, Mattia Capra, Alessandro Biasibetti, ma anche soccorritori e carabinieri intervenuti il giorno del delitto nella villetta di Garlasco. L’obiettivo è escludere contaminazioni e cercare eventuali nuovi profili biologici ignoti.

Il messaggio criptico su Facebook e l’auto nera

A riaccendere l’interesse su Garlasco è anche un post pubblicato nel 2015 da Michele Bertani, amico di Sempio, a pochi giorni dalla condanna definitiva di Stasi. Il messaggio, apparentemente una strofa dei Club Dogo, celerebbe un significato in codice: “La verità sta nelle cose che nessuno sa”. Alcuni esperti, tramite una traslitterazione delle lettere minuscole in alfabeto ebraico, hanno ricavato la frase: “C’era una ragazza lì che sapeva”. Bertani usava lo pseudonimo Mem He Shin, riferimento mistico nella Cabala, e possedeva una Golf nera, simile a quella descritta da un testimone il giorno dell’omicidio.

Il testimone Marco Muschitta parlò nel 2007 di una vettura scura parcheggiata vicino alla villetta, ma poi ritrattò tutto. A lungo si è ritenuto fosse un Suv, ma oggi si rivaluta l’ipotesi che si trattasse proprio della Golf di Bertani. La pista alternativa, che in passato aveva alimentato teorie su sette, riti satanici e apparizioni religiose, al momento non trova riscontri concreti.

Le parole dell’avvocata di Stasi

«Stasi vive questa fase in una sorta di bolla – spiega Boccellari –. Non legge giornali né guarda la tv, è un meccanismo di difesa». E aggiunge: «La Procura vuole acquisire altri profili genetici. Se, ad esempio, venisse trovato quello di Biasibetti, sarebbe da escludere, perché quel giorno era in Trentino». Sull’impronta 33, conclude: «Anche da una fotografia si possono fare valutazioni attendibili. Per noi, l’azione omicidiaria si svolge in tre fasi, e nelle prime due non si può escludere la presenza di altri soggetti».

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